sabato 29 maggio 2010

LE STRAGI DEL 1992 ? mafia di stato

"Quella notte ( delle bombe) del 27 luglio 1992 ....
ho temuto il colpo di Stato"
Carlo Azelio Ciampi allora Presidente del Consiglio.

Erano quelli del piano di rinascita?

Per chi vuole capire un link:

http://www.loggiap2.com/piano_di_rinascita.htm


Se l'attuale governo volesse chiarire o non impedire che venga fatta chiarezza capiremmo persino qualcosa in più anche del nostro dopoterremoto...
Un frammento per i più pigri.
Mutatis mutandis , è un testo... del 1975?,... intelligenti pauca.

Nei confronti della stampa (o, meglio, dei giornalisti) l'impiego degli strumenti finanziari non può, in questa fase, essere previsto nominativamente. Occorrerà redigere un elenco di almeno 2 o 3 elementi, per ciascun quotidiano o periodico in modo tale che nessuno sappia dell'altro. L'azione dovrà essere condotta a macchia d'olio, o, meglio, a catena, da non più di 3 o 4 elementi che conoscono l'ambiente. Ai giornalisti acquisti dovrà essere affidato il compito di "simpatizzare" per gli esponenti politici come sopra prescelti in entrambe le ipotesi alternative 1c e 1d.
In un secondo tempo occorrerà:
a) acquisire alcuni settimanali di battaglia;
b) coordinare tutta la stampa provinciale e locale attraverso una agenzia centralizzata;
c) coordinare molte TV via cavo con l'agenzia per la stampa locale;
d) dissolvere la RAI-TV in nome della libertà di antenna ex art. 21 Costit.


Certo si può anche continuare a pensar bene... non c'è limite al peggio!

mercoledì 26 maggio 2010

Velleità o volontà di rinascita?

Il Consiglio Comunale de L’Aquila ritrova l’unanimità in un documento per richiedere al Governo la proroga della sospensione delle tasse nel cratere: proroga indispensabile per evitare il tracollo immediato della situazione economico-finanziaria.
Chiedere impegni ad altri, sia pure al Governo, è piuttosto semplice, ma c’è determinazione per attuare , all’interno della città, per quanto dipende da noi, la disponibilità a fare sacrifici, ad aprirsi, a rischiare, a cambiare qualcosa?
L'Aquila, come polis, si ricostruirà solo se saremo capaci di superare le burocrazie locali, nazionali ed europee, anche la legge, se serve, ed attuare le scelte necessarie ad ipotizzare una nuova città che superi la sua proverbiale immobilità e si proietti nel futuro con un tasso di partecipazione attiva inversamente proporzionale all'età.
La mancanza dei partiti, sulla scena locale e nazionale, non deve essere vista come un punto debole, o un danno. E', piuttosto, un'ottima opportunità per avviare un colloquio costruttivo con i cittadini, basato principalmente sulla trasparenza dell'azione politica e sulla comunicazione costante delle informazioni, utile a tutti noi per diminuire le incertezze e per renderci parte attiva degli eventi che coinvolgeranno le nostre esistenze. L'avvio del processo di ricostruzione  potrebbe essere l'occasione ideale per superare i luoghi comuni, per attivare la partecipazione e per renderci, finalmente, attori in una situazione che, fino ad oggi, ci ha visti impotenti spettatori.
Negli ultimi giorni abbiamo assistito anche a un Consiglio Comunale che ha approvato all’unanimità un documento per la richiesta di proroga della sospensione delle tasse che ha accolto molti suggerimenti elaborati nei tavoli di discussione dell’assemblea di Piazza Duomo.
Ne prendiamo atto, è una goccia in un mare di necessità e urgenze che potrebbe essere di qualche utilità, ma forse è tempo che ci si renda conto che quello che deve cambiare è il clima generale della città, dell’ambiente non responsivo, è ciò può esser fatto solo attivando, ricercando la partecipazione dei cittadini.
Il Consiglio Comunale sta traccheggiando da un anno senza dare risposte per decidere l’approvazione di un regolamento di partecipazione, che l’assemblea cittadina ripresenterà, attualizzato e definito nei particolari, nei primi giorni di giugno chiedendone l’accoglimento immediato: si chiudano a chiave , e decidano, in un giorno, non possiamo aspettare oltre.
Mostri responsabilità la classe dirigente della città: senza la partecipazione dei cittadini non si modifica il clima di stasi , di frustrazione della città,  e L’Aquila oggi ha reale bisogno di apertura e di ascolto nei confronti dei giovani, dei disoccupati , di chi vuole ripartire affrontando il rischio ma senza troppi bastoni tra i piedi.
L’adozione immediata di un Regolamento di Partecipazione consentirebbe a tutte le forze in campo di attivarsi per dare il meglio di sé al processo di ricostruzione della città ed alla sua rinascita sociale ed economica che , forse, è ancora possibile.
Per il problema proroga-tasse mostrarsi uniti è indubbiamente utile, ma sappiamo che l’esito non dipende solo da noi; diversamente, per quanto riguarda la ricostruzione sociale ed economica rendiamoci conto che il buon esito dipende solo da noi, dalla voglia di partecipazione  che i cittadini stanno chiedendo a gran voce e dalla disponibilità del Consiglio Comunale a rinunciare ai privilegi e schemi di potere superati e frenanti già in tempi normali che si stanno rivelando ora assolutamente inadatti a gestire la città in una situazione di emergenza, ed il cui perdurare determinerà l’impossibilità del cambiamento necessario alla rinascita della città.

martedì 25 maggio 2010

Le carriole sulla breccia di Collemagggio

Un  bellissimo racconto per immagini dell'artista argentino Raul Rodriguez, dedicato questa volta all'iniziativa del popolo delle carriole a Collemaggio di domenica scorsa

Capiamolo così ci capiamo tutti

"E' una manovra straordinaria che ci chiede l'Europa. Ci saranno sacrifici molto pesanti, molto duri che siamo costretti a prendere, spero in maniera provvisoria per salvare il nostro Paese dal rischio Grecia. Capiamolo così  ci capiamo tutti".
Così Gianni Letta mentre annuncia ai suoi sacrifici duri: non perchè servano, ma perchè ce lo chiede l'Europa!
Aver sottovalutato l’importanza della crisi, senza avere adottato i provvedimenti più opportuni per fronteggiarla in tempo, porta adesso il governo a recuperare almeno 60 miliardi di euro in tre anni.
28 miliardi per cominciare quest’anno,  se tra sei mesi i mercati diranno che non sono sufficienti bisognerà raddoppiare  e quindi abbassare il tenore di vita degli italiani che, appunto , dovrà essere simile a quello della Grecia, se vogliamo evitare di fare la stessa fine
Le misure adottate sono però quelle standard, tasse sui deboli (“senza mettere le mani intasca agli italiani” dove per gli italiani si intendono i benestanti, i proprietari di case di lusso cui si toglie l’ICI), unica novità: per lo “Stato di Emergenza “ serve il placet del Tesoro.
Stiamo come la Grecia: ben lo sapeva Berlusconi mentre asseriva che  l’Italia aveva superato la crisi meglio di altri paesi.  Fingeva , come sempre, ora è evidente a tutti che l’ottimismo non basta più.
Con le televisioni è riuscito a convincere gli italiani di aver fatto miracoli con il terremoto a L’Aquila mentre non ha voluto ( o potuto?) neppure iniziare i lavori per la ricostruzione per mancanza di soldi.
Non è riuscito peraltro a frenare la voracità della Protezione Civile che ha sperperato soldi splafonando allegramente e senza controllo: aggravando sempre più i disagi di 33.000 sfollati assistiti in vario modo ancora dopo 13 mesi
Ora che i buoi sono scappati chiudere la stalla servirà per altre emergenze, speriamo mai. Ma ci son sempre i grandi eventi: sono spese fisse quelle della cricca.
Interessante è cercare di capire perché Il Presidente abbia riservato al Terremoto Aquilano tanto affetto e tanta scena televisiva mentre stabiliva , da subito , per i terremotati aquilani un trattamento inferiore a quello riservato ad altri terremoti, nella massima precarietà: ogni anno si sarebbe dovuto far ricorso a nuovi finanziamenti.
Ritardi inspiegabili nel finanziamento della ricostruzione: ordinanze su ordinanze con il solo scopo di ritardare i rimborsi.
Nel frattempo aumentavano le spese per mantenere gli sfollati negli alberghi, una spesa apparentemente minore che poteva essere dilazionata: come chi preferisce pagare una rata alta di affitto anziché comprare la casa: e continua a dire che lo fa per sentirsi più libero.
E ancor oggi siamo in questa situazione: belle chiacchiere, ma si naviga a vista.
I fondi disponibili per i rimborsi sono un quinto di quelli necessari: c’è ancora bisogno di chiedersi la ragione dei ritardi?
I ritardi nell’intervento di ricostruzione significano danneggiamento ulteriore, condannare a morte una città d’arte ed i suoi abitanti.
Il danno ormai e fatto: almeno la smettessero, Berlusconi e Commissari vari, di raccontare frottole sulle magnifiche sorti e progressive!
A L’Aquila tutto ok! Tutta scena, si naviga a vista, capiamolo così ci capiamo tutti.
Certo, gli Italiani in un modo, gli Aquilani in un altro: viva la televisione!

lunedì 24 maggio 2010

UN CONTRIBUTO DI GIOVANNI DE GASPERIS SU COLLEMAGGIO

A ridere c’è il rischio di apparire sciocchi (Leo Buscaglia)

A ridere c’è il rischio di apparire sciocchi;
A piangere c’è il rischio di essere chiamati sentimentali;
A stabilire un contatto con un altro c’è il rischio di farsi coinvolgere;
A mostrare i propri sentimenti c’è il rischio di mostrare il vostro vero io;
A esporre le vostre idee e i vostri sogni c’è il rischio d’essere chiamati ingenui;
Ad amare c’è il rischio di non essere corrisposti;
A vivere c’è il rischio di morire;
A sperare c’è il rischio della disperazione e
A tentare c’è il rischio del fallimento.
Ma bisogna correre i rischi, perché il rischio più grande nella vita è quello di non rischiare nulla.
La persona che non rischia nulla, non è nulla e non diviene nulla. Può evitare la sofferenza e l’angoscia, ma non può imparare a sentire e cambiare e progredire e amare e vivere. Incatenata alle sue certezze, è schiava.
Ha rinunciato alla libertà.
Solo la persona che rischia è veramente libera.

venerdì 21 maggio 2010

Maria Luisa Busi ha annunciato l'intenzione di abbandonare la conduzione del Tg1

Caro direttore, credo che occorra maggiore rispetto. Per le notizie, per il pubblico, per la verità.
IL TEMPO E' SEMPRE GALANTUOMO

I fatti dell'Aquila ne sono stata la prova. Quando centinaia di persone hanno inveito contro la troupe che guidavo al grido di vergogna e scodinzolini, ho capito che quel rapporto di fiducia che ci ha sempre legato al nostro pubblico era davvero compromesso. E' quello che accade quando si privilegia la comunicazione all'informazione, la propaganda alla verifica.

La dichiarazione e la vicenda di Maria Luisa Busi, che si dimette per conservare la dignità, spero faccia riflettere anche i carissimi miei amici che , sulle chiacchiere della TV di Stato, e giornali di parte, si sono formate idee errate sulla base delle quali assumono di poter liberamente giudicare.

Nuova TV streaming per L'Aquila


C'è ancora qualcosa da aggiustare ma dovremmo farcela a partire con questa tv streaming che dovrebbe dare spazio all'altra informazione, quella di chi non ha potere nè amministrativo nè mediatico, dal basso come informazione partecipata. E' un tentativo non semplice, ma abbiamo deciso di farcene carico anche per attenuare i disagi del post terremoto, in gran parte attribuibili alla disinformazione, voluta o subita.
Per il momento è attivo il solo sito web www.laquila99.tv ove tutti possono collaborare con scitti, video o altro: basta iscriversi e aver voglia di raccontare e condividere il proprio lavoro.

lunedì 17 maggio 2010

La ripresa economica de L’Aquila dipende dalla comunità aquilana

E' importante fare squadra in questo momento delicato: bisogna insistere con lo Stato per la nuova proroga, per il controllo del sistema del credito nel Cratere, perché si capisca che i problemi del post terremoto meritano ancora una particolare attenzione.
Questa, in sintesi, la conferenza stampa del presidente Chiodi, dove è stato presentato un comitato per le attività produttive, composto da tutte le associazioni di categoria, dall’industria al commercio, all’artigianato, alle cooperative, nonché dalle organizzazioni sindacali.
Si tratta di un tavolo economico che studia le varie possibilità e la sostenibilità delle proposte e farà quindi le scelte necessarie per affrontare il percorso di sviluppo e di rilancio dell’economia, da cui il Presidente nonché Commissario per la ricostruzione si aspetta indicazioni unanimi circa le misure realisticamente più adatte a consentire la ripresa dell’attività produttiva.
Allo Stato possiamo chiedere soldi, noi possiamo prevedere delle possibilità normative che tengano conto delle difficoltà contingenti, ma sia chiaro che la ripartenza e la rivitalizzazione delle attività produttive dipende poi solo dagli aquilani.
Non fa una grinza il discorso del Presidente Chiodi ma ha i limiti di qualche variabile e diversi soggetti ciascuno dei quali dovrebbe fare bene la sua parte: la sensazione è che si stia facendo un discorso coinvolgendo un oste che non sembra intenzionato a fornire vino.
Una via che comunque va percorsa, ma per cui non mi farei troppe aspettative, sia per il momento politico, sia perché è ora e tempo che si cominci a fare qualcosa da soli: la ripartenza dipenderà dagli aquilani.
Ci sono ? Abbiamo sentito ripetere fino alla nausea che gli aquilani erano al mare, forse non è proprio così, ma tanti se la sono presa comoda, o hanno lavorato di nascosto, alla Totò, sotto metafora, senza farsene accorgere.
Non è mancato chi ha cercato di sfruttare al massimo l’albergo o il contributo di autonoma sistemazione o affitti in nero, o altro che in una economia già disastrata è pur sempre qualcosa.
Certo il pensiero unico, l’infantilizzazione provocata dalla Protezione Civile ha delle responsabilità ma non dovremmo anche noi guardare le nostre?
Lontanissima per tutti l’idea che si potesse fare qualcosa per la città, qualcosa di unitario, al di là del gradimento o interesse delle varie Istituzioni più o meno beneficienti, qualcosa di unitario come popolo, come cittadini, come persone assoggettate alle stesse problematiche.
Sempre divisi perché è più semplice pensare solo a se stessi, come al Grande Fratello, chi se ne frega degli altri, qualcuno deve essere necessariamente buttato fuori in questa gara, in questo beneficio o negozio, in questo mondo di consumatori o di persone a carico forzato dello stato che “devono ringraziare”, non c’è spazio per tutti, non esiste l’alternativa, è peccato anche solo parlarne. Proprio come al Grande Fratello, che qualcuno venga escluso o umiliato è fuori discussione, l’unica questione che ci si pone è chi sarà escluso o umiliato. Trattandosi di disagio del terremotato, meglio l’altro.
“Dunque la posta in gioco non è l’abolizione dell’esclusione (compito che promuoverebbe l’unione delle forze e la solidarietà attiva) ma l’allontanamento da sé del rischio di esclusione per sospingerlo verso gli altri (attività che spinge alla cura di sé e fa della solidarietà qualcosa di irragionevole o addirittura suicida).”(Bauman, L’arte della vita).
Almeno questo è stato sino ad ora: non abbiamo fatto grossi passi avanti.
E’ corretto però cercare di “fare squadra”. Forse ora è più che mai necessario.
Ma perché non partire col piede giusto includendo le forze giovani dei comitati, dei ricercatori universitari, dei tavoli delle assemblee cittadine?
Perché non considerare proposte ed elaborazioni socio-economiche che da vari mesi ormai i giovani delle assemblee stanno preparando?

“La ripresa economica dell’Aquila – ha concluso Chiodi– dipende dallo Stato solo per i fondi; per il resto dipende dalla comunità aquilana”.

Verissimo, caro Presidente, ma dipende da tutta la Comunità Aquilana e quindi anche da Comitati ed Assemblea Cittadina che hanno, sia pure con modalità discutibili, contribuito a risvegliare realmente la città e che “devono” partecipare alla ripresa economica e sociale de L’Aquila.
Rafforzando invece le logiche escludenti tanto care alle attuali classi dirigenti de L’Aquila , toglieremo alla città le forze migliori di cui oggi dispone, giovani che vogliono considerare il terremoto una opportunità per costruire una città nuova molto migliore di come era prima e sanno che con l’impegno, il lavoro, la fantasia e l’utilizzo delle nuove acquisizioni scientifiche e tecnologiche questo è possibile ed economicamente conveniente.

domenica 16 maggio 2010

LIBERTA' E' PARTECIPAZIONE



L’Aquila: l’avevano detto all’assemblea di mercoledì scorso a Piazza Duomo: oggi hanno portato le carriole a Collemaggio dove hanno ripulito ed occupato un vecchio laboratorio di falegnameria, pieno anche di materiale sanitario, carrozzelle per invalidi e medicinali, insieme a detriti vari.
Anche materiale di tipografia con cui gli artisti presenti hanno potuto comporre un grezzo manifesto su cartone: LIBERTA è PARTECIPAZIONE, scritto alla rovescia, da leggere guardandosi allo specchio . per capire che è importante partecipare attivamente se si vuole essere liberi: è necessario che ognuno prenda atto della assoluta necessità di coinvolgere nelle iniziative varie altre persone, per le prossime mosse dovremo essere migliaia.
Saranno avviati nei giorni prossimi volantinaggi e riunioni presso i nuovi aggregati abitativi ( le new towns di Berlusconi) per cercare di chiarire con tutti che la situazione non ci consente di attendere gli eventi: con la fine di giugno finisce la sospensione fiscale, economia e lavoro non ripartono, non riparte la ricostruzione, da Governo, Regione e Comune nessuna nota positiva, tutto fermo ai “dice che…”, un caos calmo di cui c’è da avere paura.
Finita la cassa integrazione, permane la disoccupazione e la constatazione del degrado crescente nella Pubblica amministrazione locale ove l’emergenza è divenuta la regola, l’evidenza di infiltrazioni mafiose, l’incuria menefreghista dei potenti di turno: la decenza partita per una lunga vacanza, rantola la speranza.
L’idea di fare da soli, di organizzare la ricostruzione concentrando tutte le forze nuove nel Parco di Collemaggio, l’ex manicomio in disuso , dove qualche comitato già si è insediato , con il sopraluogo di oggi, diviene più concreta e ciò è evidente negli interventi dell’assemblea tenuta subito dopo nello spazio antistante la falegnameria.
Dalla amara constatazione che sarebbe bastato ripristinare subito le 27 palazzine di Collemaggio, che hanno lievi danni , 60 – 90 giorni di lavoro al massimo, per potervi alloggiare già in settembre 2009 un quarto della popolazione sfollata risparmiando i soldi e il disagio per l’invernata negli alberghi della costa, alla conferma da parte di tecnici che esistono tante altri edifici pubblici agibili, non solo caserme, in grado di far fronte alle esigenze abitative, non utilizzate.
Si sarebbe potuto concentrare a Collemaggio gli uffici pubblici danneggiati e assicurare la ripartenza del centro direzionale di città capoluogo , ma volutamente non è stato fatto per non disturbare il manovratore, la Protezione Civile, favorendo lassismo e qualunquismo se non corruzione: si potrebbe ora insediare qui la casa del cittadino, e questo sarà uno dei prossimi impegni.
Qualche lamentela è arrivata anche dagli studenti delle scuole superiori che non riescono ad ottenere dal sindaco alcuna risposta circa gli spazi di cui necessitano per socializzare.
C’è stato chi ha ricordato un po’ di storia del Parco di Collemaggio: una città giardino ove insiste una varietà di piante rare tra cui anche cedri del Libano, voluta per la malattia mentale e ormai dismessa per la legge Basaglia: costruzioni e parco di proprietà della Asl che appetiti strani vorrebbero ora alienare in barba al vincolo previsto per l’utilizzo in prevenzione e cura della malattia mentale.
Tutti hanno convenuto sulla necessità di riappropriarsi del Parco occupandolo con laboratori per la ricostruzione, sedi per i Comitati, per le associazioni, laboratori informatici, piazze telematiche, facoltà universitarie, mostre mercato, laboratori per artigiani, piccolo commercio, studi professionali, medici, foresteria, ambulatori: la ASL dovrebbe rinunciare alla vendita cedendolo in uso al Comune che potrebbe destinarlo alle varie attività. Può la Asl rinunciare alla speculazione?, è ipotizzabile un impegno del Comune per mettere a disposizione dei cittadini gli edifici, che potrebbero essere facilmente ripristinati, e gli spazi? . Per gli aquilani sarebbe ritrovare un centro- città , un cuore caldo con cui tornare a sperare, solo gli amministratori, in tutt’altre faccende affaccendati, quando non sordi, insistono nelle loro paure a vedere e porre difficoltà atte solo a ostacolare qualsiasi realizzazione.
I cittadini , anche i più tolleranti , dovranno prenderne atto, prima o poi, e passare anch’ essi alle vie di fatto: chi fa da se fa per tre.
Tocca affrontare, ancor oggi, un dopo terremoto peggiore del terremoto, come diceva Silone.
Anche il terremoto non sarà accaduto invano se ci aiuterà a capire che dignità e libertà si conquistano ogni giorno con la partecipazione attiva alla vita sociale.

venerdì 14 maggio 2010

Assemblea cittadina, sostenibilità finanziaria, carriole e progetti

Qualcosa si muove in questi giorni , a L’Aquila.
Cominciano ad arrivare persone nuove nell’assemblea cittadina del mercoledì al tendone di Piazza Duomo : nuove proposte di attività , nuovi tavoli di discussione per affrontare le tematiche: superate timidezza e pregiudizi, il passaparola ha consacrato questo posto come speak corner,  non è proprio come the north-east corner of Hyde Park in Londra, serve prenotarsi per prendere la parola, ma tutti possono parlare e proporre ,  se ne discute , e se ci sono problemi di tempo sarà il primo argomento da trattare nella prossima assemblea.
Nulla si perde, c’è ascolto: forse per questo funziona.
Stanno venendo a maturazione i vari problemi trattati ai tavoli del SOST, con forza si impone in questi giorni l’esame della situazione economico finanziaria dei cittadini de l’Aquila destinata ad aggravarsi nei mesi prossimi sia per il permanere di automatismi burocratici, che per mancanza di decisioni opportune.
Sui seguenti argomenti  si è deciso di elaborare un manifesto informativo ed azioni conseguenti attivando uno scadenziario e raccolta firme fino al 30 giugno, giorno in cui, se non vi sono interventi, verrà ripristinata la normale fiscalità  che comporta anche restituzione delle tasse ora sospese, cosa insostenibile nella situazione in cui ci troviamo
1) Detassazione e decontribuzione “cratere del sisma”.
2) Congelamento e dilazione tasse “cratere del sisma”.
3) Cancellazione delle segnalazioni centrali dati.
4) Congelamento dei mutui immobiliari e sospensione prestiti.
5) Istituzione di “CONFIDI DI STATO”.
6) Moratoria sul rilascio della regolarità contributiva.
7) Censimento dei disoccupati.
Il documento sarà presentato ai vari ministeri competenti, alla regione Abruzzo, ai vari Enti esattori, all’ABI e , naturalmente a Prefettura e Comune. Cercheremo di avere risposte: se siamo in tanti sarà meno difficoltosa e più efficace qualsiasi azione.
Per problemi minori siamo riusciti ad avere  qualche cenno di attenzione, ora, anche da parte dell’Amministrazione Comunale.
Mercoledì 12 c.m. l’assemblea si è confrontata con due assessori Di Stefano e Masciocco sull'utilizzo del 30% delle aree progetto c.a.s.e., la quota di terreno espropriato messa a disposizione del Comune per realizzare le infrastrutture sociali.
La Protezione Civile infatti ha limitato il suo intervento alla sola costruzione degli appartamenti: oltre a acqua, luce, gas, e fognatura che scarica direttamente nel fiume, non ha realizzato servizi; al Comune ora il compito di rendere meno infausto l’abitare nel deserto condominiale con la sola consolazione del televisore di marca.
Ci è stato detto però che è un problema di tempo, di soldi non proprio disponibili, e di autonomia dalla Protezione Civile che non si decide a mollare: è recente la scoperta che  per Bazzano   esisteva un accordo tra il proprietario del terreno e la Protezione Civile che lo reintegra nella area, con conseguente spostamento della metratura in altra area, non meglio identificata.
Un atto di forza tardivo della Protezione civile, un accordo illegittimo, anche gli assessori concordano, resta da vedere se e come riusciranno a impedire questa prepotenza: la fermezza con cui hanno esposto una linea dura la dice lunga sulla loro evidente subalternità alle scelte della Protezione Civile, anche quando sono chiare imposizioni.
Comunque ci è sembrato di cogliere disponibilità al dialogo, finalmente, e ad ascoltare le nostre proposte in merito ad una preventiva mappatura dei bisogni che potremmo concordare, a consentire a nostri referenti di partecipare ai lavori della commissione per essere informati.
E’ poca cosa, per noi partecipazione vera significa decidere insieme prima, non venire informati dopo. Sarà una battaglia lunga.
Ciò non impedisce però di portare avanti i  nostri progetti: domenica 17 le carriole non entreranno in zona rossa ma andranno a Collemaggio, un’area che per la sua centralità, per il suo valore storico e simbolico, potrebbe, se riqualificata, diventare un nuovo cuore caldo della città, un parco disponibile subito, in attesa del ripristino del Centro Storico.
Un parco che potrebbe diventare quel luogo per quella salute di comunità necessaria, non opzionale, a una città distrutta nel suo nucleo più profondo: è questo il tema guida della tre giorni organizzata dal Centro Diurno di Igiene Mentale e dal Comitato 3e32 ( comitato da tempo redidente in una zona del parco resa fruibile a tutti anche con un servizio di medialab e di bar ristoro) , che si è aperto oggi con il Convegno “Salute di Comunità”.
Al convegno, cui hanno partecipato l’assessore alle politiche sociali Masciocco , Umberto Giammaria, già direttore ASL, i psicologi Alessandro Sirolli  e Cecilia Ciotti, Vincenzo Di Benedetto, presidente Tribunale diritti del malato di Teramo hanno preso parte anche Giancarlo Carena e Maria Grazia Giannichedda , della fondazione Franco Basaglia di Trieste.
Sollecitati da esponenti del 3e32 e di “180 amici L’Aquila Onlus” gli intervenuti si sono confrontati sulla necessità di riqualificare l’intera area del parco di Collemaggio 15 ettari, di cui 11.000 mq coperti da costruzioni che necessitano di interventi di ripristino, e sulle possibilità concrete di avviare un progetto simile a quello avviato a Trieste dalla Fondazione Basaglia, di riqualificazione umana, sociale ed economica della zona.
Un processo da avviare senz’altro, con l’adesione convinta della cittadinanza che deve vigilare affinchè si impedisca intanto la programmata alienazione prevista dalla ASL.
Quello che poteva essere solo un enorme danno economico prima del terremoto oggi sarebbe visto come una disgrazia, assolutamente non necessaria dopo il terremoto che ci ha distrutto il Centro Storico: Collemaggio può diventare il nuovo “cuore caldo” della città, ridare subito speranza e vivibilità agli aquilani: ognuno operi per rendere possibile un progetto di riqualificazione dell’area. Non tutto subito, ma intanto potrebbero insediarsi qui i vari laboratori per la ricostruzione necessari per avviare a L’Aquila  processi di partecipazione dal basso  che vedano impegnate tutte le forze giovani della città nell’individuare le linee di sviluppo  più utili a costruire un futuro sostenibile per una città nuova, tecnologicamente avanzata che trasformi il dramma del terremoto in una opportunità di crescita, un modo nuovo di rapportarsi che metta la persona al centro dell’interesse e non le cose, un processo di rinascita reale utile oggi non solo a L’Aquila ma all’Italia.

domenica 9 maggio 2010

cosa c'è dietro la cittadinanza a Bertolaso

Non è che la gestione concordata dei dodici milioni di euro di cui parlava Giovanardi qualche tempo fa?...
QUANTA RABBIA!
Dal PARTITO DELL'AMORE CHE VINCE SULL'ODIO
AUGURI a Consiglio Comunale & Sindaco

DRAQUILA: il soccorso della Protezione Civile

Là dove stanziano le milizie
nascono sterpi e rovi,
al seguito dei grandi eserciti
vengono certo annate di miseria.
Chi ben li adopra
soccorre e basta,
non osa con essi acquistar potenza.
Soccorre e non si esalta,
soccorre e non si gloria,
soccorre e non s'insuperbisce,
soccorre quando non può farne a meno,
soccorre ma non fa violenza.

venerdì 7 maggio 2010

L’onda lunga del terremoto

di Luigi Fabiani su IL CAPOLUOGO

In questi giorni i problemi della crisi economica della Grecia e la scarsa attenzione della nostra classe politica ( 52 deputati presenti alla relazione Tremonti, come se davvero non interessi nessuno) evidenziano che i nostri problemi, quelli specifici del post – terremoto, non avranno spazio , né attenzione. Non che ne avessimo prima, ma adesso sarà difficile anche solo provare a parlarne. Ci troveremo impreparati a gestire il malcontento da terremoto economico: non abbiamo nessuna strategia collettiva, né voglia di parlarne, ci saranno lamentazioni, poi ognuno dovrà tirare la cinghia, e magari continuare a sorridere, sperando nella buona stella. La prima cosa è ammettere di averlo un problema: ma quante persone sono consapevoli ?, da alcuni commercianti apprendo che gli affari non vanno male perché adesso i soldi ci sono. Buon per loro, ma e poi è la stessa cosa per tutti? Quando , a giugno, finiranno i “soldi drogati” saranno, immagino, problemi anche per questi, ma sarà peggio per chi non può restituire perché non produce reddito: e non sono pochi. Ma sarà difficile per tutti far fronte al quotidiano in una situazione di minore reddito, prezzi aumentati e servizi inesistenti. Questo per dire che è interesse di tutti ammettere che un problema c’è, e che è interesse di tutti cominciare a confrontarsi per individuare soluzioni meno dolorose. Ma il confronto presuppone correttezza, rispetto reciproco, pari dignità, pari conoscenza. Veniamo da un periodo di emergenza dove la disinformazione ed il “riserbo” hanno giocato un ruolo nefasto ed hanno contribuito a creare un apparato pubblico locale convinto che la trasparenza è cosa incompatibile con una buona prassi di emergenza e ricostruzione: non è servita per la localizzazione delle CASE, vale ancora per la difficoltà di accesso agli atti del Comune, vale per la messa in vendita dei terreni di questi giorni, vale per l’agire di Sindaco e assessori che non si fanno mistero ormai di predicare , oltre che razzolare, male. Vane sono state sino ad ora la richiesta di un regolamento per la trasparenza, per la partecipazione: i nostri consiglieri sembrano trovarsi meglio nel “non capire”; non credo che loro siano meglio informati degli altri cittadini, solo accettano il sistema magari pensando a salvare la botteguccia. Serve trasparenza. Devono capire tutti che non ci sono dati secretati: non possiamo andare avanti con i …dice che. Per questo è necessario fare appello alla coscienza di ogni cittadino, in qualsiasi posizione si trovi: disporre dei dati è fondamentale per qualsiasi analisi credibile: e avremo bisogno di credibilità, di analisi corrette, inoppugnabili nei confronti dello Stato. Altra cosa che si potrebbe fare è assumersi l’onere, come cittadini, di pilotare noi un confronto ampio con tutti gli enti che possono rendere trasparenti e disponibili i dati di loro pertinenza,  e concordare una exit strategy. Lo stesso trattamento riservato ad altri cittadini in occasioni di altre catastrofi è la base di partenza, cui va aggiunto il danno di una gestione non proprio oculata, volta più all’apparenza che alla sostanza. Fondamentale anche approntare con tutti, nella massima trasparenza, dati alla mano, un progetto credibile, che tenga conto della sostenibilità. Mantenendo l’ottimismo: più che parlare dell’equazione REDDITO ZERO – TASSE ZERO io parlerei di MENO SERVIZI - MENO TASSE, ma sono slogan. Davvero importante ritengo essere la partecipazione, la compattezza dei cittadini che, se prima era un optional , ora è qualcosa da cui non si può prescindere: va ritrovata l’unità. 


ecco un fotoreportage, sulla zona rossa. e su dei tipi e delle tipe strane che se ne vanno in giro con delle carriole...
- Janos
www.postphotography.eu

mercoledì 5 maggio 2010

Apparenza, superficialità, mancata prevenzione e responsabilità

In una lettera al Capoluogo
http://www.ilcapoluogo.com/site/Blog-del-Capoluogo.it/Il-Capoluogo-dei-lettori/Sara-Panuccio-mia-figlia
, il signor Panuccio, papà di una delle ragazze morte a Ventotene a causa della frana di un costone tufaceo, segnala gravi inadempienze da parte di chi poteva avvertire, mettere in sicurezza o impedire l'accesso.
E' il problema dell'Italia che odia le responsabilità e che da spesso la colpa agli altri o, male che va, al Padreterno e parla di "tragica fatalità".
Come "tragica fatalità" sono i nostri 308 morti di 13 mesi or sono... Perchè non si ripeta ancora meglio parlarne sempre...

Gentile sig. Panuccio,

oltre all’umana solidarietà per la perdita di una figlia durante una gita scolastica, sento il bisogno di chiedere scusa per aver contribuito anch’io , come genitore e come cittadino italiano, a creare tanto dolore. Condivido che l’unica speranza di evitare il ripetersi delle tragedie è parlarne e mantenere la memoria. Ho lavorato quarant’anni in un ente pubblico, che nulla c’entra con frane o terremoti comunque, svolgendo una attività ritenuta valida ed oggi me ne vergogno, evito quando posso di parlarne, anche perché i miei sforzi non sono stati utilizzati per migliorare la Pubblica Amministrazione ma spesso solo per far vedere che si migliorava in un sistema decisamente autoreferenziale. Più che all’ovvio dolore come genitore io voglio riferirmi al suo dolore come cittadino, all’impotenza che si prova nei confronti di una pubblica amministrazione altamente inadempiente, sorretta comunque da una coscienza popolare pressappochista , insufficiente . Tragica fatalità, ci si nasconde sempre dietro questo concetto della imprevedibilità, che non è quasi mai vero. Non è vero nel caso di Ventotene: sono anni che sta così, la situazione di pericolo è nota ma nessuno vuole vedere: ci saranno tanti altri posti simili aperti ai turisti o a ragazzi, quando poi succede si parla di tragica fatalità. E’ quello che è accaduto per il terremoto a l’Aquila. Tre mesi di scosse che annunciavano il terremoto per sentirsi dire STATE TRANQUILLI, NON C’E’ PERICOLO , e poi ritrovarsi con 308 morti! C’è stata una denuncia, ci sarà un processo ma non ci sono responsabilità: le nostre autorità locali danno premi alle persone indagate! Qui c’è di più , sulla disgrazia si è riversato tanto di quel malaffare ad aggiungere guai su guai. Ogni giorno ti senti dire che quello che importa è costruire, o ricostruire quando sarà, ma non in una ottica di qualità e mettendo realmente in sicurezza gli stabili: facendo finta di metterli in sicurezza(che senso ha spendere soldi se gli edifici non saranno sicuri? ), e intanto rubando soldi allo stato. Non c’è limite al peggio, si prova anche qui a resistere, ma è dura: ove venissero individuate le responsabilità si capirebbe una buona volta quali comportamenti è opportuno tenere per evitare disgrazie, la società potrebbe conoscere, apprendere, migliorarsi; dando sempre la colpa al padreterno si assolve l’uomo ma non si capisce quello che succede. E chi non impara dalla propria storia è destinato a ripercorrerla, purtroppo. La sua lettera ci ricorda che non abbiamo altra via che insistere nel perseguimento delle responsabilità: è un atto dovuto alla società ed alle nuove generazioni. Grazie.

sabato 1 maggio 2010

“Voci dal cratere”: la rabbia abruzzese in rima

Tra le tante iniziative intraprese a L’Aquila, c’è stata la nascita della Zona Rossa Crew, composta da giovanissimi rapper (il più vecchio ha 20 anni!) della città, ormai praticamente priva di centro storico. Dall’unione di queste voci nasce così, a un anno dal terremoto, il mixtape di 9 tracce “Voci dal cratere”. Non credo di esagerare se considero questo mixtape come la migliore testimonianza (almeno artisticamente parlando) di L’Aquila durante e dopo il terremoto: dallo smarrimento delle 3:32 del 6 aprile 2009, alla rabbia causata dalla mancata prevenzione, dalle false promesse, dalla strumentalizzazione del Governo e dalle menzogne mediatiche. Un mixtape che rapisce l’orecchio dell’ascoltatore sin dall’intro. Un ritratto della realtà disilluso, ma ciononostante lucido e non rassegnato, in cui emergono una totale sfiducia nei confronti della stessa politica che usa le macerie come passerella (vedi il G8) ma che poi fa poco per la ricostruzione e nulla per creare spazi socialmente utili.
Tra L'Aquila e Messina, testimonianza, commozione e riflessione: ecco perché l’hip hop batte il pop 2-0 di Gis Shady

L'AQUILA, DOMENICA 2 maggio - LAVORO - PARTECIPAZIONE - SOSTENIBILITA'

Domenica 2 maggio le carriole si danno appuntamento alle 9.30 alla Fontana Luminosa, da dove partirà una “processione di domande” lungo il centro storico della città.
Tutti i cittadini sono invitati a partecipare, scrivendo le loro domande più urgenti, pressanti, dolenti, quelle che pensano di condividere con i loro concittadini, su dei cartelli, che le carriole si incaricheranno di portare fino al Presidio di piazza Duomo, ormai centro e ritrovo degli aquilani che non vogliono essere ricostruiti, ma vogliono ricostruirsi a partire dai loro bisogni.

Dopo il corte e l’arrivo in piazza Duomo, il lavoro della mattinata proseguirà con lo sgombero delle macerie in piazzetta di S. Biagio.

Il problema dello sgombero delle macerie è infatti tutt’altro che risolto. E non solo nel centro storico.
A tutt’oggi non esiste un piano demolizione partecipato e pubblico e non ci è dato sapere se esiste un piano organico di rimozione e ricollocazione delle macerie nel comprensorio.
Non sappiamo quante macerie sono state rimosse finora, dove sono state collocate, se sono state riciclate, vendute o altro.
Non è ancora chiaro su quali siti si stia lavorando. Per quel che si sa, l’unico sito preso a tutt’oggi in considerazione, pur se in maniera informale e forse poco trasparente, è quello della cava ex Teges.
Se finora abbiamo ottenuto l’avvio di una forma di smaltimento delle macerie in sito con militari e vigili del fuoco e alcune irrilevanti modifiche all’Ordinanza Fontana, riteniamo di dover insistere :
-per l’affidamento della selezione e la riconversione delle macerie a giovani ed imprese locali;
- per la selezione delle macerie con particolare attenzione al recupero di tutti gli elementi nobili (coppi,pietrame e legname lavorato, mattoni e pianelle in cotto,ecc.) e alla loro conservazione in sito;
-per l’integrazione del l’Ordinanza magari con un più organico Provvedimento regionale.

Dopo il lavoro, la mattinata si concluderà con la riunione dell’Assemblea cittadina nel tendone del Presidio di Piazza Duomo.