domenica 20 giugno 2010

L'AQUILA - APRILE 2009 > GIUGNO 2010

"Addio", disse la volpe. "Ecco il mio segreto. E' molto semplice: non si vede bene che col cuore. L'essenziale è invisibile agli occhi".
" L'essenziale è invisibile agli occhi", ripeté il piccolo principe, per ricordarselo.
" E' il tempo che tu hai perduto per la tua rosa che ha fatto la tua rosa così importante".
"E' il tempo che ho perduto per la mia rosa…" sussurrò il piccolo principe per ricordarselo.
" Gli uomini hanno dimenticato questa verità. Ma tu non la devi dimenticare.
Tu diventi responsabile per sempre di quello che hai addomesticato. Tu sei responsabile della tua rosa…"
" Io sono responsabile della mia rosa…." Ripetè il piccolo principe per ricordarselo.


giovedì 17 giugno 2010

L'Aquila all'Italia: svoltare pagina


I numeri (ventimila, un quarto almeno della popolazione coinvolta, come se a Roma , per un problema locale, manifestassero in 500.000 o a Milano in 300.000 o , per un problema nazionale, si ritrovassero in 15 milioni), la qualità delle presenze (adesioni di cittadini di ogni età e di tutte le istituzioni del cratere, Sindaci, Consigli Comunali, Consiglio Provinciale, Università, ordini professionali, istituzioni ecclesiastiche, associazioni), le rivendicazioni e la compostezza della nostra manifestazione, ci dicono che L’Aquila si è svegliata ed annunciano all’Italia che è, per tutti, ora di svoltare pagina.
All’Italia, e non solo al governo, perché al dramma aquilano (la gestione del dopo terremoto con leggerezza, show televisivi, il consenso tacito all’emergenza oltre misura che ha portato alla sospensione delle garanzie istituzionali ed a prevaricare i diritti della persona con la scusa di costruire CASE per terremotati e un rilancio dell’economia (teorema tutto da verificare considerato che le ruberie in atto, qui purtroppo evidenti, che vanno emergendo nonostante i decreti sulle intercettazioni, non hanno avvantaggiato gran che l’economia nazionale …) ha partecipato l’Italia intera.
Il governo come attore televisivo alla ricerca di show e consenso, gli Italiani compiaciuti di sapere affidato un dramma così impegnativo a un presidente superman che pensa al bene dei terremotati, che ha interesse a ben operare: meno male che Silvio c’è.
Impossibile qualsiasi critica, annientata qualsiasi autonomia: chi ha provato a reagire ha dovuto costatare di quale brutalità sia stata capace la cosiddetta Protezione Civile.
Brutalità, e leggerezza, trasferita di peso su gran parte della pubblica opinione nazionale a guardare i commenti sui blog dei grandi quotidiani: persino chi ha espresso solidarietà è infastidito oggi dall’apprendere che le cose non stanno proprio come gli è stato raccontato e magari pensa ai terremotati come menti fragili che hanno già avuto troppo.
Lo status di terremotato è disabilitante, sappiamo noi come fare, voi state buoni, facciamo noi.
Dalla manifestazione di oggi una prima risposta: “Siamo cittadini in uno stato di diritto, non sudditi in uno stato di favore “,”Sussidiarietà e partecipazione, questa è la nostra ricostruzione”, “EQUITA’, Ministro Tremonti, venga al confronto, noi siamo pronti” sono alcuni dei slogans che scandivano i partecipanti. Serve a poco scriverne, ci sono foto e filmati, …. e l’assenza assordante del sistema mediatico nazionale che continua a parlare di nutella, biascicare di aria fritta mentre nulla dice, per esempio, sulla crisi o sulla legge bavaglio: meglio che gli Italiani continuino a non pensare, fanno loro, non c’è problema.
A L’Aquila tutto è ok! Così Berlusconi è contento e i giornalisti e politici sbarcano il lunario: bisogna pur campare. “Mò basta!” si leggeva sulla maglietta di un partecipante.
Non avendo però la presunzione di poter dire cos’è giusto a tutti gli italiani, noi ci limitiamo a rapportarci agli aquilani e cominciare da qui a ricostruire la collettività prima ancora delle case. “Non si vive di sole CASE”, c’era su un altro cartello.
Vogliamo, come tutti qui, esprimere il nostro senso di libertà partecipando, e saremo presenti per chiedere, per controllare, per meglio comprendere come progettare una nuova città territorio che sia reale incontro delle genti, luogo di trasparenza, cultura e di bellezza, di auto sostenibilità, una città nuova che si ponga il problema di una migliore qualità della vita per tutti, nessuno escluso.
E siamo contenti di constatare di trovarci in sintonia soprattutto con la parte più giovane della città, quelli che poi dovranno farsi carico, con altri, di queste aspettative.
C’è speranza che L’Aquila torni a volare: è l’inizio di una nuova fase in cui non avremo paura né di ammettere i nostri errori , né delle contestazioni; il ri-conoscersi, dirsi le cose è il primo passo, poi ri-scopriremo quello che abbiamo in comune: abbiamo fatto oggi un primo passo importante verso l’unità di tutti gli aquilani, un po’ di pazienza è necessaria ma non è mai troppo tardi!

Ezio Bianchi


Riportiamo integralmente il volantino distribuito durante la manifestazione:

IL NOSTRO FUTURO è ORA
Siamo di nuovo per strada, siamo tanti e più forti di chi ci vorrebbe in ginocchio. Di nuovo in piazza per opporci al meccanismo che ci prende alla gola e ci ricatta. L’ennesima proroga di sei mesi nella restituzione delle tasse arretrate è solo un ulteriore presa in giro. Dover pensare ogni 6 mesi a ripagare le imposte serve a fiaccare energie. Ancora non si vuole stabilire in che forme e in che tempi questo debba avvenire e ciò costituisce un ulteriore incertezza che si scaglia sulle nostre esistenze già da sé iper precarie qui a L’Aquila e nel cratere sismico.  Questa strategia di sistematica produzione dell’incertezza deve interrompersi. Pretendiamo il diritto ad una relativa tranquillità che ci permetta di pianificare le nostre vite investendo tempo e energia su ciò che ci interessa e di cui abbiamo veramente bisogno. Tutto ciò è impossibile se non si danno delle certezze come è accaduto per la restituzione delle tasse per il terremoto umbro  e come la piattaforma di questa manifestazione suggerisce. Certezze che devono dirci quanti soldi ci sono per questo territorio, dove sono, come e quando vengono stanziati. Il sistema delle ordinanze è un altro dei meccanismi di ricatto che ci permette di avere il minimo solo quando siamo affamati e tirano venti di rivolta.

Qui non c’è lavoro, non c’è una prospettiva. Invece di elemosinare l’autonoma sistemazione si potrebbe attuare una così detta microzonazione sociale che permetta di individuare le misure giuste per differenti situazioni come ad esempio un reddito sociale garantito.

Non vogliamo altro assistenzialismo. Sappiamo che sarà dura e vogliamo essere messi in grado di rialzarci in maniera autonoma senza dover aspettare sempre l’intervento dello Stato. Siamo stufi di essere trattati da terremotati sfortunati. Siamo persone in carne ed ossa con i nostri corpi e i nostri desideri, individui liberi e pensanti e per questo contro il fascismo, la xenofobia, il razzismo, l’omofobia, la segregazione. Che sanno bene di trovarsi in una situazione particolare ma simile a tante altre di disagio. Che non ci stanno però a soccombere, ad abbassare la testa e ad accettare i privilegi e le ingiustizie. Vogliamo vivere!!! al di là del terremoto  Vogliamo che smettano le parate di governo su questo territorio e si smetta definitivamente di parlare di miracoli. Fate quello che vi spetta fare, sinceramente.  Senza operazioni solo di facciata e per il proprio tornaconto.

Come si capiva già dal decreto Abruzzo i soldi – e ora iniziano a dirlo anche le istituzioni -  non bastano a causa degli sprechi di quest’emergenza affrontata male. “Dalle tende alle case” il dogma assoluto del governo, è significato quasi un miliardo di euro per un assistenzialismo forzato e non ancora terminato che ha assicurato solo ad una parte degli sfollati il diritto ad una abitazione degna. La disgregazione scientifica di una città in 19 quartieri dormitorio lontani dalla città e in cui ognuno, ogni nucleo familiare, è lontano dai luoghi che prima viveva e dai vicini di sempre.  A fronte di una cifra spropositata per costruire quartieri senza nessuna logica e definitivi, migliaia di persone vivono da un anno e mezzo ancora negli alberghi lontani dalla città e nelle caserme. Gli anziani e i più deboli in generale vengono lasciati ai margini. Gli adolescenti stanno crescendo in una non-città con l’unica attrattiva del centro commerciale.

Manca un’idea di città. A L’Aquila attualmente non esiste una piazza. I militari fastidiosamente ancora sulla  strade fanno sembrare questo un territorio di guerra. Intanto si è rivoluzionato un territorio in maniera permanente senza prevedere un piano urbanistico. Sembra che tutti girino dappertutto alla ricerca di tutto come atomi impazziti o restino nella funzionale solitudine di una TV al plasma in comodato d’uso. Una (ri)costruzione quella del piano c.a.s.e., priva di ogni significato sociale e culturale in una città che almeno fino al 6 Aprile era soprattutto Universitaria e che vogliamo ci rimanga. Ma dove sono gli alloggi per gli studenti fuorisede? Quali sono le strutture e i luoghi che possano in qualche modo supplire alla non agibilità del centro storico, la vera attrattiva per gli studenti.

E’ chiaro che se le cose sono andate così e ci ritroviamo nell’attuale situazione  è soprattutto a causa di una classe politca locale inconsistente e incompetente che si è facilmente lasciata imporre un modello, incapace nemmeno di  ottenere qualcosa in cambio. Lo spettacolo del miracolo dell’Aquila è stato possibile grazie alla sistematica prostrazione del sindaco dell’Aquila, della provincia e della regione verso i poteri forti che venivano dall’alto. Sindaco che se oggi partecipa alla manifestazione – sappia- che lo fa anche contro se stesso, verso i suoi errori che ci hanno condotto fin qui.

Su questo territorio manca ogni tipo di progettazione e prospettiva  economica e sociale. Molti piccoli comuni e frazioni il loro terremoto lo vivevano già da tempo, da prima del 6 Aprile e si chiamava spopolamento. Cosa sarà di tutti i borghi? Ci si è resi conto della vera entità del danno? C’è la vera intenzione di ripararlo e con quale progetto? Sono problemi la cui risposta non va delegata alle istituzioni ma di cui si deve far carico la cittadinanza costruendo esperienze di partecipazione dal basso.

Come 3e32 da più di un anno ci battiamo per il 100% di ricostruzione, della partecipazione e della trasparenza. In maniera drammatica e sistematica si è andati dall’inizio in un’altra direzione. Ma forse ancora non è troppo tardi.

Comitato 3e32 @ casematte

mercoledì 16 giugno 2010

Tensione a iosa, e a gratis, da politica dei piccoli passi, alla Kissinger

Letta - Chiodi ci riprovano : promettono di dilazionare la restituzione di ben 6 mesi, comunicano che la sospensione è finita con il corrente mese di giugno, che forse per le piccolissime aziende si vedrà...

Questa è la conferenza stampa sull'impegno assunto dal Governo a presentare un emendamento al ddl sulla manovra economica per garantire la proroga della sospensione delle tasse ai cittadini abruzzesi colpiti dal terremoto.



DOPO L'ENNESIMA PRESA IN GIRO, E' ANCORA PIù IMPORTANTE PARTECIPARE ALLA MANIFESTAZIONE DEL 16 GIUGNO ALLE ORE 16.00 ALLA VILLA COMUNALE, PER DIMOSTRARE LA DIFFERENZA TRA DIRITTI ED ELEMOSINA.
L'AQUILA E' UNA CITTA' CHE VUOLE LAVORARE, VUOLE ESSERE RICOSTRUITA, VUOLE VIVERE.
NON POSSIAMO PIU' ACCETTARE DI DOVER ELEMOSINARE QUELLO CHE E' UN NOSTRO DIRITTO E SPERARE CHE IL POTENTE DI TURNO CI CONCEDA QUALCHE FAVORE

venerdì 11 giugno 2010

L’Aquila 16 giugno 2010 : Mobilitazione generale per rendere possibile la ripartenza.


Dal mese di agosto 2009, a cura della Protezione Civile, fu lanciata la campagna stampa “gli attrezzi per ripartire”, di cui è rimasto solo il manifesto che riportiamo.
Con grande pubblicità, stampa e televisione e manifesti ,fu contenta e convinta l’Italia: a L’Aquila tutto ok.
Pochissime invece le imprese che sono riuscite a ripartire perché mancano le condizioni minime per attivare un qualsiasi ciclo economico.
Nella finanziaria che il Governo si appresta ad approvare a fine giugno non è prevista alcuna clausola che possa tutelare il ripristino delle attività produttive del nostro territorio, da giugno riparte anche il pagamento delle tasse e se lavoratori dipendenti e pensionati  si vedono decurtato lo stipendio per tasse nuove e vecchie da restituire, anche  quella micro economia che si è sviluppata dopo il sisma va a pallino.
Intanto si moltiplicano le ordinanze con obblighi burocratici per rendere difficoltosa sin anche la ricostruzione leggera ed impossibile la ripartenza delle imprese.
Qualcosa , evidentemente, non ha funzionato, ed ora è chiaro a tutti.
In tanti hanno sbagliato, ma tanti altri non lo hanno impedito: una forza più grande di noi ci ha impauriti, ha coinvolto anche il potere che si è manifestato in modo deleterio per noi aquilani.
“Una tragedia sociale, culturale, identitaria è stata ridotta a problema edilizio e televisivo.”
La scenografia dell’evento ha guadagnato il proscenio fino ad oscurare la realtà: infantilizzata la popolazione, soppressi i concetti di autonomia e partecipazione, le vecchie categorie di “consenso” e “dissenso” hanno lasciato il posto a “gratitudine” e “ingratitudine”, tanto da ribaltare  il rapporto fra cittadini e politica, da trasformare i cittadini in tifosi.
Ora è necessario superare la tifoseria, guardare de visu la realtà dell’Aquila è :ci ritroviamo, dopo un anno, ad affrontare problemi che avrebbero dovuto avere già ampia definizione e soluzione.
La stragrande maggioranza degli italiani, teledipendente, ha recepito il messaggio : a L’Aquila tutto ok!. E lo slogan è passato persino tra gli aquilani, non si poteva fare meglio, stanno facendo, hanno promesso, faranno.
Ora che i soldi sono finiti, e la crisi nazionale non consente più di raccontar frottole, anche i veli delle ultime illusioni cadono, vacilla il perbenismo ad ogni costo, ci si accorge che lo “stato di favore” non è migliore dello “stato di diritto”.
Le divisioni per tifoserie non ci hanno aiutato, guardiamo L’Aquila quale essa è oggi, senza futuro né ricette miracolistiche, il re è nudo: i problemi sono degli aquilani come, in fondo, è giusto che sia. Per fortuna cominciamo tutti a considerare  che una nuova appartenenza è possibile: la scelta condivisa del nostro comune futuro.
.Anche il Consiglio Comunale si accorge, all’unanimità, che proprio gli studi elaborati dalla assemblea cittadina, sì proprio quell’insieme di comitati, associazioni, cittadini che, mal tollerato, da mesi presidia Piazza Duomo con il Tendone, vanno recepiti quasi integralmente ed opposti al Ministro del Tesoro perché prenda atto, visiti L’Aquila magari, e consideri la situazione per quella che è, e non per quello che appare.
Siamo riusciti a far ragionare finalmente Sindaco e Consiglio, ci riusciremo con Regione e Provincia, e , tutti insieme, affronteremo il Governo per vedere riconosciuto il nostro diritto di cittadini italiani, “NON CHIEDIAMO PRIVILEGI MA EQUITA’ RISPETTO AD ALTRI TERREMOTI”,  dove per equità deve intendersi quello che hanno già avuto i terremoti della Repubblica: ricostruzione vera, sostegni economici concreti: detassazione, zona franca, tassa di scopo, se serve.
E gli strumenti saranno, finalmente, quelli che in uno stato di diritto i cittadini hanno: la richiesta, la manifestazione, ogni azione a tutela del nostro diritto prevista dalla Costituzione.
“Venga pure all'Aquila tranquillamente signor Presidente. E venga anche Bertolaso. Nessuno sparerà a nessuno. Certo, non si aspettino le ovazioni dei primi mesi dopo il terremoto, ma se lo Stato ci abbandona, L'Aquila morirà. Lo Stato, signor Presidente, quello stesso Stato di cui Lei e il Sottosegretario Bertolaso siete al servizio.”
Ecco, questo si scrive a L’Aquila in risposta alle paure senili di Berlusconi.
Da queste parti si è anche capito che una cosa è la televisione,  altra cosa è la realtà: sarà bene, nel confronto, che il governo ne tenga conto!  Venga pure il Ministro Tremonti, senza la televisione! Abbiamo bisogno di un confronto concreto per progettare il nostro futuro.
Vogliamo essere ottimisti , e dar fiducia soprattutto ai nostri rappresentanti, nella convinzione che non ci servono campioni ma persone mediamente consapevoli , chiare , ed oneste: abbiamo problemi enormi, ci stiamo giocando il destino della città, il futuro dei nostri figli.
E saremo presenti per chiedere, per controllare, per meglio comprendere come progettare una nuova città che sia reale incontro delle genti, luogo di trasparenza, cultura e di bellezza, di auto sostenibilità, una città nuova che si ponga il problema di una migliore qualità della vita per tutti, nessuno escluso

domenica 6 giugno 2010

Nuove tasse a L'Aquila: nuove divisioni, autonomi e pensionati, professionisti e dipendenti, etc.. VERGOGNA! VERGOGNA! VERGOGNA!



Grazie Alberto !
Il dramma c'era già a dicembre 2009, come testimonia il video di Alberto Puliafito
Poi arrivò all'alto un'ordinanza, come un regalo di Natale. In Marche e Umbria, gli arretrati si iniziarono a pagare dopo 12 anni. Questo è un metodo per tenere costantemente sotto shok una popolazione. Per ren...derla inerme. Per impedire qualsiasi forma di pianificazine a lungo termine. Per renderla dipendente dall'assistenzialismo. Per farla apparire come ingrata. E' una tecnica di controllo sociale. E' un modello di shock economy.

IL MALE non è soltanto di chi lo fa, ma anche di CHI, potendo impedire che lo si faccia, NON LO IMPEDISCE.

sabato 5 giugno 2010



ANCHE DOMANI, DOMENICA 6 GIUGNO,
PIAZZA DUOMO E PIAZZA SAN BERNARDINO dalle ore 10,30 per
UNA CARTOLINA da L'AQUILA - UNITI CE LA FAREMO