mercoledì 20 ottobre 2010

CHIODI & CIALENTE: traffico impazzito a L'Aquila

Per la mobilità ci sono anche tante soluzioni facili e leggere
ModuloWATT ... almeno mostra qualcosa che apre nuovi orrizzonti


... questione di feeling

lunedì 18 ottobre 2010

CHIODI & CIALENTE: se davvero hanno finito di litigare

Considerato che non hanno voglia di attivare la PARTECIPAZIONE
Potrebbero guardarsi insieme questo bel filmato! HAI VISTO MAI!


giovedì 14 ottobre 2010

C'è sempre qualcuno che non si allinea

Pappa & Ciccia: adesso a L'AQUILA TUTTO E' OK ! where is the problem?

I panni sporchi: meglio lavarli in pubblico, potremmo accorgerci di non averli sporcati noi!



Nonostante siamo diventati un simbolo per l’Italia, di resistenza e democrazia partecipata con il nostro “RIPRENDIAMOCI LA CITTA’” , con il TENDONE e con “LE CARRIOLE” , nonostante le motivazioni all’azione ci siano ancora tutte, registriamo difficoltà .
C’è confusione , un impianto precario, obiettivamente fragile dell’assemblea: soggetto alle contingenze, alle assenze, agli equivoci.
.Fuori c’è chi strumentalizza e cerca di coniugare questa raffinata arte con il concetto del fare berlusconiano: si è ottenuto il non-pensiero unico aquilano che sa come procedere: niente consultazioni, niente piazza, niente spazi di aggregazione, soppressione del dibattito, solo referenti selezionati, errori su errori.
Lo stato dell’arte è visibile a tutti: assenza di un master plan, precarietà voluta, proliferazione di casette e casettine, ed altro, uno scempio; molti cantieri aperti, ma quanti sono bloccati?
E nulla a livello di servizi, traffico insostenibile, morti sulle strade, ritardi nei pagamenti, favoritismi ormai ostentati che diventano l’unico modo di elemosinare i diritti, persone che non hanno più ormai neppure la voglia di protestare.
Al massimo si protesta, Sindaco docet, contro lo Stato, contro il Governo, e magari anche contro quelli che rompono le scatole con la richiesta di chiarezza. Se le cose non vanno ci vuole una capro espiatorio.
E’ sempre colpa degli altri, nessun livello di assunzione di responsabilità.
USQUE TANDEM.
Riportiamo il commento di un partecipante all’assemblea cittadina del 15 settembre.:
“Questa sera ho partecipato all’assemblea cittadina in Piazza Duomo e pur senza il tendone con lo striscione “riprendiamoci la Città” il dibattito è stato molto acceso e partecipato soprattutto sul punto della trasparenza delle scelte che il Comune opera per l’utilizzo di risorse per progetti. Insomma lo scontro in atto si concentra soprattutto su questi punti: partecipazione e trasparenza. E’ uno scontro sotteso e diffuso ed investe i rapporti con le istituzioni. Si ha la netta sensazione, insomma, che l’Amministrazione comunale, dopo aver cavalcato per alcuni momenti la capacità di mobilitazione dell’assemblea cittadina, ormai, si richiuda in se stessa e torni a privilegiare il disegno di una ricostruzione fatta nel chiuso di qualche studio tecnico o  a tavolino degli uffici tecnici comunali.
Non si vuole comprendere che oggi l’idea di trasparenza assume un significato che va al di là del materiale e degli interessi particolari. Essa coinvolge il terreno delle sensibilità personali ed umane, tende alla complessità ed alla verifica dell’uso responsabile delle risorse disponibili. Ognuno di noi percepisce che dopo il terremoto il nostro territorio si sta trasformando profondamente senza regole e trasparenza “.
Sarebbe veramente auspicabile che finalmente su questo tema si sviluppasse un ampio dibattito da parte di tutta la cittadinanza che non vuole essere omertosa.
Non eravamo presenti a quell’assemblea, ma conosciamo bene quello che sta succedendo nel nostro territorio senza trasparenza e partecipazione popolare.
Per questo l’assemblea cittadina ne ha fatto specifica rivendicazione.
Parole fastidiose, implicano la condivisione delle decisioni, il confronto, la non arroganza, intelligenza, tempo, pazienza, buona volontà. E onestà, troppo impegno forse, meglio, molto meglio neutralizzarle con la strumentalizzazione di nota marca e andare avanti con la logica di sempre: bisogna badare agli appalti, al Governo e magari anche a Berlusconi che adesso forse ci finanzia il rugby con la benedizione del Sindaco (che vergogna!).
Ghe pensi mi! che rottura il TENDONE: qui si lavora, non si fa politica, con i cittadini ci parlo io, gli impegni presi con l’assemblea cittadina sono parole, appartengono al passato.
Torneremo al vecchio duetto caro Massimo, caro Guido o al più recente è colpa di Massimo, è colpa di Guido? E Gianni lo facciamo santo o lo mandiamo all’inferno?
Chiodi scopre oggi che gli assistiti a L’Aquila non sono 50.000 come si va dicendo ma sono solo 3000 o al massimo 600: pur volendo accettare questa nuova assurda lettura dei dati è sempre lui che ha disinformato e adesso la colpa è di Belzeblù!
Quanta arroganza! Sembra proprio che a queste persone il terremoto non ha insegnato nulla!
Magari è un problema di elezioni a breve: cominciano tutti a recitare a soggetto.
A loro andrà pure bene ma per gli aquilani quanta sofferenza, , fisica, civile, morale!
Non esistono regole per il potere. Non esistono esempi! Non si vogliono regole nella assemblea cittadina, sfiducia, approssimazione e retro pensieri si affacciano anche nell’assemblea cittadina.
Dimenticata anche qui la comunanza di interessi e la necessità di perseguire strade comuni prevarrà il senso di appartenenza? Elezioni? Ma siamo sicuri che a L’Aquila convenga pensare in termini elettorali o andare a votare?
Non abbiamo cose più serie da fare?
Bisognerebbe recuperare l’impegno, quello onesto, vero, gridato anche, che può mettere in discussione tutto ma non l’esigenza di chiarezza; che non risponde mai alle richieste di chiarezza con l’insulto o con l’arroganza dell’indifferenza.
Sfasciare un’assemblea di popolo è cosa facile, costruire o ricostruire una unità d’intenti, un clima favorevole alla pur necessaria azione comune, è faticoso più che difficile, richiede tempo oltre che tanta buona volontà.
Ai più accorti vogliamo ricordare che l’errore non è soltanto di chi lo fa ma anche di chi, potendo impedire che lo si faccia, non lo impedisce.
Se tutti gli aquilani, prima di lamentarsi, se lo ricordassero, avremmo sicuramente un clima più allegro.
Ma sì, ricominciamo da tre, con TRASPARENZA, PARTECIPAZIONE e tanta CONSAPEVOLEZZA da opporre agli inevitabili futuri tentativi di strumentalizzazione.

mercoledì 13 ottobre 2010

Ricostruzione L'Aquila: come la vede il Governo

A CHIACCHIERE ANDIAMO BENE: sono considerazioni in cui non tutti gli aquilani non si riconoscono. I FATTI SONO QUELLO CHE SONO.... ognuno può vederli,almeno un anno perso,come saremmo attenti a valutare i fatti. TUTTE POLEMICHE ????

Ricostruzione Abruzzo: il punto della situazione
8 Ottobre 2010
Si è svolta, presso la sala stampa di Palazzo Chigi, una conferenza stampa per fare il punto sulle attività poste in essere in favore delle popolazioni abruzzesi colpite dal terremoto del 6 aprile 2009.

ASSENTI GLI AQUILANI CHE VALUTERANNO DAI FATTI, senza alcun pregiudizio.

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**** ma se anche fosse solo un problema di disinformazione, chi ha prodotto questa disinformazione, a chi si deve attribuire la responsabilità delle ansie gratuite e dei disagi aggiuntivi? ****

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sabato 9 ottobre 2010




Imagine there's no heaven
It's easy if you try
No hell below us
Above us only sky
Imagine all the people
Living for today...

Imagine there's no countries
It isn't hard to do
Nothing to kill or die for
And no religion too
Imagine all the people
Living life in peace...

You may say I'm a dreamer
But I'm not the only one
I hope someday you'll join us
And the world will be as one

Imagine no possessions
I wonder if you can
No need for greed or hunger
A brotherhood of man
Imagine all the people
Sharing all the world...

You may say I'm a dreamer
But I'm not the only one
I hope someday you'll join us
And the world will live as one

domenica 12 settembre 2010

Le notti bianche del Sindaco Cialente


Tempo fa una signora, non assidua all'assemblea cittadina di Piazza Duomo, propone di portare LE CARRIOLE alla Perdonanza: una presenza silenziosa, rispettosa della manifestazione, come simbolo ancora attivo e necessario alla rinascita della città.
La proposta viene approvata a larga maggioranza.
A sorpresa, il comitato 3e32, punta di diamante delle lotte cittadine post sisma, si dissocia da questa azione, ritenendola sterile e da superare: meglio una forte azione di dissenso verso l'esterno che dia maggiore visibilità. Al contempo, evidenzia l'opportunità di ridimensionare e trasformare la scomoda assemblea cittadina a solo luogo di discussione, assolutamente non più vincolante nelle decisioni comuni.
Circolano intanto tanti nuovi “dice che” , soldi in arrivo, voci di finanziamenti, incarichi comunali da assegnare: sospetti indecenti.
LE CARRIOLE, superato il momento di disappunto, partecipano alla manifestazione tra gli applausi ed il consenso della folla.
La contestazione dei dissidenti invece si rivolge a Gianni Letta, ma anche al Sindaco ed al Vescovo. Tutta “ammuina” però: un'altra trovata, che va a segno, del Sindaco Cialente per dividere il movimento.
Complimenti Sindaco, leggere oggi che Bertolaso la invita a lavorare, anziché organizzare la notte bianca di qualche mese fa, ci conferma che la strumentalizzazione è in atto da sempre a L'Aquila: come dargli torto?
Purtroppo questo è ormai il lavoro del nostro sindaco: con l'organizzazione, a sorpresa, della notte bianca, sfruttando il nome ed alcune forze (i dissidenti delle carriole) dell'Assemblea cittadina, questo ha ottenuto: un' assemblea costretta a dividersi sulla mancata trasparenza (difficile per alcuni attivisti dell'assemblea giustificare l'impiego di tanto denaro non riuscendo ad identificare chi lo ha sborsato, come oggi è difficile giustificare un Cultulab scippato all'Università e promesso a società in sonno resuscitate ad hoc da giovani che, guarda caso, dopo averle sostenute, ora snobbano le carriole )
Le CARRIOLE , quel simbolo aquilano che ha raccolto anche 6000 sfollati in un anelito di liberazione, ora negletto sulla base di promesse elettorali da parte di un Sindaco e una classe dirigente locale che non si rendono conto che quanto fanno soffoca l'unico tentativo di risveglio prodotto nella città.
Discorso a parte va rivolto ai giovani che , forse anche stanchi, si lasciano strumentalizzare, e se la prendono con chi vuole chiarezza e fa domande, dimenticando che L'Aquila può sopravvivere solo attivando trasparenza e partecipazione: se dovessimo pensarli in mala fede avremmo la certezza che per L'Aquila non c'è più speranza.
Qui ormai è evidente che il vecchio è morto, il nuovo non può nascere, e in questo interregno si verificano le situazioni più morbose.
Purtroppo, se non si fa avanti una classe dirigente realmente alternativa, e ci si crogiola nella pavidità delle divisioni, nell'esaltazione degli egoismi e nel perbenismo di maniera, questa città non ha futuro, nonostante qualsiasi investimento materiale nella ricostruzione.

giovedì 9 settembre 2010

Complicazioni da ferie

DISAGI per la CONNESSIONE INTERNET non mi consentono di ripristinare il BLOG.
Dovrò rinviare a fine settembre. Me ne scuso.
Cercherò di essere presente ntnto su http://WWWLAQUILA99.TV

giovedì 19 agosto 2010

Cantieriamo trasparenza e partecipazione, non nuove strutture che consumano territorio!

Nella riunione ristretta convocata il giorno 11 agosto dall'assessore Stefania Pezzopane con Sindaco, Curia, Regione, e CSV, per determinare l'impiego dei fondi disponibili per le infrastrutture ed i servizi sociali, sono emersi errori di merito e di metodo.
Errori ripetuti nella riunione che l’assessore Pezzopane ha tenuto ieri, 18 agosto con le associazioni prescelte, distribuzione a pioggia senza alcun piano sociale.
In ballo circa 35 milioni di euro , tra donazioni e contributo statale e regionale, che dovrebbero servire a finanziare progetti al servizio dei nuovi insediamenti del piano c.a.s.e.
E non solo.
Riuscire a cantierare 35 milioni di euro a L'Aquila, mentre il Comune piange miseria al cospetto dei cittadini, deve aver stimolato l'efficientismo dell'assessore Pezzopane, costretta ad operare subito, poiché almeno su nove dei milioni disponibili,pende la minaccia del ritiro. Essendo tale danaro disponibile da più di un anno. E l'immobilismo del Comune è tanto tangibile, quanto avvilente. La trasparenza una regola non praticata:l'assemblea cittadina è venuta a conoscenza della disponibilità dei fondi solo lo scorso 12 luglio.
L'improvviso attivismo dei soliti noti non piace affatto all’assemblea cittadina che può solo prendere atto e contestare la spartizione che non tiene in alcun conto le esigenze vere di una città terremotata e disgregata che avrebbe bisogno di un piano condiviso con la popolazione per le politiche sociali.
Si prevedono, infatti, solo finanziamenti di nuove strutture ai soliti noti.
I cittadini vorrebbero sentir parlare di ripristino dell'esistente e di minor consumo possibile di territorio, oltre che di maggior attenzione alle loro necessità. Al contrario, è parso che tale attenzione venga profusa solo sugli appalti.
Sembra che il terremoto non abbia minimamente scosso le coscienze, né le poltrone dei nostri amministratori che continuano a decidere nelle stanze chiuse. Ignorando i principi di trasparenza, partecipazione, consultazione e ascolto. Valori che emergono dall'assemblea cittadina di Piazza Duomo da ormai sei mesi, e che, solo a parole, sindaco ed assessore hanno fatto proprie, ma che, nei fatti, non sono in grado di praticare.
Non rendendosi conto del disagio enorme che vivono i cittadini e della manifesta crescente consapevolezza, si continua ad operare nello stesso becero modo con cui la politica ha creato all'Aquila innumerevoli problemi, alcuni dei quali emersi nella reale gravità solo a causa del terremoto e della gestione post terremoto, senza che nessuno abbia pagato i conti con la giustizia. Il tutto appare quale un chiaro segno delle medesime dinamiche che da sempre non consentono ai nostri amministratori un agire libero nell'interesse della città.
Servono opere e azioni concrete di prevenzione sismica. Serve creare aree attrezzate per l’emergenza, visto che permaniamo in zona altamente sismica
Servono spazi fisici per laboratori di partecipazione. Servono interventi per la formazione ed il rilancio culturale. Servono strutture mobili ed iniziative a tutela della salute in una città in cui il consumo di psicofarmaci aumenta ogni giorno. Serve ridurre il disagio psico-fisico, e non costruire cattedrali nel deserto. In spazi che non saranno mai utilizzati dai pochi Aquilani che resisteranno a questi giochi criminali ed affatto focalizzati sulle necessità specifiche del territorio.
Serve una “casa dei cittadini” anche per il centro storico dell' Aquila,al pari di tutte le frazioni ed i comuni circostanti: un posto dove socializzare, incontrarsi,condividere informazioni per aumentare la consapevolezza democratica sulle scelte politiche che i nostri amministratori,al loro posto per volontà popolare e, quindi, dalla medesima revocabili, si appresteranno a fare .
E' quanto chiede, da tempo e a gran voce, l'assemblea cittadina.
Oltre all’approvazione del Regolamento per la Partecipazione.
Un luogo attrezzato per assemblee e workshop. Con connessione internet. Un luogo stabile nel quale i cittadini che gravitano nel centro storico possano riunirsi con agio e sicurezza.
Potrebbe ipotizzarsi la collocazione nel Parco del Castello, nel Parco del Sole, o nell'Ospedale di Collemaggio. O ovunque, purché in zona squisitamente centrale.
Servono rappresentanti politici che svolgano il ruolo di interlocutori con la gente del popolo da cui hanno ricevuto mandato e che non siano solo amministratori poco trasparenti del danaro pubblico,millantando indagini dettagliate sulle esigenze demografiche ,come l'improvvisata, quanto strumentale indagine fatta svolgere dall'assessore Pezzopane nelle new town, attraverso la quale si giustificano arbitrari finanziamenti a progetti non condivisi dalla comunità . Meglio sarebbe parlare con franchezza e chiamare le cose con il proprio nome :”nulla abbiamo fatto fin'ora, siamo stati sordi alle richieste dei cittadini. La minaccia che i fondi vengano ritirati ci spinge a trovare soluzioni affrettate”
Trasparenza, ascolto e partecipazione: questa le parole chiave che la cittadinanza pretende.
Se ci sarà chiarezza,ci sarà una popolazione disposta a capire le difficoltà, e a continuare a farsi carico dei problemi della città, nonostante l’evidente crisi dei poteri locali e le tragicomiche da “Ultimi giorni di Pompei”
Senza di essa sarà difficile che lo scontento, troppo a lungo mortificato, non tenti il coinvolgimento dell’autorità giudiziaria, che paralizzerebbe del tutto l’attività amministrativa, o , più verosimilmente, esploda in rivolta.


Documento approvato dall’assemblea cittadina di Piazza Duomo ieri mercoledì 18 agosto 2010 - ore 19,30

giovedì 12 agosto 2010

L'Aquila: dopo 16 mesi ancora situazione di stallo, con briciole per interventi a pioggia, ad usum delphini

La situazione a L’Aquila non esce dallo stallo: tutto fermo nonostante i proclami, nonostante le affermazioni, poi smentite, che il periodo de “i soldi ci sono/i soldi non ci sono” sarebbe definitivamente tramontato.
Finalmente ci sono i soldi, tutti in coro: ora i soldi non ci sono più.
E’ così che si è uccisa la città: incrementando l’incertezza oltre misura.
Le forze migliori prima o poi lasciano: anche chi rimane non può rischiare sulla base dei “dice che”, dell’assenza di progetto per la città. Chi resta attua una strategia di sopravvivenza temporanea, guardando altrove.
E’ la vita, oggi che tutto è divenuto precario, l’aumento delle variabili di incertezza è micidiale. E’ così che si costringe chi deve progettare impresa o anche assolvere funzioni pubbliche e non ha i mezzi per farlo , a mentire, a smentire , e poi a smentire ancora di aver smentito: i soldi ci sono, ci saranno, vediamo. Nove mesi di surplace.
Ci sarebbero o ci sono? avrebbe detto subito Totò.

Ci sarebbero purtroppo:
se Berlusconi e Bertolaso la smettessero di dare la colpa alle Istituzioni Locali
se Chiodi smettesse di dire che è colpa di Cialente
se Cialente smettesse di dire che è colpa di Chiodi e Berlusconi.
Discorso a parte per il Caro Guido, il duetto continua:
da una parte il Progetto CASE, dall’altra puntellamenti e macerie.
Ma perché dovrebbero smettere questi signori di prenderci in giro, se a tutti loro va bene così: si fa quel che si può, quando se e come si può, in modo assolutamente bipartisan precostituito, il test di compatibilità devono averlo fatto all’inizio, e tutto andava bene.

Con i Commissari si replica: tra cani non si mordono, consapevoli che il superiore interesse comune è affrontare con stile e professionalità le sfide di ogni giorno: tutto ok, poi L’Aquila è piena di gente che capisce, di professionisti abituati a trattare con politici e dirigenti.
Professionista del terremoto è chi è riuscito a trar fuori maggiore positività, non sono pochi quelli che aggreppiati all’una o l’altra zattera, navigano a vista mettendo a segno piccoli vantaggi ogni giorno.
Professionisti anche quelli che si sono rimessi in piedi da soli, che hanno trovato il modo di fare più soldi con il terremoto in barba ad ogni legge e lucrando benefici ed evasione da sballo, i nuovi Creso, che magari, per distrazione, continuano a addebitarci autonoma sistemazione e quant’altro.
Ci sono poi quelli che affittano a prezzi da capogiro, quelli che poiché non vogliono che qualcosa cambi i loro privilegi, si esercitano nell’arte di parlare male, con par condicio a giorni alterni dell’uno e dell’altro salvo poi a piegarsi reverente all’altro o all’uno nei giorni pari, ottenendo, secondo codici consolidati licenze, terreni e… altro.

Di diverso calibro costruttori, ingegneri, imprese e amministratori di condominio, quelli che stanno lavorando a ricostruire: anche se stanno velocemente imparando le strane alchimie per cui alcuni trovano conveniente prendere tanti lavori e farli con comodo, molto comodo, non c’entra la qualità, pronti a cogliere l’opportunità di una impalcatura da tenere montata anche tre mesi per un lavoro di sola pittura.
Sono proattivi, magari sparlano , ma fanno, aggiustano solo i fatti propri : della città, dell’insieme non frega niente a costoro, si associano a volte alle lamentele per evitare di essere discriminati da parenti o amici.
Sono coloro i quali hanno colto nel terremoto una opportunità, diversa da “quelliche ridevano”, che sognano magari di rifare L’Aquila comeradovera in attesa di una altra opportunità di terremoto da lasciare in eredità ai figli.
C’è chi , tra tanti sforzi e suppliche, prova a fidarsi, a riaprire il piccolo negozio in centro.
Ma possibile che a nessuno venga in mente che una città in transizione ha bisogno di una politica dei prezzi un po’ diversa: se il caffè a L’Aquila terremotata costa più che a Roma non è proprio un bel segnale.
Ci sono anche tanti cittadini normali che tutto questo subiscono adattandosi, cercando magari di capire se ci sono o non ci sono i soldi, se il politico c’è o ci fa, se dare o no attenzione a quello che dicono, se c’è una prospettiva per la scuola dei figli, per l’occupazione, per un vivere quotidiano cittadino degno di essere vissuto.
Una volta, molto tempo fa, ci si è provato, ad alzare la testa, con le carriole, poi con le mobilitazioni 22.000 una volta, poi 7000 a Roma.

E’ servito a qualcosa?
Nulla dal Governo, nulla dal Comune: trasparenza , partecipazione, accesso ai dati sono chimere, proprio in questi giorni stanno decidendo di impiegare 19 milioni di euro in infrastrutture sociali senza alcun piano programmatico, senza una visione d’insieme, a pioggia, come ai bei tempi, la fretta è la solita scusa. Senza partecipazione , né trasparenza.
Non c’erano i soldi, non ci sono adesso: i comportamenti dei potentati cittadini e statuali sono gli stessi, la protezione è d’obbligo, molte più persone sono ormai convinte che non ci sia trippa per gatti diversi da quelli doc: il sistema è intatto, immutato, corrotto! In mota manet.
In carenza di comunicazione istituzionale, per cercare di capire se la città ha futuro i cittadini continuano a riunirsi, discutono, apparentemente armati di buona volontà. Vorrebbero anche partecipare a ricostruire la città ma i manovratori non accettano confronti né consigli, vorrebbero il cittadino solo nel ruolo di tifoso, non di protagonista, meglio suddito che cittadino libero e pensante: c’è tempo per la PARTECIPAZIONE e TRASPARENZA.
Se i politici locali non sono in grado di valorizzare l’esperienza dell’assemblea cittadina significa solo che hanno altri interessi : e significa anche che sono contenti di come stanno le cose e non hanno interesse a cambiarle.
Appena si abbassa un po’ la guardia ecco pronta una linea di divisione, di intolleranza, di strumentalizzazione, di manovre: possibile che nessuno si ponga il problema dello sviluppo reale della città, di uno sviluppo sostenibile, della necessità vitale di superare le divisioni del passato, della necessità di stare uniti e di costruire, con questa unità, un modo di vivere nuovo, più aperto, accessibile, democratico, coinvolgente, partecipato dove trovino spazio argomenti del futuro prossimo come condivisione, informazione, comunicazione, web2.0, piazze telematiche, salute, prevenzione, qualità, solidarietà, libertà , partecipazione, trasparenza?
Ci vorrebbe proprio un salto di coscienza.
Possibile che nessuna forza politica senta la responsabilità del momento e sia capace di posporre gli interessi spiccioli al bene della città, possibile che non si capisca che il terremoto ha cambiato comunque tutto, che L’Aquila può forse sopravvivere oggi solo se si apre all’esterno, alle forze nuove, all’innovazione, al futuro, che se continua in questo modo avrà solo bisogno di becchini?

domenica 25 luglio 2010

La montagna e il topolino, manca il buon senso


Linee-di-indirizzo-strategico-per-la-ripianificazione-del-territorio.-Versione-del-20-luglio-2010

Questo è il link alla pagina dove è possibile scaricare il documento, pubblicato giorni fa, che dovrebbe essere propedeutico ad ogni decisione sulla ricostruzione: solo un mese per decidere, si sceglie il mese di agosto così i cittadini non possono intervenire, le persone normali sono in ferie, nè quindi protestare. Il compitino così è svolto, con le furberie burocratiche di stampo borbonico o romano.
Un metodo vecchio e stupido, non più di moda: ben altro ci vuole per i cittadini de L'Aquila oggi!
Comunque leggiamolo...
Oltre alle banalità ed ai dati statistici non riusciamo a trovarvi altre utilità: un libro dei sogni di un tecnico che presume di poter indirizzare un territorio che non conosce, perchè un territorio non è solo mura, foreste, fiumi e montagne che si possono fotografare ma soprattutto una popolazione che ha una sua identità precisa, ferita dal terremoto, misconosciuta purtroppo da chi è intervenuto a gestire l'emergenza senza rispetto per l'autonomia delle popolazioni.
Che il governatore della Regione Abruzzo pensi di far digerire agli aquilani, senza alcuna consultazione, nè partecipazione delle espressioni democratiche della popolazione aquilana, il compitino-ammuina che gli tocca svolgere per conto dei gran commis di stato legati alle varie lobby è davvero intollerabile da parte di una popolazione che ha dato ampia prova, con le ultime manifestazione del 16 giugno e 7 luglio, e con la sperimentazione reale di democrazia partecipata sui vari argomenti che sono poi divenute piattaforme rivendicative di tutte le istituzioni locali, regione compresa. Facite ammuina : è irrispettoso per le sofferenze dei cittadini!
Purtroppo non ce la sentiamo di attribuire ad ingenuità l'insistere nelle stesse modalità che hanno determinato i noti problemi del dopoterremoto.
Il fatto che il Governatore insista, per noi significa che non può fare diversamente e quindi si trova in un evidente conflitto di interessi che vuole la rovina dell'Aquila, non il suo bene.
Conflitto che va risolto se L'Aquila, la parte buona, non quella affaristica, vuole sopravvivere.
L'Assemblea Cittadina di oggi, dopo aver approvato, a larga maggioranza, un regolamento tipo per la partecipazione da presentare intanto  al Sindaco per l'approvazione,  ha deciso anche di indirizzare al governatore Chiodi un ulteriore documento per contestare per ora quelle modalità e chiedere la partecipazione ai sensi di legge: sia chiaro che non ci fermeremo, mò basta!
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Il futuro del Territorio presentato in uno spazio Ridotto.

Lunedi 26 luglio il Presidente Chiodi e la Struttura tecnica di missione organizzano l’incontro “L’Aquila 2020, poi?” con la presenza del pool di esperti designati per il processo di ricostruzione.
Si partirà dalle "Linee di indirizzo strategico per la ripianificazione del territorio", un documento ufficiale pubblicato il 20 luglio di oltre cento pagine che disegna i futuri assetti economici, sociali e urbanistici dei comuni del cratere.
Nel documento si prospetta come saranno le nostre città, le nostre case, i nostri lavori, i nostri spostamenti e le vite dei nostri figli.

Ci si sarebbe aspettati che, dopo mesi di attesa, un documento strategico per il futuro fosse stato presentato in un luogo adatto a favorire la massima partecipazione di tutti i cittadini. Invece per l’evento si è scelto il Ridotto del Teatro Comunale, il cui stesso nome indica il limitato numero di posti disponibili. Crediamo che, vista la bella stagione, sarebbe stato opportuno scegliere un luogo all’aperto per supportare tutte le richieste di partecipazione all’iniziativa.
Riteniamo inoltre che la metodologia con cui si è proceduto alla stesura delle linee guida di indirizzo strategico sia inaccettabile, figlia di vecchie logiche verticistiche che non hanno mai portato risultati positivi e che anzi nel nostro territorio hanno prodotto nei mesi scorsi errori macroscopici difficilmente recuperabili oltre alla formazione di consorterie affaristiche.
Sono stati infatti consultati solamente i Sindaci ignorando completamente il ricco dibattito che si è sviluppato in questo ultimo anno fatto di proposte, incontri, convegni a cui hanno partecipato una quantità straordinaria di cittadini ognuno con le proprie capacità, professionalità e idee.
Eppure le esperienze dei passati terremoti qualcosa dovrebbe pure insegnare. Le storie delle “ricostruzioni che non finiscono mai” hanno in comune, oltre all'insipienza e spesso alla criminalità dei poteri politici ed economici, anche, sempre e comunque, l'esclusione delle persone dalle decisioni sul loro futuro.
Le storie col finale lieto o perlomeno aperto, sono, invece, quelle dove le persone hanno potuto e saputo prendere parte. Gli abitanti hanno avuto parola, pensiero e immaginazione sull'abitare. Gli studenti sull'educare, i lavoratori sul lavorare, i pazienti sul curare, i cittadini e le cittadine sulle città.
Dalla segreteria del Presidente Chiodi è arrivato l’invito all’Assemblea cittadina di indicare due sole persone abilitate ad assistere alla presentazione senza possibilità di intervento.
Sono mesi che chiediamo al Commissario e alla STM di regolamentare la partecipazione dei cittadini alle scelte sulla ricostruzione. Questa è stata la risposta: due persone senza diritto di intervento.
Abbiamo allora deciso di esserci tutti il 26 luglio al Ridotto e invitiamo tutti i cittadini a cui interessa il proprio futuro a essere presenti, a pretendere di essere ascoltati in quella sede.
Nessuno può pensare di ricostruire un territorio senza i propri abitanti.
Produrrebbe risultati disastrosi. E questo non lo permetteremo mai.

sabato 17 luglio 2010

Ricostruzione de L’Aquila:strategie per il futuro



L’annuncio, da parte del Presidente Chiodi, del workshop “Ricostruzione de L’Aquila:strategie per il futuro” che coinvolgerebbe nomi di prestigio, pensato per inaugurare la stagione del confronto e della partecipazione con i cittadini, suscita molte perplessità, stando alle evidenze dei social network e blog cittadini fino a una vera e propria crociata da parte di alcuni che fanno carico alla regione di agire, continuando a ignorare le richieste di coinvolgimento dei cittadini.

Ci sono state due grosse manifestazioni che hanno coinvolto la maggioranza di cittadini ed istituzioni locali, ci sono state le manganellate, permangono tutte le carenze che hanno portato alle manifestazioni, non si è ottenuto nulla… e la regione torna a parlare ora delle magnifiche sorti e progressive per non affrontare i problemi reali.

Un altro modo per dilazionare i fondi necessari per la ricostruzione, come la struttura di missione che avrebbe dovuto istaurare un clima di confronto con i cittadini ed invece viene vissuta dai più come una istanza burocratica cui possono avere accesso solo piccoli gruppi privilegiati di cittadini: irreperibile o difficilmente accessibile, linguaggio troppo tecnico, comunicazione inefficace, lontana dalle emergenze cittadine.

L’assemblea cittadina aveva chiesto a Chiodi-Cialente-De Matteis un confronto per porre fine al teatrino “i soldi ci sono – i soldi non ci sono”, al rimpallo delle responsabilità per il non avvio della ricostruzione, cose pratiche, attuali, concrete insomma, e la risposta che arriva dal trio è “ripensiamo tutto dall’inizio con i grossi nomi”.

Le due cose non sono certo in relazione, la proposta innovativa che con il workshop si vuole sviluppare non implica certo il rigetto del confronto proposto dall’Assemblea cittadina, ma questo appare e crea disagi e difficoltà nella serena valutazione della proposta.

Il percorso fatto in questi mesi dall’Assemblea cittadina è piuttosto propositivo, dai tavoli dell’assemblea sono usciti vari progetti che hanno preso piede ( economia sostenibile) , stanno sviluppandosi (mappatura dei bisogni CASE) , regolamento per la trasparenza, regolamento di partecipazione ed anche , dal tavolo tasse, la piattaforma rivendicativa fatta propria da tutte le istituzioni e forze sociali della città territorio che è stata proposta al governo nelle ultime manifestazioni e che, non avendo avuto esito positivo con il governo,
né la giusta attenzione dal governo regionale, causa il perpetuarsi di uno stato di tensione che non giova certo al confronto e a un dialogo che può essere invece molto costruttivo.

Che i risultati raggiunti sino ad ora non siano soddisfacenti è un fatto, le vie percorse fino ad ora hanno mostrato limiti; che si voglia tentare , da parte delle istituzioni un percorso che aprirà "la stagione del confronto e della partecipazione con i cittadini aquilani" è cosa lodevole verso cui sarebbe bene non avere pregiudizi.

Come sarebbe bene che non ci si sottraesse mai al confronto con i cittadini perché è in nome e per conto dei cittadini che si opera e ad essi deve essere reso il conto delle cose fatte e non fatte: nascondersi dietro le modalità non paga, gli errori sono umani, la trasparenza, oggi, è d’obbligo.
Solo la chiarezza può generare fiducia.

Guardiamo pure avanti, al futuro disegno della città, coinvolgendo davvero tutti, recuperando per intero la gamma di proposte dei comitati e dell’assemblea cittadina, dei cittadini e oltre (non sono poche le proposte) ma riserviamo la giusta attenzione al presente, al cittadino aquilano che sta ancora in autonoma sistemazione, sulla costa, in case provvisorie, senza lavoro, ai giovani senza spazi sociali, all’assenza di spazi per la socializzazione, al recupero di luoghi , e di ambiti,dove sia possibile per i cittadini praticare la partecipazione insieme con le istituzioni: abbiamo avviato un processo di partecipazione assembleare che molti ci invidiano, non intendiamo bloccarlo certo per il tardivo irrompere nel cimento dell’elefante Regione, con i grandi luminari della scienza e della notorietà.

Che le persone chiamate a partecipare siano i massimi esperti nei rispettivi campi può lusingarci ma non più di tanto se guardiamo ad un’età media di 66 anni, nonni di tutto rispetto, chiamati a progettare il nostro futuro.

Se si fosse pensato a consultare i cittadini avremmo potuto consigliare di integrare la commissione con esperti di partecipazione e tanti altri giovani ricercatori nei vari campi, antropologi, sociologi, economisti, giuristi , esperti di comunicazione, esperti web2.0 per la ricostruzione partecipata, trasparente e condivisa che frequentano le nostre assemblee: per noi comunque non è un problema , se c’è buona volontà e non solo presunzione accademica siamo tutti qui, disponibili a lavorare per L’Aquila come facciamo da mesi, esposti e disposti anche alle manganellate, gentili ma non tanto fessi da farci prendere in giro da possibili coperchi.

Se poi vogliamo proprio progettare la città per il 2020 cominciamo almeno ad ascoltare anche scolari , giovani operai e studenti che saranno i protagonisti veri , e su cui ricadrà l’onere delle scelte, e fare in modo però che almeno le forze giovani siano ben preparate oggi per arrivare all’appuntamento in buono stato di conservazione e pronti a sostenere le inevitabili battaglie future.

La protesta cittadina degli ultimi giorni va considerata come una richiesta ultimatum al governo, vanificata la quale, è inevitabile rivolgere l’attenzione alle istituzioni locali: se i soldi non ci sono , vogliamo saperlo, se ci sono vogliamo che siano utilizzati, siamo davvero stanchi delle strategie: dismettere la politica degli annunci e smettere il teatrino è anche una forma di rispetto verso i cittadini e verso il delicato passaggio che una popolazione terremotata sta vivendo.

venerdì 9 luglio 2010

L’Aquila: che fare?



Le foto, ed i video, della manifestazione degli aquilani terremotati a Roma non hanno bisogno di commenti: le persone di buona volontà possono farsi una autonoma idea di quel che è successo.
Già il 16 giugno c’era stata una manifestazione a L’Aquila di almeno 25 mila persone, un terzo almeno della popolazione ,un corteo di 5 km che si è riversato sull’autostrada A24, bloccandola per alcune ore : televisione e stampa hanno taciuto.
E’ seguito un Consiglio Comunale, il giorno 24 giugno, tenuto a Roma , in prossimità del Senato: presenza bipartisan di tutto il parterre politico ma nessun ascolto attivo da parte del governo.
Quella del 7 luglio , a Roma, una manifestazione autorizzata, che vedeva la presenza di sindaci, gonfaloni e almeno 5000 persone (fonte IL GIORNALE 8 luglio 2009), cui è stato impedito di recarsi presso il Parlamento per richiedere attenzione e parità di trattamento riservato, in passato ma non solo, ad altri cittadini italiani nelle medesime condizioni.
Questo, in buona sostanza il problema.
Il governo si rifiuta di ascoltarci ed usa la polizia nella speranza di provocare incidenti da dare in pasto alle sue televisioni e stampa per continuare a non assumersi le proprie responsabilità : se i cittadini continuano a protestare c’è evidentemente qualche problema che il Presidente avrebbe fatto bene ad ascoltare direttamente.
Rifiutarsi di ascoltare può solo peggiorare le cose e far aumentare rabbia e legittimo sospetto dei cittadini: e sono tante le cose poco chiare in questo dopo terremoto, troppi gli errori, la faciloneria, lo show mediatico della tifoseria politica, tanta superficialità di uno Stato forte con i deboli che ai cittadini terremotati ha provocato inutile sofferenza in gran parte metabolizzata.
Anche troppa la signorilità, la calma dimostrata dai cittadini aquilani, ma deve esserci altro che alimenta la paura del Presidente, già inopinatamente accennata in diversa occasione, oltre la consapevolezza che ormai il bluff non è più sostenibile e che c’è del marcio nelle operazioni post terremoto come è evidente dalle inchieste in corso: qualcosa che se viene conosciuto nei dettagli può realmente mettere in crisi il governo o altissimi dignitari che fino ad ora ha recitato “tutto bene , madama la marchesa”.
Aver constatato di persona, nella vicenda Aquilana “ di che lacrime grondi e di che sangue” il potere mediatico del governo oggi, consente agli aquilani quella chiarezza che ancora manca in Italia ma cui dobbiamo tutti pervenire, come italiani, se vogliamo uscire dal pantano di una melmocrazia i cui danni sono egualmente evidenti a tutti mentre si offuscano possibili responsabilità sotto tifoserie troppo ben orchestrate.
Dare la colpa all’altro evidentemente rende in termini di pseudo consenso elettorale, ma quando è il padrone a farlo nei confronti del sottoposto è accettabile solo una prima volta, dovrebbe seguire una assunzione di responsabilità e risoluzione del problema: se l’errore si ripete quanto meno il padrone dovrebbe essere ritenuto responsabile del mancato licenziamento... ma noi , in Italia, lo santifichiamo e parliamo di miracolo anche quando non c’è, perché lo ha detto la televisione. Funziona. Questo è!
Come non pensare a Betolt Bretch: “ Per pescare in acque torbide Tizio a lungo accusa Caio ma alla fin, seduti a tavola, mangeranno il pan dei poveri…”
E oggi tocca a noi, terremotati aquilani, subire direttamente le disfunzioni di un sistema che tutti sappiano non funzionare e davvero non si capisce come potrebbe aver prodotto cose mirabili a L’Aquila se non per la voglia degli italiani di uscire dal pantano guardando solo al positivo della televisione, alle magnifiche sorti e progressive che ci vengono ancora dolosamente prospettate.
Le disgrazie nessuno se le cerca, e se è capitato qui ci saranno pure delle ragioni che ci coinvolgono, ma perché trattare i terremotati aquilani in maniera diversa dagli altri terremotati, perché militarizzare oltre misura il territorio, perché sospendere le garanzie costituzionali salvo poi negare l’evidenza. Le immagini sono più evidenti delle parole, tante sono impresse nella nostra memoria in modo indelebile, ed è un problema nostro.
Molti italiani vivono da spettatori, da tifosi queste vicende. E poiché la stampa nazionale come IL GIORNALE & altri non informano correttamente allora è stato necessario, per normali cittadini aquilani cominciare a parlarne sui blog, sui giornali on line che lo consentivano, con il passa parola dei social network e qualcuno ha cominciato ad aprire gli occhi: altro che “la grande campagna di disinformazione e di odio” di cui parla oggi il GIORNALE, si chiama informazione dal basso, sig. Sallusti e non si fa solo con i truci commenti ai suoi post sul giornale , da lì promana odio ma suppongo la facciano sentire realizzato.
Contento lei, il mondo è bello perché è vario, ma gli italiani non dovrebbero aver bisogno di ingraziarsi né Berlusconi, né altri; il fattore umano è importante ed è anche giusto che sia tenuto in considerazione ma i diritti di cittadinanza non possono esservi sottoposti: viviamo in uno stato di diritto, non in uno stato di favore.
Noi abbiamo il massimo rispetto per le funzioni del Presidente del Consiglio e, come cittadini, pensiamo di rapportarci a lui nel convincimento che sarebbe stato suo dovere ascoltarci, qui a L’Aquila, dove è venuto tante volte per le passerelle televisive:non ha sentito mai il bisogno di ascoltare.
Agli Italiani va bene così, forse si sono stancati o, evidentemente, non hanno nulla da dire, noi invece avremmo voluto dire la nostra su cose che ci riguardano e che condizionano la nostra vita.
Questa la ragione per cui, visto che qui qualcosa non va, e il Presidente non sembra informato, abbiamo pensato di andare a dirlo in Senato, a Roma, in 5000, pagando ciascuno il suo biglietto, chiedendo giorni di ferie, chiedendo regolare autorizzazione , e buscando manganellate, d’assestamento, dicono da queste parti.
Non abbiamo ottenuto nulla pare, se non contentini e ulteriori chiacchiere, avremmo voluto chiedere parità di trattamento con gli altri terremotati L’Aquila e una decisione definitiva del Governo. Aspetteremo?
Se chi lotta contro l’ingiustizia è vinto,
non per questo l’ingiustizia ha ragione
In realtà le nostre sconfitte
Non provano nulla, se non che
Siamo troppo pochi
noi che lottiamo contro gli iniqui
e da chi sta a guardare aspettiamo
che almeno si vergogni!

giovedì 8 luglio 2010

La CRICCA comincia ad avere paura: perchè impedisce agli AQUILANI di entrare a Roma?

Che tutti gli italiani siano stati presi per il culo da questo gruppo di imprenditori (o di prenditori) lombardi nessuno può ignorarlo anche se troppi romani gli sono diventati simili: brutta l'assoluta paura, infantile, del confronto.
Almeno cinquanta anni indietro in termini di democrazia.
Un governo cialtrone: complimenti a tutti gli italioti!
VERGOGNA, VERGOGNA, VERGOGNA
stazioneMIR stato fascista .... Ma è solo l'inizio
**** meglio ridere...
Bollò, Cocciò, Resecò, Pazzò, Topò e l'immancabile Pesciò.
Questi gli infiltrati NON AQUILANI identificati dal capo della polizia
Manganelli.
c'era anche Melò!
Pure Broccolò!
France', te sta a sbaglia': Broccolo' stea n'mezzo aj poliziotti!
Rosecò invece...sta aju parlamento!
*****

domenica 20 giugno 2010

L'AQUILA - APRILE 2009 > GIUGNO 2010

"Addio", disse la volpe. "Ecco il mio segreto. E' molto semplice: non si vede bene che col cuore. L'essenziale è invisibile agli occhi".
" L'essenziale è invisibile agli occhi", ripeté il piccolo principe, per ricordarselo.
" E' il tempo che tu hai perduto per la tua rosa che ha fatto la tua rosa così importante".
"E' il tempo che ho perduto per la mia rosa…" sussurrò il piccolo principe per ricordarselo.
" Gli uomini hanno dimenticato questa verità. Ma tu non la devi dimenticare.
Tu diventi responsabile per sempre di quello che hai addomesticato. Tu sei responsabile della tua rosa…"
" Io sono responsabile della mia rosa…." Ripetè il piccolo principe per ricordarselo.


giovedì 17 giugno 2010

L'Aquila all'Italia: svoltare pagina


I numeri (ventimila, un quarto almeno della popolazione coinvolta, come se a Roma , per un problema locale, manifestassero in 500.000 o a Milano in 300.000 o , per un problema nazionale, si ritrovassero in 15 milioni), la qualità delle presenze (adesioni di cittadini di ogni età e di tutte le istituzioni del cratere, Sindaci, Consigli Comunali, Consiglio Provinciale, Università, ordini professionali, istituzioni ecclesiastiche, associazioni), le rivendicazioni e la compostezza della nostra manifestazione, ci dicono che L’Aquila si è svegliata ed annunciano all’Italia che è, per tutti, ora di svoltare pagina.
All’Italia, e non solo al governo, perché al dramma aquilano (la gestione del dopo terremoto con leggerezza, show televisivi, il consenso tacito all’emergenza oltre misura che ha portato alla sospensione delle garanzie istituzionali ed a prevaricare i diritti della persona con la scusa di costruire CASE per terremotati e un rilancio dell’economia (teorema tutto da verificare considerato che le ruberie in atto, qui purtroppo evidenti, che vanno emergendo nonostante i decreti sulle intercettazioni, non hanno avvantaggiato gran che l’economia nazionale …) ha partecipato l’Italia intera.
Il governo come attore televisivo alla ricerca di show e consenso, gli Italiani compiaciuti di sapere affidato un dramma così impegnativo a un presidente superman che pensa al bene dei terremotati, che ha interesse a ben operare: meno male che Silvio c’è.
Impossibile qualsiasi critica, annientata qualsiasi autonomia: chi ha provato a reagire ha dovuto costatare di quale brutalità sia stata capace la cosiddetta Protezione Civile.
Brutalità, e leggerezza, trasferita di peso su gran parte della pubblica opinione nazionale a guardare i commenti sui blog dei grandi quotidiani: persino chi ha espresso solidarietà è infastidito oggi dall’apprendere che le cose non stanno proprio come gli è stato raccontato e magari pensa ai terremotati come menti fragili che hanno già avuto troppo.
Lo status di terremotato è disabilitante, sappiamo noi come fare, voi state buoni, facciamo noi.
Dalla manifestazione di oggi una prima risposta: “Siamo cittadini in uno stato di diritto, non sudditi in uno stato di favore “,”Sussidiarietà e partecipazione, questa è la nostra ricostruzione”, “EQUITA’, Ministro Tremonti, venga al confronto, noi siamo pronti” sono alcuni dei slogans che scandivano i partecipanti. Serve a poco scriverne, ci sono foto e filmati, …. e l’assenza assordante del sistema mediatico nazionale che continua a parlare di nutella, biascicare di aria fritta mentre nulla dice, per esempio, sulla crisi o sulla legge bavaglio: meglio che gli Italiani continuino a non pensare, fanno loro, non c’è problema.
A L’Aquila tutto è ok! Così Berlusconi è contento e i giornalisti e politici sbarcano il lunario: bisogna pur campare. “Mò basta!” si leggeva sulla maglietta di un partecipante.
Non avendo però la presunzione di poter dire cos’è giusto a tutti gli italiani, noi ci limitiamo a rapportarci agli aquilani e cominciare da qui a ricostruire la collettività prima ancora delle case. “Non si vive di sole CASE”, c’era su un altro cartello.
Vogliamo, come tutti qui, esprimere il nostro senso di libertà partecipando, e saremo presenti per chiedere, per controllare, per meglio comprendere come progettare una nuova città territorio che sia reale incontro delle genti, luogo di trasparenza, cultura e di bellezza, di auto sostenibilità, una città nuova che si ponga il problema di una migliore qualità della vita per tutti, nessuno escluso.
E siamo contenti di constatare di trovarci in sintonia soprattutto con la parte più giovane della città, quelli che poi dovranno farsi carico, con altri, di queste aspettative.
C’è speranza che L’Aquila torni a volare: è l’inizio di una nuova fase in cui non avremo paura né di ammettere i nostri errori , né delle contestazioni; il ri-conoscersi, dirsi le cose è il primo passo, poi ri-scopriremo quello che abbiamo in comune: abbiamo fatto oggi un primo passo importante verso l’unità di tutti gli aquilani, un po’ di pazienza è necessaria ma non è mai troppo tardi!

Ezio Bianchi


Riportiamo integralmente il volantino distribuito durante la manifestazione:

IL NOSTRO FUTURO è ORA
Siamo di nuovo per strada, siamo tanti e più forti di chi ci vorrebbe in ginocchio. Di nuovo in piazza per opporci al meccanismo che ci prende alla gola e ci ricatta. L’ennesima proroga di sei mesi nella restituzione delle tasse arretrate è solo un ulteriore presa in giro. Dover pensare ogni 6 mesi a ripagare le imposte serve a fiaccare energie. Ancora non si vuole stabilire in che forme e in che tempi questo debba avvenire e ciò costituisce un ulteriore incertezza che si scaglia sulle nostre esistenze già da sé iper precarie qui a L’Aquila e nel cratere sismico.  Questa strategia di sistematica produzione dell’incertezza deve interrompersi. Pretendiamo il diritto ad una relativa tranquillità che ci permetta di pianificare le nostre vite investendo tempo e energia su ciò che ci interessa e di cui abbiamo veramente bisogno. Tutto ciò è impossibile se non si danno delle certezze come è accaduto per la restituzione delle tasse per il terremoto umbro  e come la piattaforma di questa manifestazione suggerisce. Certezze che devono dirci quanti soldi ci sono per questo territorio, dove sono, come e quando vengono stanziati. Il sistema delle ordinanze è un altro dei meccanismi di ricatto che ci permette di avere il minimo solo quando siamo affamati e tirano venti di rivolta.

Qui non c’è lavoro, non c’è una prospettiva. Invece di elemosinare l’autonoma sistemazione si potrebbe attuare una così detta microzonazione sociale che permetta di individuare le misure giuste per differenti situazioni come ad esempio un reddito sociale garantito.

Non vogliamo altro assistenzialismo. Sappiamo che sarà dura e vogliamo essere messi in grado di rialzarci in maniera autonoma senza dover aspettare sempre l’intervento dello Stato. Siamo stufi di essere trattati da terremotati sfortunati. Siamo persone in carne ed ossa con i nostri corpi e i nostri desideri, individui liberi e pensanti e per questo contro il fascismo, la xenofobia, il razzismo, l’omofobia, la segregazione. Che sanno bene di trovarsi in una situazione particolare ma simile a tante altre di disagio. Che non ci stanno però a soccombere, ad abbassare la testa e ad accettare i privilegi e le ingiustizie. Vogliamo vivere!!! al di là del terremoto  Vogliamo che smettano le parate di governo su questo territorio e si smetta definitivamente di parlare di miracoli. Fate quello che vi spetta fare, sinceramente.  Senza operazioni solo di facciata e per il proprio tornaconto.

Come si capiva già dal decreto Abruzzo i soldi – e ora iniziano a dirlo anche le istituzioni -  non bastano a causa degli sprechi di quest’emergenza affrontata male. “Dalle tende alle case” il dogma assoluto del governo, è significato quasi un miliardo di euro per un assistenzialismo forzato e non ancora terminato che ha assicurato solo ad una parte degli sfollati il diritto ad una abitazione degna. La disgregazione scientifica di una città in 19 quartieri dormitorio lontani dalla città e in cui ognuno, ogni nucleo familiare, è lontano dai luoghi che prima viveva e dai vicini di sempre.  A fronte di una cifra spropositata per costruire quartieri senza nessuna logica e definitivi, migliaia di persone vivono da un anno e mezzo ancora negli alberghi lontani dalla città e nelle caserme. Gli anziani e i più deboli in generale vengono lasciati ai margini. Gli adolescenti stanno crescendo in una non-città con l’unica attrattiva del centro commerciale.

Manca un’idea di città. A L’Aquila attualmente non esiste una piazza. I militari fastidiosamente ancora sulla  strade fanno sembrare questo un territorio di guerra. Intanto si è rivoluzionato un territorio in maniera permanente senza prevedere un piano urbanistico. Sembra che tutti girino dappertutto alla ricerca di tutto come atomi impazziti o restino nella funzionale solitudine di una TV al plasma in comodato d’uso. Una (ri)costruzione quella del piano c.a.s.e., priva di ogni significato sociale e culturale in una città che almeno fino al 6 Aprile era soprattutto Universitaria e che vogliamo ci rimanga. Ma dove sono gli alloggi per gli studenti fuorisede? Quali sono le strutture e i luoghi che possano in qualche modo supplire alla non agibilità del centro storico, la vera attrattiva per gli studenti.

E’ chiaro che se le cose sono andate così e ci ritroviamo nell’attuale situazione  è soprattutto a causa di una classe politca locale inconsistente e incompetente che si è facilmente lasciata imporre un modello, incapace nemmeno di  ottenere qualcosa in cambio. Lo spettacolo del miracolo dell’Aquila è stato possibile grazie alla sistematica prostrazione del sindaco dell’Aquila, della provincia e della regione verso i poteri forti che venivano dall’alto. Sindaco che se oggi partecipa alla manifestazione – sappia- che lo fa anche contro se stesso, verso i suoi errori che ci hanno condotto fin qui.

Su questo territorio manca ogni tipo di progettazione e prospettiva  economica e sociale. Molti piccoli comuni e frazioni il loro terremoto lo vivevano già da tempo, da prima del 6 Aprile e si chiamava spopolamento. Cosa sarà di tutti i borghi? Ci si è resi conto della vera entità del danno? C’è la vera intenzione di ripararlo e con quale progetto? Sono problemi la cui risposta non va delegata alle istituzioni ma di cui si deve far carico la cittadinanza costruendo esperienze di partecipazione dal basso.

Come 3e32 da più di un anno ci battiamo per il 100% di ricostruzione, della partecipazione e della trasparenza. In maniera drammatica e sistematica si è andati dall’inizio in un’altra direzione. Ma forse ancora non è troppo tardi.

Comitato 3e32 @ casematte

mercoledì 16 giugno 2010

Tensione a iosa, e a gratis, da politica dei piccoli passi, alla Kissinger

Letta - Chiodi ci riprovano : promettono di dilazionare la restituzione di ben 6 mesi, comunicano che la sospensione è finita con il corrente mese di giugno, che forse per le piccolissime aziende si vedrà...

Questa è la conferenza stampa sull'impegno assunto dal Governo a presentare un emendamento al ddl sulla manovra economica per garantire la proroga della sospensione delle tasse ai cittadini abruzzesi colpiti dal terremoto.



DOPO L'ENNESIMA PRESA IN GIRO, E' ANCORA PIù IMPORTANTE PARTECIPARE ALLA MANIFESTAZIONE DEL 16 GIUGNO ALLE ORE 16.00 ALLA VILLA COMUNALE, PER DIMOSTRARE LA DIFFERENZA TRA DIRITTI ED ELEMOSINA.
L'AQUILA E' UNA CITTA' CHE VUOLE LAVORARE, VUOLE ESSERE RICOSTRUITA, VUOLE VIVERE.
NON POSSIAMO PIU' ACCETTARE DI DOVER ELEMOSINARE QUELLO CHE E' UN NOSTRO DIRITTO E SPERARE CHE IL POTENTE DI TURNO CI CONCEDA QUALCHE FAVORE

venerdì 11 giugno 2010

L’Aquila 16 giugno 2010 : Mobilitazione generale per rendere possibile la ripartenza.


Dal mese di agosto 2009, a cura della Protezione Civile, fu lanciata la campagna stampa “gli attrezzi per ripartire”, di cui è rimasto solo il manifesto che riportiamo.
Con grande pubblicità, stampa e televisione e manifesti ,fu contenta e convinta l’Italia: a L’Aquila tutto ok.
Pochissime invece le imprese che sono riuscite a ripartire perché mancano le condizioni minime per attivare un qualsiasi ciclo economico.
Nella finanziaria che il Governo si appresta ad approvare a fine giugno non è prevista alcuna clausola che possa tutelare il ripristino delle attività produttive del nostro territorio, da giugno riparte anche il pagamento delle tasse e se lavoratori dipendenti e pensionati  si vedono decurtato lo stipendio per tasse nuove e vecchie da restituire, anche  quella micro economia che si è sviluppata dopo il sisma va a pallino.
Intanto si moltiplicano le ordinanze con obblighi burocratici per rendere difficoltosa sin anche la ricostruzione leggera ed impossibile la ripartenza delle imprese.
Qualcosa , evidentemente, non ha funzionato, ed ora è chiaro a tutti.
In tanti hanno sbagliato, ma tanti altri non lo hanno impedito: una forza più grande di noi ci ha impauriti, ha coinvolto anche il potere che si è manifestato in modo deleterio per noi aquilani.
“Una tragedia sociale, culturale, identitaria è stata ridotta a problema edilizio e televisivo.”
La scenografia dell’evento ha guadagnato il proscenio fino ad oscurare la realtà: infantilizzata la popolazione, soppressi i concetti di autonomia e partecipazione, le vecchie categorie di “consenso” e “dissenso” hanno lasciato il posto a “gratitudine” e “ingratitudine”, tanto da ribaltare  il rapporto fra cittadini e politica, da trasformare i cittadini in tifosi.
Ora è necessario superare la tifoseria, guardare de visu la realtà dell’Aquila è :ci ritroviamo, dopo un anno, ad affrontare problemi che avrebbero dovuto avere già ampia definizione e soluzione.
La stragrande maggioranza degli italiani, teledipendente, ha recepito il messaggio : a L’Aquila tutto ok!. E lo slogan è passato persino tra gli aquilani, non si poteva fare meglio, stanno facendo, hanno promesso, faranno.
Ora che i soldi sono finiti, e la crisi nazionale non consente più di raccontar frottole, anche i veli delle ultime illusioni cadono, vacilla il perbenismo ad ogni costo, ci si accorge che lo “stato di favore” non è migliore dello “stato di diritto”.
Le divisioni per tifoserie non ci hanno aiutato, guardiamo L’Aquila quale essa è oggi, senza futuro né ricette miracolistiche, il re è nudo: i problemi sono degli aquilani come, in fondo, è giusto che sia. Per fortuna cominciamo tutti a considerare  che una nuova appartenenza è possibile: la scelta condivisa del nostro comune futuro.
.Anche il Consiglio Comunale si accorge, all’unanimità, che proprio gli studi elaborati dalla assemblea cittadina, sì proprio quell’insieme di comitati, associazioni, cittadini che, mal tollerato, da mesi presidia Piazza Duomo con il Tendone, vanno recepiti quasi integralmente ed opposti al Ministro del Tesoro perché prenda atto, visiti L’Aquila magari, e consideri la situazione per quella che è, e non per quello che appare.
Siamo riusciti a far ragionare finalmente Sindaco e Consiglio, ci riusciremo con Regione e Provincia, e , tutti insieme, affronteremo il Governo per vedere riconosciuto il nostro diritto di cittadini italiani, “NON CHIEDIAMO PRIVILEGI MA EQUITA’ RISPETTO AD ALTRI TERREMOTI”,  dove per equità deve intendersi quello che hanno già avuto i terremoti della Repubblica: ricostruzione vera, sostegni economici concreti: detassazione, zona franca, tassa di scopo, se serve.
E gli strumenti saranno, finalmente, quelli che in uno stato di diritto i cittadini hanno: la richiesta, la manifestazione, ogni azione a tutela del nostro diritto prevista dalla Costituzione.
“Venga pure all'Aquila tranquillamente signor Presidente. E venga anche Bertolaso. Nessuno sparerà a nessuno. Certo, non si aspettino le ovazioni dei primi mesi dopo il terremoto, ma se lo Stato ci abbandona, L'Aquila morirà. Lo Stato, signor Presidente, quello stesso Stato di cui Lei e il Sottosegretario Bertolaso siete al servizio.”
Ecco, questo si scrive a L’Aquila in risposta alle paure senili di Berlusconi.
Da queste parti si è anche capito che una cosa è la televisione,  altra cosa è la realtà: sarà bene, nel confronto, che il governo ne tenga conto!  Venga pure il Ministro Tremonti, senza la televisione! Abbiamo bisogno di un confronto concreto per progettare il nostro futuro.
Vogliamo essere ottimisti , e dar fiducia soprattutto ai nostri rappresentanti, nella convinzione che non ci servono campioni ma persone mediamente consapevoli , chiare , ed oneste: abbiamo problemi enormi, ci stiamo giocando il destino della città, il futuro dei nostri figli.
E saremo presenti per chiedere, per controllare, per meglio comprendere come progettare una nuova città che sia reale incontro delle genti, luogo di trasparenza, cultura e di bellezza, di auto sostenibilità, una città nuova che si ponga il problema di una migliore qualità della vita per tutti, nessuno escluso

domenica 6 giugno 2010

Nuove tasse a L'Aquila: nuove divisioni, autonomi e pensionati, professionisti e dipendenti, etc.. VERGOGNA! VERGOGNA! VERGOGNA!



Grazie Alberto !
Il dramma c'era già a dicembre 2009, come testimonia il video di Alberto Puliafito
Poi arrivò all'alto un'ordinanza, come un regalo di Natale. In Marche e Umbria, gli arretrati si iniziarono a pagare dopo 12 anni. Questo è un metodo per tenere costantemente sotto shok una popolazione. Per ren...derla inerme. Per impedire qualsiasi forma di pianificazine a lungo termine. Per renderla dipendente dall'assistenzialismo. Per farla apparire come ingrata. E' una tecnica di controllo sociale. E' un modello di shock economy.

IL MALE non è soltanto di chi lo fa, ma anche di CHI, potendo impedire che lo si faccia, NON LO IMPEDISCE.

sabato 5 giugno 2010



ANCHE DOMANI, DOMENICA 6 GIUGNO,
PIAZZA DUOMO E PIAZZA SAN BERNARDINO dalle ore 10,30 per
UNA CARTOLINA da L'AQUILA - UNITI CE LA FAREMO

sabato 29 maggio 2010

LE STRAGI DEL 1992 ? mafia di stato

"Quella notte ( delle bombe) del 27 luglio 1992 ....
ho temuto il colpo di Stato"
Carlo Azelio Ciampi allora Presidente del Consiglio.

Erano quelli del piano di rinascita?

Per chi vuole capire un link:

http://www.loggiap2.com/piano_di_rinascita.htm


Se l'attuale governo volesse chiarire o non impedire che venga fatta chiarezza capiremmo persino qualcosa in più anche del nostro dopoterremoto...
Un frammento per i più pigri.
Mutatis mutandis , è un testo... del 1975?,... intelligenti pauca.

Nei confronti della stampa (o, meglio, dei giornalisti) l'impiego degli strumenti finanziari non può, in questa fase, essere previsto nominativamente. Occorrerà redigere un elenco di almeno 2 o 3 elementi, per ciascun quotidiano o periodico in modo tale che nessuno sappia dell'altro. L'azione dovrà essere condotta a macchia d'olio, o, meglio, a catena, da non più di 3 o 4 elementi che conoscono l'ambiente. Ai giornalisti acquisti dovrà essere affidato il compito di "simpatizzare" per gli esponenti politici come sopra prescelti in entrambe le ipotesi alternative 1c e 1d.
In un secondo tempo occorrerà:
a) acquisire alcuni settimanali di battaglia;
b) coordinare tutta la stampa provinciale e locale attraverso una agenzia centralizzata;
c) coordinare molte TV via cavo con l'agenzia per la stampa locale;
d) dissolvere la RAI-TV in nome della libertà di antenna ex art. 21 Costit.


Certo si può anche continuare a pensar bene... non c'è limite al peggio!

mercoledì 26 maggio 2010

Velleità o volontà di rinascita?

Il Consiglio Comunale de L’Aquila ritrova l’unanimità in un documento per richiedere al Governo la proroga della sospensione delle tasse nel cratere: proroga indispensabile per evitare il tracollo immediato della situazione economico-finanziaria.
Chiedere impegni ad altri, sia pure al Governo, è piuttosto semplice, ma c’è determinazione per attuare , all’interno della città, per quanto dipende da noi, la disponibilità a fare sacrifici, ad aprirsi, a rischiare, a cambiare qualcosa?
L'Aquila, come polis, si ricostruirà solo se saremo capaci di superare le burocrazie locali, nazionali ed europee, anche la legge, se serve, ed attuare le scelte necessarie ad ipotizzare una nuova città che superi la sua proverbiale immobilità e si proietti nel futuro con un tasso di partecipazione attiva inversamente proporzionale all'età.
La mancanza dei partiti, sulla scena locale e nazionale, non deve essere vista come un punto debole, o un danno. E', piuttosto, un'ottima opportunità per avviare un colloquio costruttivo con i cittadini, basato principalmente sulla trasparenza dell'azione politica e sulla comunicazione costante delle informazioni, utile a tutti noi per diminuire le incertezze e per renderci parte attiva degli eventi che coinvolgeranno le nostre esistenze. L'avvio del processo di ricostruzione  potrebbe essere l'occasione ideale per superare i luoghi comuni, per attivare la partecipazione e per renderci, finalmente, attori in una situazione che, fino ad oggi, ci ha visti impotenti spettatori.
Negli ultimi giorni abbiamo assistito anche a un Consiglio Comunale che ha approvato all’unanimità un documento per la richiesta di proroga della sospensione delle tasse che ha accolto molti suggerimenti elaborati nei tavoli di discussione dell’assemblea di Piazza Duomo.
Ne prendiamo atto, è una goccia in un mare di necessità e urgenze che potrebbe essere di qualche utilità, ma forse è tempo che ci si renda conto che quello che deve cambiare è il clima generale della città, dell’ambiente non responsivo, è ciò può esser fatto solo attivando, ricercando la partecipazione dei cittadini.
Il Consiglio Comunale sta traccheggiando da un anno senza dare risposte per decidere l’approvazione di un regolamento di partecipazione, che l’assemblea cittadina ripresenterà, attualizzato e definito nei particolari, nei primi giorni di giugno chiedendone l’accoglimento immediato: si chiudano a chiave , e decidano, in un giorno, non possiamo aspettare oltre.
Mostri responsabilità la classe dirigente della città: senza la partecipazione dei cittadini non si modifica il clima di stasi , di frustrazione della città,  e L’Aquila oggi ha reale bisogno di apertura e di ascolto nei confronti dei giovani, dei disoccupati , di chi vuole ripartire affrontando il rischio ma senza troppi bastoni tra i piedi.
L’adozione immediata di un Regolamento di Partecipazione consentirebbe a tutte le forze in campo di attivarsi per dare il meglio di sé al processo di ricostruzione della città ed alla sua rinascita sociale ed economica che , forse, è ancora possibile.
Per il problema proroga-tasse mostrarsi uniti è indubbiamente utile, ma sappiamo che l’esito non dipende solo da noi; diversamente, per quanto riguarda la ricostruzione sociale ed economica rendiamoci conto che il buon esito dipende solo da noi, dalla voglia di partecipazione  che i cittadini stanno chiedendo a gran voce e dalla disponibilità del Consiglio Comunale a rinunciare ai privilegi e schemi di potere superati e frenanti già in tempi normali che si stanno rivelando ora assolutamente inadatti a gestire la città in una situazione di emergenza, ed il cui perdurare determinerà l’impossibilità del cambiamento necessario alla rinascita della città.