venerdì 11 giugno 2010

L’Aquila 16 giugno 2010 : Mobilitazione generale per rendere possibile la ripartenza.


Dal mese di agosto 2009, a cura della Protezione Civile, fu lanciata la campagna stampa “gli attrezzi per ripartire”, di cui è rimasto solo il manifesto che riportiamo.
Con grande pubblicità, stampa e televisione e manifesti ,fu contenta e convinta l’Italia: a L’Aquila tutto ok.
Pochissime invece le imprese che sono riuscite a ripartire perché mancano le condizioni minime per attivare un qualsiasi ciclo economico.
Nella finanziaria che il Governo si appresta ad approvare a fine giugno non è prevista alcuna clausola che possa tutelare il ripristino delle attività produttive del nostro territorio, da giugno riparte anche il pagamento delle tasse e se lavoratori dipendenti e pensionati  si vedono decurtato lo stipendio per tasse nuove e vecchie da restituire, anche  quella micro economia che si è sviluppata dopo il sisma va a pallino.
Intanto si moltiplicano le ordinanze con obblighi burocratici per rendere difficoltosa sin anche la ricostruzione leggera ed impossibile la ripartenza delle imprese.
Qualcosa , evidentemente, non ha funzionato, ed ora è chiaro a tutti.
In tanti hanno sbagliato, ma tanti altri non lo hanno impedito: una forza più grande di noi ci ha impauriti, ha coinvolto anche il potere che si è manifestato in modo deleterio per noi aquilani.
“Una tragedia sociale, culturale, identitaria è stata ridotta a problema edilizio e televisivo.”
La scenografia dell’evento ha guadagnato il proscenio fino ad oscurare la realtà: infantilizzata la popolazione, soppressi i concetti di autonomia e partecipazione, le vecchie categorie di “consenso” e “dissenso” hanno lasciato il posto a “gratitudine” e “ingratitudine”, tanto da ribaltare  il rapporto fra cittadini e politica, da trasformare i cittadini in tifosi.
Ora è necessario superare la tifoseria, guardare de visu la realtà dell’Aquila è :ci ritroviamo, dopo un anno, ad affrontare problemi che avrebbero dovuto avere già ampia definizione e soluzione.
La stragrande maggioranza degli italiani, teledipendente, ha recepito il messaggio : a L’Aquila tutto ok!. E lo slogan è passato persino tra gli aquilani, non si poteva fare meglio, stanno facendo, hanno promesso, faranno.
Ora che i soldi sono finiti, e la crisi nazionale non consente più di raccontar frottole, anche i veli delle ultime illusioni cadono, vacilla il perbenismo ad ogni costo, ci si accorge che lo “stato di favore” non è migliore dello “stato di diritto”.
Le divisioni per tifoserie non ci hanno aiutato, guardiamo L’Aquila quale essa è oggi, senza futuro né ricette miracolistiche, il re è nudo: i problemi sono degli aquilani come, in fondo, è giusto che sia. Per fortuna cominciamo tutti a considerare  che una nuova appartenenza è possibile: la scelta condivisa del nostro comune futuro.
.Anche il Consiglio Comunale si accorge, all’unanimità, che proprio gli studi elaborati dalla assemblea cittadina, sì proprio quell’insieme di comitati, associazioni, cittadini che, mal tollerato, da mesi presidia Piazza Duomo con il Tendone, vanno recepiti quasi integralmente ed opposti al Ministro del Tesoro perché prenda atto, visiti L’Aquila magari, e consideri la situazione per quella che è, e non per quello che appare.
Siamo riusciti a far ragionare finalmente Sindaco e Consiglio, ci riusciremo con Regione e Provincia, e , tutti insieme, affronteremo il Governo per vedere riconosciuto il nostro diritto di cittadini italiani, “NON CHIEDIAMO PRIVILEGI MA EQUITA’ RISPETTO AD ALTRI TERREMOTI”,  dove per equità deve intendersi quello che hanno già avuto i terremoti della Repubblica: ricostruzione vera, sostegni economici concreti: detassazione, zona franca, tassa di scopo, se serve.
E gli strumenti saranno, finalmente, quelli che in uno stato di diritto i cittadini hanno: la richiesta, la manifestazione, ogni azione a tutela del nostro diritto prevista dalla Costituzione.
“Venga pure all'Aquila tranquillamente signor Presidente. E venga anche Bertolaso. Nessuno sparerà a nessuno. Certo, non si aspettino le ovazioni dei primi mesi dopo il terremoto, ma se lo Stato ci abbandona, L'Aquila morirà. Lo Stato, signor Presidente, quello stesso Stato di cui Lei e il Sottosegretario Bertolaso siete al servizio.”
Ecco, questo si scrive a L’Aquila in risposta alle paure senili di Berlusconi.
Da queste parti si è anche capito che una cosa è la televisione,  altra cosa è la realtà: sarà bene, nel confronto, che il governo ne tenga conto!  Venga pure il Ministro Tremonti, senza la televisione! Abbiamo bisogno di un confronto concreto per progettare il nostro futuro.
Vogliamo essere ottimisti , e dar fiducia soprattutto ai nostri rappresentanti, nella convinzione che non ci servono campioni ma persone mediamente consapevoli , chiare , ed oneste: abbiamo problemi enormi, ci stiamo giocando il destino della città, il futuro dei nostri figli.
E saremo presenti per chiedere, per controllare, per meglio comprendere come progettare una nuova città che sia reale incontro delle genti, luogo di trasparenza, cultura e di bellezza, di auto sostenibilità, una città nuova che si ponga il problema di una migliore qualità della vita per tutti, nessuno escluso

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