sabato 27 febbraio 2010

CONFERMATA LA MANIFESTAZIONE per DOMENICA 28 Febbraio 2010 - ore 10

Superando le perplessità iniziali dovute anche all'appesantirsi ultimo di problemi di sicurezza, il Sindaco Cialente autorizza l'accesso a circa 45 persone che rilasceranno i loro estremi assumendosi personalmente la responsabilità di quanto potrebbe accadere in Piazza Palazzo.
Questo gruppo di persone lavorerà materialmente sul cumulo di macerie, operando una differenziazione sul posto (DIETRO INDICAZIONI DI TECNICI COMPETENTI), mentre fuori dalla zona rossa (4 Cantoni), e quindi in piena sicurezza, tutti gli altri allestiranno una catena di smistamento del materiale "di scarto" proveniente da tale selezione, una vera e propria catena umana, indispensabile a fare tutto bene e con ordine, senza commettere errori e correre inutili rischi. E per di più velocemente.
Le macerie così recuperate saranno smaltite in cassonetti approntati per lo scopo ( dato che trattasi, per legge, di rifiuti solidi urbani) e una piccola parte di queste sarà piazzata davanti alla sede della Regione, allo scopo di invitare le Istituzioni locali ad impegnarsi per risolvere il nodo "normativo" che attualmente blocca la loro rimozione.
Come vedete, c'è la volontà di farci rendere finalmente utili alla ricostruzione, e di farci fare una cosa non simbolica, bensì utile e soprattutto CONCRETA.
Perché tutto ciò riesca, c'è necessità di una grande partecipazione, e anche di molta disciplina.
Dobbiamo poter dimostrare di essere persone razionali, che vanno dritte allo scopo. Senza perderci in inutili proteste, l'importante è che lanciamo il messaggio e che iniziamo a risolvere il problema. Con quella progettualità che finora TUTTE le istituzioni, dalla Comunità Europea in giù, non hanno saputo mostrare.
Il contributo di tutti sarà importantissimo. Non si è utili solo se si entra in piazza: l'utilità sta nell'aiutarci a ottenere lo scopo: rimuovere le macerie, consentire che procedano i puntellamenti, per poter (domani,un domani più vicino possibile) RIAPRIRE LA CITTA'.

Tutto si svolgerà con serenità e collaborazione pacifica di tutti. Saremo tanti e c'è bisogno di essere calmi, organizzati, efficaci.
Serve anche aiuto per  gestire anche la moltitudine di persone che con generosità vorranno aiutarci Domenica 28.
RESTA CONFERMATO TUTTO.
APPUNTAMENTO ENTRO LE 10:00 IN PIAZZA DUOMO, ZONA APERTA AL PUBBLICO. AVREMO UN IMPIANTO DI AMPLIFICAZIONE PER COMUNICARE A TUTTI LE DIRETTIVE. OCCORRE ESSERE ORDINATI, FORMARE UNA LUNGA CATENA UMANA DAI QUATTRO CANTONI FINO A PIAZZA DUOMO. UNA DOPPIA CATENA: UNA CON I SECCHI PIENI CHE VA VERSO PIAZZA DUOMO, UNA CHE TORNA VERSO I 4 CANTONI.
I 3 GRUPPI DA QUINDICI PERSONE CHE ENTRERANNO A PIAZZA PALAZZO LO FARANNO LASCIANDO NOMI E DOCUMENTI, PER ESSERE AUTORIZZATI SUL POSTO, E FIRMANDO LA DICHIARAZIONE DI ASSUNZIONE DI RESPONSABILITA'.
TUTTI GLI ALTRI FARANNO UN LAVORO FONDAMENTALE PER VELOCIZZARE E RENDERE POSSIBILE LO SGOMBERO DELLA PIAZZA, FORMANO APPUNTO LA CATENA. CHIEDIAMO A TUTTI LA MASSIMA COLLABORAZIONE E SERENITA' SAREMO TANTISSIMI, E CI SARA' UN RUOLO ATTIVO E FONDAMENTALE PER TUTTI.
A domani

IL COMUNICATO DEL SINDACO CIALENTE

Domenica scorsa il sindaco ha cercato di strumentalizzare la manifestazione "millechiavi" con una performance anche televisiva da demagogo, invitando tutti alla manifestazione del 28, domenica 28 febbraio, proprio a Piazza Palazzo: imprundenza forse. Ma la voglia di protagonismo ha prevalso sulla sicurezza.
Sicurezza che oggi invoca quando ha visto che gli aquilani facevano sul serio, non lo volevano tra i piedi perchè lo considerano controparte, e glielo hanno detto. Stesso invito che è stato rivolto all'altra soubrette del terremoto che è venuta ad appendere le chiavi ed a rilasciare dichiarazioni:la donna di stato.
In fondo abbiamo problemi seri: dovremmo smetterla con le pagliacciate.
L'avvio del processo di ricostruzione potrebbe essere l'occasione ideale per superare luoghi comuni e vecchi schemi di potere, per attivare finalmente la partecipazione ed essere protagonisti in una situazione che, fino ad oggi, ci ha visti impotenti spettatori, e tentare, cosa non semplice ma va fatto, tentare di superare il danno da inerzia.
Caro Sindaco, la cittadinanza non vuole essere alle sue spalle con l'appoggio acritico che lei chiede, anche nell'ultima manifestazione pubblica. La cittadinanza vuole, piuttosto, sentire lei interprete dei propri progetti, bisogni e desideri.
Limitare o impedire chi scende in piazza a reclamare i diritti di tutti, va solo a favore dei soliti interessi economici che da tempo hanno determinato la mala sorte della nostra città.
La sua preoccupazione, o la speranza?, "di quello che potrebbe succedere tra qualche mese" sinceramente ci angoscia, leggendo il suo estemporaneo comunicato si coglie il tentativo di finalizzare la manifestazione affinchè gli italiani capiscano che l'emergenza non è finita. Noi pensiamo che gli italiani l'hanno capito: e vedono anche l'inerzia.
Quello che non si capisce è il suo disegno, e non vogliamo per forza pensar male.
Vogliamo solo liberare l'Aquila dalle macerie, riprenderci la città, ri-usarla per passeggiare, per vivere: sono troppi i divieti, tanti i piccoli intralci che potrebbero essere superati a costo zero e che non vengono risolti non sappiamo se per inerzia, incapacità o altro, come non comprendiamo perchè sul terremoto e sull'Aquila non ci venga detta la verità.

venerdì 26 febbraio 2010

NELL'ASSEMBLEA DELLE ORE 16 A PIAZZA DUOMO I CITTADINI AQUILANI CONFERMANO LA VOLONTA' UNANIME DI PARTECIAPARE, CON PALA E CARRIOLA, ALLA RIMOZIONE DELLE MACERIE DI PIAZZA PALAZZO.
DOMENICA 28 FEBBRAIO ORE 10,00.

ISTRUZIONI PER L'USO

San Guido: AUGURI ITALIA

mercoledì 24 febbraio 2010

A proposito della partecipazione dei cittadini....

Food for work e Voucher for food

Cibo per lavoro e denaro alle famiglie se acquisteranno dai produttori locali.
La rinascita di Haiti, sostiene l'incaricato ONU , De Mistura, ci sarà solo se gli haitiani saranno protagonisti.
Per questo l’Onu agirà lungo due direttrici: «Un salario ai terremotati coinvolgendoli nella ricostruzione, e coupon alle famiglie con cui acquistare alimenti direttamente dai produttori e dai rivenditori locali».
Questo è il piano ONU, rendere protagonisti i terremotati è condizione per la rinascita.
Perchè a L'Aquila non è possibile neppure attivare forma minime di partecipazione?
Nonostante l'evidenza, si insiste nell'escludere la popolazione che deve ricorrere all'illegalità, a forzare la zona rossa per rivedere la città , poi ancora all'illegalità per estendere questa possibilità ad altri cittadini, e quando poi si riesce ad aggregare tante persone e si vuole produrre una operazione ecologica di rimozione delle macerie (operazione non solo simbolica quella di liberare una piazza, Piazza Palazzo, nella città dalle 99 piazze), arrivano sindaco e soci a cercare di spegnere gli entusiasmi con la paura. Non ci sono riusciti, per fortuna, e pare che già qualcosa a livello di Regione cominci a muoversi.
Rallentare il movimento in una città che vive oggi in una specie di letargia, indotta dalle modalità di intervento della Protezione Civile, non è proprio la miglior cosa da fare per un sindaco che ami la sua città.
E' evidente anche a lui che aver dovuto,o voluto, impedire ogni forma di partecipazione dei cittadini ha portato la città alla sfiducia, ad adagiarsi sulle elemosine dello stato senza reagire: che una sola persona potesse fare da solo scelte difficili anche per una collettività, poteva andar bene per Bertolaso, per il messaggio televisivo alla nazione o per le ditte del Nord che hanno risollevato le sorti delle loro aziende, ma difficilmente avrebbe potuto reggere l'impatto della realtà locale.
Scelte sbagliate purtroppo, affatto obbligate, che oggi gravano per intero sugli aquilani, che oltre ai problemi del terremoto si trovano, divisi, a gestire qualcosa di fortemente estraneo alla loro cultura, con minore grinta di prima (non dovete preoccuparvi di nulla, pensiamo noi a tutto) e con i limiti di sempre.
L'aver supposto, ed imposto, che le popolazioni terremotate siano, ipso fatto, da considerare incapaci di intendere e di volere, ha portato a scelte forse buone per il re, ma non per il popolo.
Aver trascurato del tutto il localismo ed i problemi del lavoro causa oggi maggiori difficoltà che partire da zero, ma tant'è.
Maggiore litigiosità, minore trasparenza, inciuci vari... e gente che abbandona L'Aquila: non si vive bene se la città non ritrova una sua ragion d'essere estranea alle prebende statali, se non ritrova la sua cultura, il ben vivere, l'ascolto, il rispetto del diritto, l'attenzione agli ultimi.
Senza entrare nei particolari... queste note sono dirette a qualche aquilano di buona volontà non certo alla nazione ormai convinta dalla TV che qui va tutto bene e che anzi si è speso troppo. Sarebbe interessante controllarle queste spese ma non si può nel paese del bengodi; una cosa è certa: i guai ora sono nostri.
Ci ritroviamo senza guide credibili, con la superfice della città raddoppiata, in una nuova mega città non più riconoscibile, senza servizi di trasporto e con grossi problemi di traffico, con una ricostruzione ancora tutta da avviare, con gente ancora negli alberghi, con nuove promesse ormai consunte.
E poi leggiamo che le linee guida dell'ONU nel caso di terremoti dicono che la rinascita è possibile solo se i cittadini terremotati saranno protagonisti.
Non il metodo AUGUSTUS di Bertolaso , chissà se le ha mai lette … ma quelli avevano altro da fare.
Quel che è fatto è fatto, fatti nostri ormai ma PROTAGONISTI non sudditi.
Speriamo che qualcuno lo ricordi almeno al Sindaco ed al Presidente della Regione.

martedì 23 febbraio 2010

La verità talvolta viene a galla, ma fa male



Maria Luisa Busi, volto noto del Tg1 delle 20, domenica mattina si reca a L'Aquila per firmare un servizio sulla situazione della ricostruzione e la sua troupe viene pesantemente contestata da un gruppo di cittadini, che accusano il notiziario di Rai uno di fare propaganda per il governo occultando scientificamente i tanti disagi e ritardi che stanno rendendo ogni giorno più difficile la vita di migliaia di sfollati.

La Busi, che evidentemente è una persona onesta e non se l'è sentita di negare quanto ha potuto toccare con mano, ha ammesso a titolo personale i limiti dell'informazione del suo telegiornale: «Quello che ho visto in questi giorni con i miei occhi è molto più grave di come talvolta è stato rappresentato. Migliaia di persone sono ancora in albergo, le case non bastano e la ricostruzione non è partita»

 ...................... subito dopo ..... a fine assemblea....
venti minzoliniani (su 130 redattori) riescano ad approvare poche righe di difesa d'ufficio del direttore.


Sul documento si legge: «Non è consentito a nessuno di offendere i giornalisti del Tg1 accusandoli di avere fatto e di fare un'informazione incompleta e faziosa per quanto riguarda la copertura del terremoto e del post-terremoto in Abruzzo».

sarebbe una grande scelta di civiltà

da mailing list 3e32...
Antonello Ciccozzi -docente di antropologia culturale presso l’Università degli Studi dell’Aquila

RICICLARE LE MACERIE PER UNA CITTA’ SOSTENIBILE
Scrivo in tutta fretta, ma si tratta di un tema cruciale. Se la qualità del futuro dell’Aquila
dipende da molte variabili, la differenza dei nostri destini dipenderà da come saremo in
grado di comprendere queste variabili, ossia di selezionarle in base alle priorità e di
interpretarle in base alle possibilità di azione. 

La variabile al momento più problematica ha il nome di MACERIE, e rimanda all’opposizone tra SMALTIMENTO e RICICLAGGIO, ossia al bivio tra uno scenario di SOSTENIBILITA’ e uno di CONSUMO. 

Personalmente credo che si debba con forza respingere qualsiasi prospettiva di
smaltimento, per avviarsi verso un’economia della sostenibilità che preveda il trattamento
delle macerie in forma di riciclaggio, e in modo da insediare nell’area aquilana uno
stabilimento industriale adibito a tale produzione. Questo significa non solo ricavare
materiale dal rifiuto, ma trasformare un problema in una risorsa, una spesa in un
guadagno, una barriera in una prospettiva, una tragedia in un lavoro. Questo significa per
L’Aquila una parola: futuro.

In Italia, nazione attanagliata da un’ideologia della conservazione che spesso risulta
eccessiva e rende miopi, la cultura edilizia della demolizione e del riciclaggio dei materiali
da costruzione non è ancora stata recepita con dovizia. Occorrerebbe che i politici
iniziassero a guardare all’estero per chiamare chi è in possesso delle migliori tecnologie
attualmente disponibili su scala planetaria, per pensare a un insediamento industriale che
si occupi di questa forma di produzione, per un discorso all’avanguardia che possa essere
anche occasione di laboratorio di sviluppo e miglioramento della tecnologia stessa di
riciclaggio.

Questo consentirebbe alla città di uscire dal RISCHIO DEL “RATTOPPO” di gran parte
del tessuto condominiale, che si profila all’orizzonte anche come antitodo per la carenza di
luoghi da usare grettamente come pattumiere per buttare la città crollata. Questo
consentirebbe di evitare di finire in mano alla criminalità organizzata, da sempre pronta ad
affrontare problemi gestibili solo di nascosto.

 In altre nazioni la scelta tra ristrutturazione e abbattimento di un condominio riguarda
una scelta costi/benefici che tiene conto delle spese e del valore di mercato in modo lucido
e lungimirante. In nazioni come la Germania un condominio può essere demolito anche
per lavori che superano appena la reintonacatura. Una ditta spacializzata smonta tutti gli
infissi e gli interni, poi il palazzo viene demolito; il mucchio di ferro, cemento e mattoni
che ne resta entrano in una fabbrica, ed esce ferro e materiale inerte per l’edilizia. Il tutto
richiede mediamente circa una settimana di tempo. Non è possibile che ci dobbiamo
ridurre alla ricerca di terreni entro cui seppellire la città. Non è possibile che ci accingiamo
a rattoppare centinaia di palazzi infartuati esponendo i nostri posteri a un rischio assurdo.

 Ovviamente, per i palazzi del centro storico andrebbe fatto un discorso di selezione
qualitativa dei materiali, per i condomini della periferia sarebbe più adatto un approccio
quantitativo; ma, tenendo conto di una necessaria differenziazione della tipologia di
intervento, in entrambe i casi, ancora, dovrebbe valere l’imperativo ecologico del
riciclaggio, concretamente, della ricerca della massimizzazione del materiale riciclabile.

Questo discorso a L’Aquila è stato affrontato solo marginalmente grazie
all’interessamento del consigliare Antonello Bernardi; ma ora, nel momento decisivo, è
preoccupantemente sparito dal dibattitlo pubblico e istituzionale. Queste righe vogliono


sulla vitale imprescindibilità dell’argomento, e un monito per avvertire tutti dei rischi che
corriamo.
mprescindibilità dell’argomento, e un monito per avvertire tutti dei rischi che
corriamo.

Ci credo poco, ci credo poco dato il clima che si respira; ma, se L’Aquila vuole ancora
provare a diventare d’esempio per il mondo, trasformando la catastrofe in catarsi, la strada
della ricostruzione non può che passare per i territori della SOSTENIBILITA’. Solo così
potremo diventare un luogo esemplare per il futuro.

Con le parole che scegliamo (ri)costruiamo il mondo intorno a noi, e per comprendere le
direzioni auspicabili per il nostro futuro occorre scegliere in senso culturale, prima che
economico. La sostenibilità è un concetto culturale che richiede scelte e attivazioni
tecniche, ma è necessario costruire prima senso comune intorno a ciò che deve essere
percepito come un valore necessario. A mio parere le parole di questi giorni dovrebbero
essere: RICICLAGGIO DELLE MACERIE PER UNA RICOSTRUZIONE SOSTENIBILE.

A questo i politici sono chiamati, e in base a questo la storia li peserà riguardo a come
seppero affrontare il terremoto dell’Aquila (che è diverso dal terremoto d’Abruzzo).

L’Aquila, 22-2-2010

Antonello Ciccozzi -docente di antropologia culturale presso l’Università degli Studi
dell’Aquila.

lunedì 22 febbraio 2010

Corsi e ricorsi

Il capo del Governo si macchiò ripetutamente durante la sua carriera di delitti che, al cospetto di un popolo onesto, gli avrebbe meritato la condanna, la vergogna e la privazione di ogni autorità di governo. Perché il popolo tollerò e addirittura applaudì questi crimini? Una parte per insensibilità morale, una parte per astuzia, una parte per interesse e tornaconto personale. La maggioranza si rendeva naturalmente conto delle sue attività criminali, ma preferiva dare il suo voto al forte piuttosto che al giusto. Purtroppo il popolo italiano, se deve scegliere tra il dovere e il tornaconto, pur conoscendo quale sarebbe il suo dovere, sceglie sempre il tornaconto. Così un uomo mediocre, grossolano, di eloquenza volgare ma di facile effetto, è un perfetto esemplare dei suoi contemporanei. Presso un popolo onesto, sarebbe stato tutt’al più il leader di un partito di modesto seguito, un personaggio un po’ ridicolo per le sue maniere, i suoi atteggiamenti, le sue manie di grandezza, offensivo per il buon senso della gente e causa del suo stile enfatico e impudico. In Italia è diventato il capo del governo. Ed è difficile trovare un più completo esempio italiano. Ammiratore della forza, venale,corruttibile e corrotto, cattolico senza credere in Dio, presuntuoso, vanitoso, fintamente bonario, buon padre di famiglia ma con numerose amanti, si serve di coloro che disprezza, si circonda di disonesti, di bugiardi, di inetti, di profittatori; mimo abile, e tale da fare effetto su un pubblico volgare, ma, come ogni mimo, senza un proprio carattere, si immagina sempre di essere il personaggio che vuole rappresentare.
1945 - Elsa Morante

domenica 21 febbraio 2010

Qualcosa si sta muovendo, almeno nella coscienza degli aquilani.
Ieri durante un convegno al CARISPAQ c'è stata uno scatto d'orgoglio tra i giovani: ai politici che pensavano di imporre un criterio escludente è stato detto a chiare lettere:"state attenti voi a quello che dite e soprattutto a quello che fate a L'Aquila".
Oggi dalla manifestazione ai quattro cantoni sono entrati in Piazza Palazzo e dintorni almeno il doppio delle persone di domenica scorsa. Un buon segno.
Per chi se l'è persa questa la notizia TG3 nazionale:
http://www.rai.tv/dl/RaiTV/programmi/media/ContentItem-24fdc4cc-2929-4fc0-b35e-755542fb9182-tg3.html?p=0


Cronaca anche su altri giornali


Finalmente contestato anche il modo di fare informazione del TG1

A volte è davvero troppo... per questo è importante partecipare

Domenica 21 febbraio 2010 - L'Aquila - ore 11 - Ai quattro cantoni


mercoledì 17 febbraio 2010

Antonello Ciccozzi, docente di antropologia culturale - UNIVAQ - L'Aquila

In questi giorni l’Italia, o una parte di essa se si preferisce, si interroga sulla rettitudine di Guido Bertolaso, e - in una istintiva smania semplificatrice che non può contemplare l’eventualità che l’eroe di turno possa umanamente essere sia un mezzo salvatore che un mezzo farabutto - si affanna a trovare prove di corruzione. A L’Aquila le prove ci sono, sono sotto gli occhi di tutti, come evidenze implicite ma concrete, che non riguardano poco consistenti concatenazioni a oscene manifestazioni di cinismo telefonico o alcuni variamente presunti benefici venerei

Il mio numero di telefono se lo vuole segnare per cortesia?... allora... 335... Verdini ? chi era costui?

da La Stampa...
....Dieci giorni dopo, l’amico Verdini è insieme al governatore dell’Abruzzo, Gianni Chiodi. Chiama Fusi: «Ciao,,, buongiorno senti sono qui insieme al presidente Chiodi.. come si chiama il vostro Consorzio, scusami?». Fusi: «Vittorio Emanuele II (si sbaglia, il consorzio si chiama Federico II, ndr)». Verdini: «Come si chiama l’imprenditore di lì?». Fusi: «Ti posso richiamare subito?». Poco dopo, Fusi richiama e dà tutte le indicazioni giuste. Verdini gli passa il governatore Chiodi: «Buongiorno Presidente... piacere di conoscerla... sono Riccardo Fusi... e quando vengo giù vengo a prendere un caffé da lei». Chiodi: «Il mio numero di telefono se lo vuole segnare per cortesia?... allora... 335...». Verdini riprende il cellulare: «Va a trovarlo... ti spiega un po’ tutto... lui è un amico...». Il 22 luglio, il geometro Fracassi comunica a Fusi una buona notizia: «Abbiamo vinto il primo appalto una scuola per 7,3 milioni da consegnare chiavi in mano il 10 settembre. E’ il primo, gli altri a breve. Ferie a L’Aquila»

G8, l'inchiesta sul terremoto Chi rideva del sisma lavora all’Aquila

L'Aquila, i controllori spariti

domenica 14 febbraio 2010

AULA MAGNA LETTERE BAZZANO - LUNEDI'

 Vi invitiamo all’incontro che si terrà domani, lunedì 15 febbraio, alle ore 16.30 presso l’aula magna della facoltà di Lettere e Filosofia  a Bazzano. L’ occasione rappresenta uno spazio di confronto tra le associazioni  e i cittadini, sia sulle ultime vicende che hanno interessato la nostra città, che sulle varie iniziative promosse da ciascuna associazione/comitato. Questo evento vuole essere anche un approfondimento del progetto “L’Aquila si manifesta”, che la nostra associazione, in collaborazione con altre, sta portando avanti.
Si propongono i seguenti punti all’ordine del giorno:
  •  Presentazione del progetto “L’Aquila si manifesta”
  • Aggiornamento sulla raccolta firme “Una sede unica” e decisione sugli sviluppi
  • Comitato acqua pubblica: "campagna raccolta firme a sostegno della delibera comunale
  • "Presentazione a cura dell’Osservatorio per la Ricostruzione e lo Sviluppo delle Aree colpite dal    Terremoto (ORESTE) del lavoro di progettazione portato avanti 
  • Panta Rei: "Città di transizione"
  • Primo monitoraggio piano case 
  • Un nuovo respiro per L'Aquila : "L'importanza  e il ruolo dei consorzi per la ricostruzione."
  • Problemi connessi alla mancanza di case

      Spazio d'intervento per ulteriori proposte o iniziative da condividere.

La protesta sulle macerie: la prossima volta con le carriole!

 come l'ha raccontata il
TG3 nazionale delle 14 
e come è andata...

Carissimi
sarebbe il caso di essere presenti anche stamattina in piazza Duomo alle ore 12 all'iniziativa "io alle 3.32 non ridevo" della quale potrete sapere qualcosa in più al seguente link de ilcapoluogo:
http://www.ilcapoluogo.com/news.php?extend.1948.3
ciao
Gina

Una mail, un invito in piazza, nulla di più.
In piazza ci siamo andati, così , anzichè a messa, a far niente: una giornata di sole.
Quattro o cinque ragazzi sandwich con "io alle 3e32 non ridevo" e "riprendiamoci la città". su un grande striscione in fondo alla piazza la scritta RIPRENDIAMOCI LA CITTA', uno striscione di qualche tempo fa, uno slogan, snobbato da tutti, fino ad oggi.
Si parla di tutto fino a quando Giusi Pitari, la persona che ha lanciato l'invito su Facebook, invita "ce la facciamo una passeggiata?" e si avvia per il corso. Altri la seguono... arrivati ai quattro cantoni di fronte alle transenne che impediscono l'ingresso a Piazza Palazzo, ci si ferma, qualcuno vuole entrare. I poliziotti presenti cercano di dissuadere, poi di impedire poi.... le transenne saltano e c'è un grido di liberazione: tutti a Piazza Palazzo.
Qui giunti tanti , alla vista della montagna di macerie ancora in situ hanno espresso la loro indignazione gridando, al vento peraltro, vista l'assenza di qualsiasi autorità, urlando la loro rabbia, altri piangendo: era molta l'emozione per chi per la prima volta ha visto quello che le telecamere non mostrano: la montagna di materie non rimosse.
Un po di sit-in. Poi è arrivata la forza pubblica. Nessun problema.
Nessuna violenza, solo un pò di determinazione per infrangere un tabù che ci hanno cucito addosso per poter spadroneggiare nella città coprendo la inazione della protezione civile e autorità locali.
E' un segno , solo un pallido segno, che quando si vuole, si può.
Ci chiediamo in forza di quale potere la polizia fosse lì a bloccare l'ingresso visto che l'emergenza è stata dichiarata finita, ed il ripristino delle garanzie costituzionali dovrebbe essere conseguente: dovrebbe essere necessaria una ordinanza scritta di Sindaco o Commissario, che confermi quella delimitazione della zona rossa, informi i cittadini, etc... o vogliamo continuare alla maniera di Bertolaso. Gli intrallazzi, in questo nostro paese, si scoprono sempre a babbo morto, magari quando vengono meno le protezioni dei potenti, e si decide di buttare il trasgressore nel cestino, fino ad allora lo tengono in un clima di ricatto mafioso permanente, prono agli ordini dei potenti: e funzionari o politici di questa risma pretendono fiducia dai cittadini!
Magari ci vorranno anni prima che intervenga la magistratura anche negli appalti aquilani, e non solo sugli appalti...
Non è detto che l'Aquila ce la faccia, ma senza trasparenza negli atti pubblici (per capirci: Governo, Regione, Comune, e Provincia) la sua fine è ormai segnata: è solo questione di tempo.

Appalti e costi gonfiati anche del 50 per cento

venerdì 12 febbraio 2010

è presto per dire qualsiasi cosa sensata ma ...

 è sconcertante il senso di infantile pienezza che trapela dalle dichiarazioni di Bertolaso.
Io ho eseguito gli ordini, io non c'entro, tutti mi vogliono bene pure la massaggiatrice....
Ecco, l'unica cosa scusabile è quella massaggiatrice e l'altra moretta, ma per il resto ci confermiamo nell'idea che il denaro pubblico dovrebbe essere gestito con livelli di coscienza diversi: subrette e damerini in divisa, per piacere, ma come difendersi da chi non sente la responsabilità e addossa solo a quel funzionario (la mela marcia, il mariuolo), il resto è ok per definizione.
Fiducia...fiducia , fede e fiducia... eh no! Basta!
Quanto meno l'onere della prova non dovrebbe essere spostato ora a carico di Bertolaso?
  • Ho nominato il più alto in grado.... e che significa, che ci stai a fare a dirigere... 
  • Ho fatto le case.... ma a quale prezzo.. 
  • Ho alloggiato in alberghi, ma a che prezzi... e ...pure lì, troppe corrispondenze di cognomi... 
  • Ho dato un tetto.... ma perchè assoggettare le persone..., perchè dividerle, perchè non ascoltare. 
  • Ho speso... ma perchè non devi rendere conto.
  • Ma io lavoro... pensi davvero di non aver guadagnato abbastanza? 
  • L'emergenza vera c'è stata fino al 6 Aprile: nessun pericolo, state tranquilli. 
  • Solo 308 morti... ma sono nostri, e potevano essere di meno...  
  • Ho risolto tanti problemi .. si , ma quelli degli amici degli amici, e di qualche leccaculo..
 E mo vulisse ca scrivesse BRAVO, ma...

Dai  giornali di stamane...


BERTOLASO: AQUILANI VORREBBERO MANIFESTARE MA ME LA CAVERO'


 Noi siamo certi che te la caverai, gli irresponsabili non pagano mai anche se non ministri,
ma , forse hai capito male, qui di gente che vorrebbe manifestare in tua difesa non ce ne sta, anche perchè tu ci hai impedito di manifestare e non hai mai voluto ascoltarci.
Adesso tutti capiscono perchè... e pure noi ci siamo arrivati: gira, gira,il più pulito cià la rogna: con i tuoi scagnozzi che alle 3 e mezza del 6 aprile ... ridevano.
Forse hanno riso meno quelli delle casse da morto da restituire al mittente.
Vergognati, L'Aquila vorrà il conto anche dei 308 morti che , se tu non avessi imposto di non allarmare, ora avrebbero potuto manifestare con te a Roma.
Noi non abbiamo bisogno di aspettare le sentenze, abbiamo vissuti tanti di quei soprusi, oltre allo stupro della città, che ci rimettiamo al giudizio divino.
Ma gli Italiani che avete convinto, con la TV, dei sovrumani sforzi fatti per le magnifiche sorti e progressive dell'Aquila, speriamo ti chiedano anch'essi il conto dei tanti miliardi di euro che hai sprecato, almeno di quelli di cui ti sei appropriato e che gli Italiani avevano versato per noi aquilani, non per le quattro grosse aziende del progetto CASE.
E speriamo si sveglino anche gli altri Aquilani, quelli forti, gentili, e fessi.
Per la verità anche qui ci sta ancora qualche sostenitore che stiamo cercando pure noi perchè rispettiamo sempre, noi, il cane per il padrone.
Stiamo preparando una inchiesta sui tuoi fans aquilani e volevamo cercarli tra gente normale, escludendo quelli a noi noti come mafiosi, i corrotti, corruttori, strozzini, politici e costruttori d'accatto, e paraculi: manco questi abbiamo trovato.
Caro Guerriero, magari la cioccolata tienitela, ma il Guerriero di Capestrano rimandacelo che non ne sei degno.
Tanti auguri comunque

giovedì 11 febbraio 2010

dai gionali:meditazione sulle intercettazioni - Grazie Roma

"Alla Ferratella occupati di sta roba del terremoto perché qui bisogna partire in quarta subito, non è che c'è un terremoto al giorno".
"Lo so", e ride.
"Per carità, poveracci".
"Va buò".
"Io stamattina ridevo alle tre e mezzo dentro al letto". 

mercoledì 10 febbraio 2010

IL “SISTEMA BERTOLASO” È UN PERICOLO PER LA DEMOCRAZIA

 o s s e r v a t o r i o     c i v i l e
IL 18 FEBBRAIO MOBILITAZIONE DI SINDACATI, PARTITI, VOLONTARI E MOVIMENTI CONTRO LA PROTEZIONE CIVILE S.P.A


Le indagini della magistratura e le annunciate dimissioni del capo della Protezione Civile hanno strappato il velo sul “sistema Bertolaso”: l'abuso dei poteri di emergenza da parte del capo della Protezione civile nasconde in realtà un ricco groviglio di affari e interessi privati. Oltre a rappresentare un rischio per la democrazia: quei poteri straordinari (sono quasi 700 le ordinanze varate dal 2001 al 2009) vengono oggi ampliati dal decreto 195 che istituisce la Protezione civile spa, appena approvato in Senato. Presto coi poteri di deroga si potranno costruire centrali nucleari e grandi opere, militarizzando il territorio e riducendo a silenzio l'opposizione.

Per impedire questa involuzione autoritaria e affaristica della Protezione civile, il 18 febbraio alle 15,30 all'università La Sapienza di Roma, la rete Osservatorio civile indice un'assemblea “contro la Protezione civile Spa”. Parteciperanno rappresentanti dei sindacati (RdB e Cgil), dei partiti politici (hanno aderito all'iniziativa 60 parlamentari del Pd, esponenti di Idv, Verdi, Pdci e Prc), comitati territoriali e movimenti (Presidio permanente contro la discarica di Chiaiano, le rete aquilana 3e32, i No Ponte e i No tav), intellettuali ed esponenti del mondo del volontariato di Protezione civile. La mattina del 18 i Vigili del Fuoco aderenti all'RdB hanno indetto, alle 10, un presidio in Piazza Montecitorio contro la Protezione civile Spa.


Per informazioni: www.osservatoriocivile.org
Per adesioni: noallaprotezionecivilespa@gmail.com

c'è qualcosa che non funziona

martedì 9 febbraio 2010

Parte lo show elettorale: si aggrappano a tutto

Ci sono delle cose tollerabili, delle altre che proprio non ci si riesce.
Mi piacerebbe poter dare la colpa ai giornali, ma vedere che si specula ormai, sulla vita, sulla morte, sugli "anniversari" ritenuti "macabri" solo perchè in prossimità di campagna elettorale, è semplicemente sconcio.
questo il testo della lettera, giustificabile forse nel caso che fosse privata.

"Carissime sorelle, è trascorso ormai un anno dalla scomparsa di Eluana Englaro. Vorrei ricordarla con voi e condividere il rammarico e il dolore per non aver potuto evitare la sua morte", si legge nella lettera.

"Vorrei soprattutto ringraziare tutte voi per la discreta e tenace testimonianza di bene e di amore che avete dato in questi anni, i gesti di cura che avete avuto per Eluana e per tutte le persone che assistete lontano dai riflettori e dal clamore in cui invece sono immerse le nostre giornate, sono un segno di carità, un esempio da seguire per me e per tutti noi che abbiamo la responsabilità di governare il nostro amato Paese", continua il presidente del Consiglio. "Vi prego di pregare per l'Italia perché ritrovi pace e serenità nella vita pubblica e in quella privata di ciascuno di noi, cordialmente Silvio Berlusconi".

Nessun rispetto per i familiari, che possa rammaricarsi per delle carenze passi, non comprendiamo davvero il "dolore".




mercoledì 3 febbraio 2010

1915 - 2009 : è cambiato qualcosa?

Non è dunque da stupire se quello che avvenne dopo il terremoto, e cioè la ricostruzione edilizia per opera dello Stato, a causa del modo come fu effettuata, dei numerosi brogli frodi furti camorre truffe malversazioni di ogni specie cui diede luogo, apparve alla povera gente una calamità assai più penosa del cataclisma naturale. A quel tempo risale l'origine della convinzione popolare che, se l'umanità una buona volta dovrà rimetterci la pelle, non sarà in un terremoto o in una guerra, ma in un dopo terremoto o in un dopo guerra.
Ignazio Silone... in Uscita di sicurezza...

lunedì 1 febbraio 2010

Il complice silenzio delle istituzioni locali

... dalla rete 3e32...

Dopo quasi 10 mesi dal terremoto è avvenuto il passaggio di consegne tra la protezione civile e gli enti locali. Lo scenario attuale è quello di 8.000 persone ancora in albergo fuori L'Aquila, 17.000 cassaintegrati e una ricostruzione che stenta a ripartire.


Gli ultimi giorni di Bertolaso a L'Aquila sono stati caratterizzati dagli stessi metodi e le stesse contraddizioni di quasi un anno di commissariamento. Con un secco “decido io” il capo dipartimento ha imposto la costruzione di una mensa con tanto di chiesa e convento a piazza d'armi, come al solito senza curarsi della volontà della comunità e delle istituzioni locali. Nel frattempo la Protezione Civile è diventata (con Decreto Legge approvato a dicembre) una S.P.A. con poteri sempre più ampi e sempre più fuori da ogni controllo. Sarà ora possibile per la Presidenza del Consiglio intervenire tramite la protezione civile e il potere di ordinanza nei generici casi di “emergenza sociale, economica o ambientale”. La nuova S.P.A. si occuperà inoltre di grandi eventi e gestione di appalti. Un ruolo sempre più privatistico e politico, molto lontano da quello originario di prevenzione delle catastrofi naturali e messa in sicurezza del territorio, che a nostro avviso la Protezione Civile dovrebbe svolgere. Difficile non ripensare a quella commissione grandi rischi del 30 marzo sciolta dopo appena 28 minuti con un irresponsabile “gli aquilani possono stare tranquilli”. Difficile non pensare agli 8 milioni presi dai fondi del decreto abruzzo per le assunzioni all'interno della protezione civile, mentre i vigili del fuoco sono sottopagati, privi di mezzi e risorse, forse anche per questo il 5 aprile ce n'erano solo 15 in servizio.

Negli ultimi giorni è piovuto un turbine di accuse addosso a Bertolaso a livello nazionale ed internazionale, dopo i suoi commenti su Haiti e sulla gestione “patetica” dell'emergenza da parte degli USA. Secondo Bertolaso gli Usa starebbero sfruttando il terremoto di Haiti come vetrina propagandistica sul piano mediatico.

Venerdì 29 gennaio Bertolaso è tornato a L'aquila, per la cerimonia del passaggio di consegne tenutasi al DICOMAC, a cui erano presenti anche Berlusconi, Chiodi, Cialente e la Pezzopane. Durante la cerimonia il presidente Berlusconi ha annunciato, davanti a decine di giornalisti e telecamere, che Bertolaso (che aveva sempre ripetuto di essere un tecnico lontano dalla politica) si avvia a diventare ministro. L'annuncio è stato accolto da un'ovazione da parte della platea composta da finanzieri, militari e membri della Protezione Civile.

Sempre al DICOMAC il giorno dopo, in occasione dell'inaugurazione dell'anno giudiziario da parte del ministro Alfano, è stato impedito l'ingresso ai genitori dei ragazzi della casa dello studente, che manifestavano contro la legge sul processo breve che probabilmente bloccherà anche i processi sui crolli.

Tutto sommato in 10 mesi le cose non sono cambiate poi così tanto. Continuiamo ad assistere ad abusi di potere, prevaricazione sulle istituzioni locali, mancanza di trasparenza, oscuramento del dissenso, della partecipazione dei cittadini, mentre per la ricostruzione si muove poco o nulla. Il tutto viene mostrato davanti al resto del paese come un miracolo e come un grande successo politico.

Tutto ciò può avvenire anche grazie al complice silenzio delle istituzioni locali. Durante la cerimonia di venerdì Cialente, Chiodi e Pezzopane, ancora una volta, hanno dato prova di totale sottomissione alla strumentalizzazione ed alla presa in giro da parte del governo. Non gli sarebbe costato molto far sentire in un'occasione così importante una minima voce critica su quanto è accaduto in questi mesi a L'Aquila, invece come al solito non hanno fatto altro che prodigarsi per ringraziare il presidente ed il commissario. Non possiamo che provare indignazione per questo pesante silenzio, grazie al quale il governo può convincere il resto d'Italia che a L'Aquila è stato tutto risolto e che abbiamo avuto fin troppo (come ha sostenuto tranquillamente Tremonti). E' una responsabilità grave che le istituzioni locali si assumono anche come cittadini e che ci porta ad affermare che non possiamo assolutamente sentiti rappresentati da chi non ha nemmeno il coraggio di dire la verità.

succede ... a L'Aquila ... usque tandem

Questa storia la racconto in prima persona perché non ci sono altre persone con cui raccontarla. Tecnicamente è un report della mattinata passata ieri al presidio del comitato dei parenti delle vittime della casa dello studente e del convitto dell’Aquila in concomitanza della visita del ministro della Giustizia Angelino Alfano in città presso la Caserma della Guardia di Finanza.
I comitati erano lì per esprimere davanti al ministro la sacrosanta preoccupazione che la legge sul “processo breve” di cui è promotore, possa incidere negativamente sui processi che dovrebbero accertare le responsabilità dei crolli che hanno ucciso i loro figli, la cui salute in quegli edifici pubblici era responsabilità dello stato. Invitati dallo Stato e chi lo amministra a restare lì la notte del 6 Aprile in quella che diventerà la loro prigione in una morte quasi annunciata.
Sono lì mentre ad un Km di distanza lo stato nelle figura del ministro della “giustizia” si trova nel fortino blindato della democrazia: la caserma della guardia di Finanza.
Antonietta, la zia di un ragazzo rimasto ucciso dal crollo della casa dello studente, ha comunicato alla questura lo svolgimento del presidio, e si è accordata con le autorità di farlo all’altezza di quell’incrocio.
Ma questo non è un report. E’ qualcosa di più, o di meno.
A me e a molti altri dei ragazzi con i quali sono venuto da CaseMatte non sembra giusto essere sacrificati in quel modo e dubitiamo che nella concordazione la questura abbia definito dove deve stare e come deve essere, così strettamente, il presidio.
Sotto la pioggia, che è quasi neve, al lato della strada, nel fango, senza neanche poter imboccare lo stradone che porta alla caserma – gli occhi dei figli, nelle foto sui cartelli , uguali a quelli delle madri che portano quei cartelli appesi al collo, sono lasciati ai margini e abbandonati.
Proponiamo di andare almeno dall’altra parte, all’imbocco della strada, che il traffico in parte devi e si lasci la possibilità di comunicare al meglio i contenuti del presidio.
Mi sembra assurdo, che una manifestazione che porti dentro una tematica così forte e giusta, debba essere stipata nell’ombra. E’ stata indetta da persone che hanno perso i figli. Vorrebbe quantomeno esternare le proprie preoccupazioni al Ministro Angelino Alfano. Vorrebbe direttamente da lui delle garanzie che quella legge che promuove non ostacoli la giustizia che loro si aspettano per quelle morti che pesano come un macigno sulla coscienza dell’intera città, e sulla mia.
Perché non siamo sotto quella maledetta caserma? Mi chiedo senza darmi pace? Perché queste persone, se volessero, non possono entrare nella sala “aperta al pubblico” , in cui Angelino Alfano sta parlando. E’ vero lì dentro sono rappresentate da due loro avvocati molto bravi. Ma loro si sono date appuntamento per far vedere che ci sono, che non dimenticano, e chiederanno – sempre – giustizia per i loro figli. Che non sarà un ministretto a potergliela togliere per favorire principalmente gli interessi del suo padrone. Hanno, e abbiamo, tutto il diritto di stare sotto quella maledetta caserma e ottenere la giusta visibilità. Almeno questo mi dico. Che senso ha, altrimenti, quello che stiamo facendo. Ne parlo con alcuni genitori i quali sostanzialmente rispondono che lo farebbero ma non hanno il permesso della polizia. Decido allora di comunicare con il capo della Digos, dicendole che vorremmo almeno occupare la strada, giungere fino all’imbocco del vialone. Lei mi risponde che ha preso accordi con Antonietta che il presidio si svolgesse lì ai bordi della strada, con le foto e i testi delle rivendicazioni beffardamente tagliati dalla pioggia.
Parlo con Antonietta la quale si sente un po’ sotto ricatto: per il presidio c’è la sua responsabilità, la polizia non concede di più e non vuole rischiare. La manifestazione è stata organizzata da lei, grande donna che col suo coraggio a insegnato molto a tutti noi in questo dopo terremoto. Non ci passa per la mente di non rispettarla. .
Eppure ho una gran voglia di parlare con un megafono che non c’è (ma basterebbe utilizzare la voce, urlando) e parlare con i parenti/manifestanti per dirgli che non deve essere la polizia a decidere dove loro possano manifestare ma che la loro reale e legittima richiesta di giustizia, in un paese democratico, può e deve arrivare a essere visibile al Ministro, farsi sentire li sotto dove la solita “cerimonia ufficiale” si sta svolgendo. Ma non ho la forza. Mi piacerebbe che magari qualcuno di loro mi rispondesse malamente a denti stretti, buttando fuori un po’ di rabbia, dicendo che la questione è più la loro che la mia. Sarei contento di rispondere e spiegare pacatamente le ragioni che mi hanno spinto a prendere la parola pur essendo d’accordo con lui – ma non lo faccio. Non ci riesco ma infondo so che dovrei. So che il mio ruolo in quel frangente sarebbe quello di comunicare per prendere tutti maggiore coscienza di quello che stiamo facendo. Rinegoziare i termini. Penso sia giusto perché altrimenti non lo farà nessun altro. Ma non mi ritengo capace. Adesso scrivo con colpa.
Parlo con qualche madre, ho il cuore in gola. Sono comunque contento di stare lì con loro sotto la pioggia-neve che intanto sta diventando neve-pioggia.
Vedo Antonietta che continua a parlare, forse sfogandosi, con il capo della digos. Anche alcuni di noi si rapportano a lei in quanto istituzione più vicina, esecutrice di quegli ordini che di fatto confinano i nostri corpi e la nostra protesta. Sono triste, dovremmo invece parlare tra di noi e organizzarci. Ho un ritornello che mi ronza nella testa e che devo domare per il rispetto che ho verso il comitato che ha organizzato la manifestazione. Il ritornello fa così: CHIEDIAMO GIUSTIZIA CI DANNO POLIZIA QUESTA E’ LA LORO DEMOCRAZIA.
Davanti abbiamo dall’inizio tre macchine della polizia, tre dei carabinieri e una camionetta dei carabinieri. Arriva qualche giornalista. Loro stavano lì ingabbiati dal loro lavoro a riportare l’ultima dichiarazione, a prendere le immagini del ministro e continuare quella narrazione così lontana dalla gente e delle istanze reali. Ci chiedono perché non andiamo lì: gli rispondo “non ce lo permettono”. Penso che anch’io potrei fare quel tipo di corrispondenza. Nessun motivo mi spinge a farlo.
Come per gli altri di CaseMatte sono abbastanza adulto per decidere cosa sia giusto al di là dei riflettori e dei ricatti della polizia. Abbastanza “non-integrato” da avere quei timori che la polizia e la precarietà incutono. Stiamo vivendo insieme da dopo il terremoto scegliendoci la nostra precarietà. Facendoci forza l’un l’altro in autogestione. Non abbiamo paura di prenderci una denuncia. Ci sentiamo ancora uniti. Spero che anche quei parenti delle vittime siano riusciti a farzi forza e che sentano almeno un po’ del nostro appoggio, della nostra solidarietà, della nostra unione.
C’è un controllo molto pervasivo controllo dal 6 Aprile a L’Aquila che scoraggia molto chi vuole reclamare i propri diritti . Un controllo rigido.
Quando con Mattia verso le 11 vado a prendermi il caffè lasciando momentaneamente il presidio, Sara mi racconterà che la digos nervosamente le intimirà nervosamente e con insistenza di dirgli se stiamo andando a cercare un’altra strada per avvicinarci alla caserma.
Quando la pace costa una tale attenzione non vale la pena perché significa che è mantenuta a forza perché senza giustizia.

A. Molletta