domenica 25 luglio 2010

La montagna e il topolino, manca il buon senso


Linee-di-indirizzo-strategico-per-la-ripianificazione-del-territorio.-Versione-del-20-luglio-2010

Questo è il link alla pagina dove è possibile scaricare il documento, pubblicato giorni fa, che dovrebbe essere propedeutico ad ogni decisione sulla ricostruzione: solo un mese per decidere, si sceglie il mese di agosto così i cittadini non possono intervenire, le persone normali sono in ferie, nè quindi protestare. Il compitino così è svolto, con le furberie burocratiche di stampo borbonico o romano.
Un metodo vecchio e stupido, non più di moda: ben altro ci vuole per i cittadini de L'Aquila oggi!
Comunque leggiamolo...
Oltre alle banalità ed ai dati statistici non riusciamo a trovarvi altre utilità: un libro dei sogni di un tecnico che presume di poter indirizzare un territorio che non conosce, perchè un territorio non è solo mura, foreste, fiumi e montagne che si possono fotografare ma soprattutto una popolazione che ha una sua identità precisa, ferita dal terremoto, misconosciuta purtroppo da chi è intervenuto a gestire l'emergenza senza rispetto per l'autonomia delle popolazioni.
Che il governatore della Regione Abruzzo pensi di far digerire agli aquilani, senza alcuna consultazione, nè partecipazione delle espressioni democratiche della popolazione aquilana, il compitino-ammuina che gli tocca svolgere per conto dei gran commis di stato legati alle varie lobby è davvero intollerabile da parte di una popolazione che ha dato ampia prova, con le ultime manifestazione del 16 giugno e 7 luglio, e con la sperimentazione reale di democrazia partecipata sui vari argomenti che sono poi divenute piattaforme rivendicative di tutte le istituzioni locali, regione compresa. Facite ammuina : è irrispettoso per le sofferenze dei cittadini!
Purtroppo non ce la sentiamo di attribuire ad ingenuità l'insistere nelle stesse modalità che hanno determinato i noti problemi del dopoterremoto.
Il fatto che il Governatore insista, per noi significa che non può fare diversamente e quindi si trova in un evidente conflitto di interessi che vuole la rovina dell'Aquila, non il suo bene.
Conflitto che va risolto se L'Aquila, la parte buona, non quella affaristica, vuole sopravvivere.
L'Assemblea Cittadina di oggi, dopo aver approvato, a larga maggioranza, un regolamento tipo per la partecipazione da presentare intanto  al Sindaco per l'approvazione,  ha deciso anche di indirizzare al governatore Chiodi un ulteriore documento per contestare per ora quelle modalità e chiedere la partecipazione ai sensi di legge: sia chiaro che non ci fermeremo, mò basta!
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Il futuro del Territorio presentato in uno spazio Ridotto.

Lunedi 26 luglio il Presidente Chiodi e la Struttura tecnica di missione organizzano l’incontro “L’Aquila 2020, poi?” con la presenza del pool di esperti designati per il processo di ricostruzione.
Si partirà dalle "Linee di indirizzo strategico per la ripianificazione del territorio", un documento ufficiale pubblicato il 20 luglio di oltre cento pagine che disegna i futuri assetti economici, sociali e urbanistici dei comuni del cratere.
Nel documento si prospetta come saranno le nostre città, le nostre case, i nostri lavori, i nostri spostamenti e le vite dei nostri figli.

Ci si sarebbe aspettati che, dopo mesi di attesa, un documento strategico per il futuro fosse stato presentato in un luogo adatto a favorire la massima partecipazione di tutti i cittadini. Invece per l’evento si è scelto il Ridotto del Teatro Comunale, il cui stesso nome indica il limitato numero di posti disponibili. Crediamo che, vista la bella stagione, sarebbe stato opportuno scegliere un luogo all’aperto per supportare tutte le richieste di partecipazione all’iniziativa.
Riteniamo inoltre che la metodologia con cui si è proceduto alla stesura delle linee guida di indirizzo strategico sia inaccettabile, figlia di vecchie logiche verticistiche che non hanno mai portato risultati positivi e che anzi nel nostro territorio hanno prodotto nei mesi scorsi errori macroscopici difficilmente recuperabili oltre alla formazione di consorterie affaristiche.
Sono stati infatti consultati solamente i Sindaci ignorando completamente il ricco dibattito che si è sviluppato in questo ultimo anno fatto di proposte, incontri, convegni a cui hanno partecipato una quantità straordinaria di cittadini ognuno con le proprie capacità, professionalità e idee.
Eppure le esperienze dei passati terremoti qualcosa dovrebbe pure insegnare. Le storie delle “ricostruzioni che non finiscono mai” hanno in comune, oltre all'insipienza e spesso alla criminalità dei poteri politici ed economici, anche, sempre e comunque, l'esclusione delle persone dalle decisioni sul loro futuro.
Le storie col finale lieto o perlomeno aperto, sono, invece, quelle dove le persone hanno potuto e saputo prendere parte. Gli abitanti hanno avuto parola, pensiero e immaginazione sull'abitare. Gli studenti sull'educare, i lavoratori sul lavorare, i pazienti sul curare, i cittadini e le cittadine sulle città.
Dalla segreteria del Presidente Chiodi è arrivato l’invito all’Assemblea cittadina di indicare due sole persone abilitate ad assistere alla presentazione senza possibilità di intervento.
Sono mesi che chiediamo al Commissario e alla STM di regolamentare la partecipazione dei cittadini alle scelte sulla ricostruzione. Questa è stata la risposta: due persone senza diritto di intervento.
Abbiamo allora deciso di esserci tutti il 26 luglio al Ridotto e invitiamo tutti i cittadini a cui interessa il proprio futuro a essere presenti, a pretendere di essere ascoltati in quella sede.
Nessuno può pensare di ricostruire un territorio senza i propri abitanti.
Produrrebbe risultati disastrosi. E questo non lo permetteremo mai.

sabato 17 luglio 2010

Ricostruzione de L’Aquila:strategie per il futuro



L’annuncio, da parte del Presidente Chiodi, del workshop “Ricostruzione de L’Aquila:strategie per il futuro” che coinvolgerebbe nomi di prestigio, pensato per inaugurare la stagione del confronto e della partecipazione con i cittadini, suscita molte perplessità, stando alle evidenze dei social network e blog cittadini fino a una vera e propria crociata da parte di alcuni che fanno carico alla regione di agire, continuando a ignorare le richieste di coinvolgimento dei cittadini.

Ci sono state due grosse manifestazioni che hanno coinvolto la maggioranza di cittadini ed istituzioni locali, ci sono state le manganellate, permangono tutte le carenze che hanno portato alle manifestazioni, non si è ottenuto nulla… e la regione torna a parlare ora delle magnifiche sorti e progressive per non affrontare i problemi reali.

Un altro modo per dilazionare i fondi necessari per la ricostruzione, come la struttura di missione che avrebbe dovuto istaurare un clima di confronto con i cittadini ed invece viene vissuta dai più come una istanza burocratica cui possono avere accesso solo piccoli gruppi privilegiati di cittadini: irreperibile o difficilmente accessibile, linguaggio troppo tecnico, comunicazione inefficace, lontana dalle emergenze cittadine.

L’assemblea cittadina aveva chiesto a Chiodi-Cialente-De Matteis un confronto per porre fine al teatrino “i soldi ci sono – i soldi non ci sono”, al rimpallo delle responsabilità per il non avvio della ricostruzione, cose pratiche, attuali, concrete insomma, e la risposta che arriva dal trio è “ripensiamo tutto dall’inizio con i grossi nomi”.

Le due cose non sono certo in relazione, la proposta innovativa che con il workshop si vuole sviluppare non implica certo il rigetto del confronto proposto dall’Assemblea cittadina, ma questo appare e crea disagi e difficoltà nella serena valutazione della proposta.

Il percorso fatto in questi mesi dall’Assemblea cittadina è piuttosto propositivo, dai tavoli dell’assemblea sono usciti vari progetti che hanno preso piede ( economia sostenibile) , stanno sviluppandosi (mappatura dei bisogni CASE) , regolamento per la trasparenza, regolamento di partecipazione ed anche , dal tavolo tasse, la piattaforma rivendicativa fatta propria da tutte le istituzioni e forze sociali della città territorio che è stata proposta al governo nelle ultime manifestazioni e che, non avendo avuto esito positivo con il governo,
né la giusta attenzione dal governo regionale, causa il perpetuarsi di uno stato di tensione che non giova certo al confronto e a un dialogo che può essere invece molto costruttivo.

Che i risultati raggiunti sino ad ora non siano soddisfacenti è un fatto, le vie percorse fino ad ora hanno mostrato limiti; che si voglia tentare , da parte delle istituzioni un percorso che aprirà "la stagione del confronto e della partecipazione con i cittadini aquilani" è cosa lodevole verso cui sarebbe bene non avere pregiudizi.

Come sarebbe bene che non ci si sottraesse mai al confronto con i cittadini perché è in nome e per conto dei cittadini che si opera e ad essi deve essere reso il conto delle cose fatte e non fatte: nascondersi dietro le modalità non paga, gli errori sono umani, la trasparenza, oggi, è d’obbligo.
Solo la chiarezza può generare fiducia.

Guardiamo pure avanti, al futuro disegno della città, coinvolgendo davvero tutti, recuperando per intero la gamma di proposte dei comitati e dell’assemblea cittadina, dei cittadini e oltre (non sono poche le proposte) ma riserviamo la giusta attenzione al presente, al cittadino aquilano che sta ancora in autonoma sistemazione, sulla costa, in case provvisorie, senza lavoro, ai giovani senza spazi sociali, all’assenza di spazi per la socializzazione, al recupero di luoghi , e di ambiti,dove sia possibile per i cittadini praticare la partecipazione insieme con le istituzioni: abbiamo avviato un processo di partecipazione assembleare che molti ci invidiano, non intendiamo bloccarlo certo per il tardivo irrompere nel cimento dell’elefante Regione, con i grandi luminari della scienza e della notorietà.

Che le persone chiamate a partecipare siano i massimi esperti nei rispettivi campi può lusingarci ma non più di tanto se guardiamo ad un’età media di 66 anni, nonni di tutto rispetto, chiamati a progettare il nostro futuro.

Se si fosse pensato a consultare i cittadini avremmo potuto consigliare di integrare la commissione con esperti di partecipazione e tanti altri giovani ricercatori nei vari campi, antropologi, sociologi, economisti, giuristi , esperti di comunicazione, esperti web2.0 per la ricostruzione partecipata, trasparente e condivisa che frequentano le nostre assemblee: per noi comunque non è un problema , se c’è buona volontà e non solo presunzione accademica siamo tutti qui, disponibili a lavorare per L’Aquila come facciamo da mesi, esposti e disposti anche alle manganellate, gentili ma non tanto fessi da farci prendere in giro da possibili coperchi.

Se poi vogliamo proprio progettare la città per il 2020 cominciamo almeno ad ascoltare anche scolari , giovani operai e studenti che saranno i protagonisti veri , e su cui ricadrà l’onere delle scelte, e fare in modo però che almeno le forze giovani siano ben preparate oggi per arrivare all’appuntamento in buono stato di conservazione e pronti a sostenere le inevitabili battaglie future.

La protesta cittadina degli ultimi giorni va considerata come una richiesta ultimatum al governo, vanificata la quale, è inevitabile rivolgere l’attenzione alle istituzioni locali: se i soldi non ci sono , vogliamo saperlo, se ci sono vogliamo che siano utilizzati, siamo davvero stanchi delle strategie: dismettere la politica degli annunci e smettere il teatrino è anche una forma di rispetto verso i cittadini e verso il delicato passaggio che una popolazione terremotata sta vivendo.

venerdì 9 luglio 2010

L’Aquila: che fare?



Le foto, ed i video, della manifestazione degli aquilani terremotati a Roma non hanno bisogno di commenti: le persone di buona volontà possono farsi una autonoma idea di quel che è successo.
Già il 16 giugno c’era stata una manifestazione a L’Aquila di almeno 25 mila persone, un terzo almeno della popolazione ,un corteo di 5 km che si è riversato sull’autostrada A24, bloccandola per alcune ore : televisione e stampa hanno taciuto.
E’ seguito un Consiglio Comunale, il giorno 24 giugno, tenuto a Roma , in prossimità del Senato: presenza bipartisan di tutto il parterre politico ma nessun ascolto attivo da parte del governo.
Quella del 7 luglio , a Roma, una manifestazione autorizzata, che vedeva la presenza di sindaci, gonfaloni e almeno 5000 persone (fonte IL GIORNALE 8 luglio 2009), cui è stato impedito di recarsi presso il Parlamento per richiedere attenzione e parità di trattamento riservato, in passato ma non solo, ad altri cittadini italiani nelle medesime condizioni.
Questo, in buona sostanza il problema.
Il governo si rifiuta di ascoltarci ed usa la polizia nella speranza di provocare incidenti da dare in pasto alle sue televisioni e stampa per continuare a non assumersi le proprie responsabilità : se i cittadini continuano a protestare c’è evidentemente qualche problema che il Presidente avrebbe fatto bene ad ascoltare direttamente.
Rifiutarsi di ascoltare può solo peggiorare le cose e far aumentare rabbia e legittimo sospetto dei cittadini: e sono tante le cose poco chiare in questo dopo terremoto, troppi gli errori, la faciloneria, lo show mediatico della tifoseria politica, tanta superficialità di uno Stato forte con i deboli che ai cittadini terremotati ha provocato inutile sofferenza in gran parte metabolizzata.
Anche troppa la signorilità, la calma dimostrata dai cittadini aquilani, ma deve esserci altro che alimenta la paura del Presidente, già inopinatamente accennata in diversa occasione, oltre la consapevolezza che ormai il bluff non è più sostenibile e che c’è del marcio nelle operazioni post terremoto come è evidente dalle inchieste in corso: qualcosa che se viene conosciuto nei dettagli può realmente mettere in crisi il governo o altissimi dignitari che fino ad ora ha recitato “tutto bene , madama la marchesa”.
Aver constatato di persona, nella vicenda Aquilana “ di che lacrime grondi e di che sangue” il potere mediatico del governo oggi, consente agli aquilani quella chiarezza che ancora manca in Italia ma cui dobbiamo tutti pervenire, come italiani, se vogliamo uscire dal pantano di una melmocrazia i cui danni sono egualmente evidenti a tutti mentre si offuscano possibili responsabilità sotto tifoserie troppo ben orchestrate.
Dare la colpa all’altro evidentemente rende in termini di pseudo consenso elettorale, ma quando è il padrone a farlo nei confronti del sottoposto è accettabile solo una prima volta, dovrebbe seguire una assunzione di responsabilità e risoluzione del problema: se l’errore si ripete quanto meno il padrone dovrebbe essere ritenuto responsabile del mancato licenziamento... ma noi , in Italia, lo santifichiamo e parliamo di miracolo anche quando non c’è, perché lo ha detto la televisione. Funziona. Questo è!
Come non pensare a Betolt Bretch: “ Per pescare in acque torbide Tizio a lungo accusa Caio ma alla fin, seduti a tavola, mangeranno il pan dei poveri…”
E oggi tocca a noi, terremotati aquilani, subire direttamente le disfunzioni di un sistema che tutti sappiano non funzionare e davvero non si capisce come potrebbe aver prodotto cose mirabili a L’Aquila se non per la voglia degli italiani di uscire dal pantano guardando solo al positivo della televisione, alle magnifiche sorti e progressive che ci vengono ancora dolosamente prospettate.
Le disgrazie nessuno se le cerca, e se è capitato qui ci saranno pure delle ragioni che ci coinvolgono, ma perché trattare i terremotati aquilani in maniera diversa dagli altri terremotati, perché militarizzare oltre misura il territorio, perché sospendere le garanzie costituzionali salvo poi negare l’evidenza. Le immagini sono più evidenti delle parole, tante sono impresse nella nostra memoria in modo indelebile, ed è un problema nostro.
Molti italiani vivono da spettatori, da tifosi queste vicende. E poiché la stampa nazionale come IL GIORNALE & altri non informano correttamente allora è stato necessario, per normali cittadini aquilani cominciare a parlarne sui blog, sui giornali on line che lo consentivano, con il passa parola dei social network e qualcuno ha cominciato ad aprire gli occhi: altro che “la grande campagna di disinformazione e di odio” di cui parla oggi il GIORNALE, si chiama informazione dal basso, sig. Sallusti e non si fa solo con i truci commenti ai suoi post sul giornale , da lì promana odio ma suppongo la facciano sentire realizzato.
Contento lei, il mondo è bello perché è vario, ma gli italiani non dovrebbero aver bisogno di ingraziarsi né Berlusconi, né altri; il fattore umano è importante ed è anche giusto che sia tenuto in considerazione ma i diritti di cittadinanza non possono esservi sottoposti: viviamo in uno stato di diritto, non in uno stato di favore.
Noi abbiamo il massimo rispetto per le funzioni del Presidente del Consiglio e, come cittadini, pensiamo di rapportarci a lui nel convincimento che sarebbe stato suo dovere ascoltarci, qui a L’Aquila, dove è venuto tante volte per le passerelle televisive:non ha sentito mai il bisogno di ascoltare.
Agli Italiani va bene così, forse si sono stancati o, evidentemente, non hanno nulla da dire, noi invece avremmo voluto dire la nostra su cose che ci riguardano e che condizionano la nostra vita.
Questa la ragione per cui, visto che qui qualcosa non va, e il Presidente non sembra informato, abbiamo pensato di andare a dirlo in Senato, a Roma, in 5000, pagando ciascuno il suo biglietto, chiedendo giorni di ferie, chiedendo regolare autorizzazione , e buscando manganellate, d’assestamento, dicono da queste parti.
Non abbiamo ottenuto nulla pare, se non contentini e ulteriori chiacchiere, avremmo voluto chiedere parità di trattamento con gli altri terremotati L’Aquila e una decisione definitiva del Governo. Aspetteremo?
Se chi lotta contro l’ingiustizia è vinto,
non per questo l’ingiustizia ha ragione
In realtà le nostre sconfitte
Non provano nulla, se non che
Siamo troppo pochi
noi che lottiamo contro gli iniqui
e da chi sta a guardare aspettiamo
che almeno si vergogni!

giovedì 8 luglio 2010

La CRICCA comincia ad avere paura: perchè impedisce agli AQUILANI di entrare a Roma?

Che tutti gli italiani siano stati presi per il culo da questo gruppo di imprenditori (o di prenditori) lombardi nessuno può ignorarlo anche se troppi romani gli sono diventati simili: brutta l'assoluta paura, infantile, del confronto.
Almeno cinquanta anni indietro in termini di democrazia.
Un governo cialtrone: complimenti a tutti gli italioti!
VERGOGNA, VERGOGNA, VERGOGNA
stazioneMIR stato fascista .... Ma è solo l'inizio
**** meglio ridere...
Bollò, Cocciò, Resecò, Pazzò, Topò e l'immancabile Pesciò.
Questi gli infiltrati NON AQUILANI identificati dal capo della polizia
Manganelli.
c'era anche Melò!
Pure Broccolò!
France', te sta a sbaglia': Broccolo' stea n'mezzo aj poliziotti!
Rosecò invece...sta aju parlamento!
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