venerdì 16 marzo 2007

dal Convegno ANCI 2006 - Roccadimezzo

Piccoli comuni… grande qualità : lo slogan dell’anno!
Al convegno dell’Anci a Roccadimezzo si è parlato molto, dei piccoli comuni, anche se l’unica concretezza che si è sentita è la richiesta del terzo mandato per il Sindaco.
Saranno venuti in elicottero per non aver visto i paesi circostanti e la Valle Subequana ma non ci sembravano, i partecipanti, consapevoli della realtà di questi piccoli comuni.
Per capire meglio come stanno le cose, sarebbe bastato anche parlare con qualche paesano, operaio o pensionato, che la spesa non può farla a Roccadimezzo perché costa troppo ed è costretto a servirsi dei comuni vicini, meno turistici, e meno cari, o scendere fino a L’Aquila,
Grande qualità, parco, turismo, forse c’è da chiedersi per chi?
Quale qualità della vita per l’indigeno che fa parte del parco ma non vuole finire in un museo?
Hanno deciso i rappresentanti, gli eletti, che il suo “è un elevato grado di qualità della vita” che va promosso e di cui deve essere orgoglioso.
La giunta regionale , dopo aver sentito tutti i sindaci, consiglieri, capigruppo e assessori comunali, montani, provinciali nonché prebendati a vario titolo e livello, ha messo in piedi un gruppo di lavoro composto da una dozzina di dottori per classificare il grado di marginalità e disagio di questi piccoli Comuni.
E’ una specie di “smorfia” da cui si potrà vedere subito quale comune è meritevole di finanziamenti e quali invece no! No, non amici o nemici, ma una graduatoria precisa che sulla base di precisi parametri evidenzi il diverso grado di marginalità e quindi la possibilità di accesso agli aiuti.
Resta solo da vedere quali piccoli comuni accetteranno di uscire poi da queste graduatorie.
La regione ogni 2 anni aggiornerà i criteri e gira, gira, gira … si stanno inventando di tutto, ma non disperiamo che riescano pure a dare ascolto a chi ci abita in quelle zone...
E’ vero che siamo abituati a non essere consultati neppure per lo Statuto Regionale la cui comprensione è riservata agli “eletti”, ma, in questo caso, trattandosi del disagio degli indigeni…
Ove decidessero di ascoltarli, potrebbero scoprire che ben altri sono i problemi, che oltre agli eletti ci sono i cittadini normali, con bisogni, progetti, testa e dignità propria che non necessitano certo di elemosine o prese per i fondelli, ma di discorsi chiari (anche sui limiti del Decreto Legislativo 18 agosto 2000, n. 267, per esempio), e… poi …di strade, comunicazioni reali, formazione vera, e istituzioni efficienti per rapportarsi alla pari al resto del mondo; comunque non certo di ammuine.
I comuni sotto i 5000 abitanti comprendono il 30% della popolazione abruzzese con un reddito pro-capite inferiore di almeno il 20% ed un indice di invecchiamento triplo rispetto al resto.
Ci sono quindi meno giovani e meno unità attive, ma come vedere di buon occhio una proposta di legge regionale che, volendo sostenerne lo sviluppo, assegna loro una dotazione annua di appena € 5.000.000 (15 euro/anno a testa o 19.000 euro a Comune), meno, molto meno, del costo semestrale dei loro rappresentanti regionali?
Può risolvere l’emarginazione un metodo che trascura la partecipazione degli interessati, quali che siano la buonafede o le velleità dei proponenti?
C’è poco da essere orgogliosi…

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