lunedì 30 luglio 2007

Banda larga o digital divide? : in Abruzzo siamo molto ... lontani




Giorni fa è apparsa su web questa foto con una didascalia dell'autore che chiedeva se non si trattasse della realizzazione della agognata banda larga abruzzese.
Nel forum sono seguiti una serie di interventi, più o meno coloriti, su quest'araba fenice: qualcuno, più smaliziato, arrivava a scommettere che si trattava di una messinscena, una riedizione del vecchio progetto Socrates, per spillare altri soldi allo Stato, lavori già fatti che si contabilizzano di nuovo, etc., etc.

Tante chiacchiere la cui ragion d'essere non è solo la legittima curiosità di giovani, ma soprattutto l'assenza più assoluta di informazioni reali in merito da parte degli organi di governo Abruzzese che pur hanno creato una spa ad hoc "Abruzzo Engineering".
Capitale pubblico perchè i soldi sono sempre dei cittadini, gestione privata per essere più liberi.
L'obiettivo è, da dichiarazioni alla stampa, azzerare in tre anni il digital divide in Abruzzo.
Come mai c'è un silenzio assordante su come opera questa società? Dovrebbe esserci trasparenza, non possiamo pensare che tutto si riduca al finanziamento (sia pure consistente 100mila o 400mila euro?) di società di pallacanestro "per accreditarsi quali gestori di impianti di sicurezza per il nascente villaggio Olimpico di Chieti"(sic): che cosa c'entrano gli impianti di sicurezza con il digital divide?
E' però vero che questa cosa interessa tutti, principalmente per il tema che pretende di affrontare e risolvere.
Forse non è sbagliato cominciare a parlarne. Intanto definiamo i termini.
Da Wikipedia:
“Con digital divide (divario digitale) si intende il divario esistente nell'accesso alle nuove tecnologie (Internet, Computer)presenti nel mondo, e chi non può farlo per motivi diversi come reddito insufficiente, ignoranza, assenza di infrastrutture.”

Reddito insufficiente, ignoranza, assenza di infrastrutture….

e basterebbe questo per far capire che non è neppure il caso di scherzare sui termini, data la situazione di arretratezza in cui versa l'Abruzzo che è poca cosa rispetto a quella ce ci toccherà subire tra qualche anno se continuiamo in questo modo...
Con una situazione di mercato in cui Internet viaggia verso lo scambio effettivo di contenuti tra gli utenti (p.es. Hsupa) e gli abruzzesi costretti a spedire i loro dischetti magari per posta...

C'è una scarsa coscienza di questo, ma il danno è reale, ed i giovani lo avvertono come disagio o come rifiuto rendendo paradossalmente più facile il gioco di personaggi (inconsapevoli forse, ma non incolpevoli) che continuano la vecchia menata di utilizzare soldi pubblici senza sentire il peso della responsabilità delle scelte: se con tante università e centri di eccellenza disponibili in Regione si insiste, a pensar bene, nell’assistenzialismo partigiano e miope, non si va troppo lontano.

fuoco amico ?



Incendi, in Abruzzo va a fuoco anche la prevenzione (che non c’è)

Collepietro, the day after : un paesaggio lunare, arso, dove si coglie ancora l'immanenza del pericolo, emergono antiche paure.
Inimmaginabile! Difficile accettare che tanta violenza della natura si sia accanita su un paese preso letteralmente nella morsa del fuoco (dopo giorni di operazioni di spegnimento nelle zone circostanti): il desolante paesaggio ci ricorda i nostri limiti, la nostra fragilità e purtroppo l'atavica rassegnazione.
A leggere i commenti dei politici si rimane ancor più senza respiro: possibile che non si colga il senso di quello che ci capita, non riusciamo a capire che se i nostri paesi sono senz'anima non c'è santo che tenga: sono destinati a scomparire comunque, le case servono se ci sono i giovani, i cinghiali servono se anche l'uomo è messo in condizione di sopravvivere.
Ci illudiamo che si possa sopravvivere senza stare al passo con i tempi, scegliendo, per conformismo politico sociale e di budget (con società in house che succhiano il 90% del bilancio della provincia), di abbandonare i paesi piccoli perchè costano troppo per i voti che rendono.
I danni per la devastazione da incendio li addebitiamo solo e soltanto al padreterno.
Chissà a chi addebiteremo i gravissimi danni derivanti dall'inerzia regionale sulla informatizzazione, sulle autostrade dell'informazione ove i nostri politici ancora confondono la banda larga con bande di altro tipo e forse ne hanno paura.
Continuiamo a non vedere, non vogliamo assumerci le nostre responsabilità, ma il conto ci verrà presentato ben presto! Ai cittadini abruzzesi, non ai politici che, si sa, quando si tratta di ricostruire, monitorare, spendere i nostri soldi in pseudo-progetti avveniristici, sono sempre presenti!

lunedì 23 luglio 2007

una società contadina alla ricerca degli elementi di una coscienza civile che sia frutto di un comune rapporto

Abbiamo parlato fino ad ora quasi esclusivamente della nostra piccola Valle Subequana: tanti amici si sono avvicinati; incoraggiamenti, complimenti ma poca vera partecipazione, come se scambiarsi le opinioni su un giornale fosse molto più difficoltoso che parlare in piazza.
Il guaio è che stiamo perdendo l’abitudine alla piazza, non comunichiamo che per partiti, per slogan, per pregiudizio, si ha quasi paura di esporre le proprie idee autentiche.
Ci sembra tutto poco importante, ma è solo partecipando davvero, con la nostra autenticità, che possiamo contribuire al bene comune, che può funzionare la democrazia.

C’è, invero, consapevolezza di ciò ma avvertiamo una difficoltà reale a interloquire, all’ascolto attivo, a confrontarsi, a partecipare attivamente, difficoltà contagiosa che alimenta anche la nostra pigrizia.
Stiamo diventando una società di saggi cui basta il silenzio? siamo troppo pochi? è la dimensione limitata? sono pochi problemi? sono solo problemi di pochi?
Siamo fatti così, avvertiamo il disagio e tolleriamo bene la sofferenza, forti e gentili in fondo, da abruzzesi doc.

Siamo in buona compagnia: problemi simili esistono anche nelle nostre città e nella nostra regione: sembra non funzionare più nulla, la politica vera è lontana, le istituzioni pure.

Annunci magniloquenti senza fatti concreti, continui giri di valzer, l’inaugurazione di qualche mostra, ma quale consapevolezza ha il cittadino medio dell’attività reale dei vari livelli istituzionali che possa far pensare a sviluppo o a speranza per i nostri giovani?
Poi, quando le cose private vanno male, le colpe sono degli altri, della politica sentita come cosa inaccessibile, che riguarda gli altri.
E questo crea distanza, difficoltà, anche per il politico che evita la gente scontenta, magari si spende per tutti ma non sente gratificazione genuina, non comunica per non sentirsi accusato, incompreso.

Parliamo della comunità, della provincia, della regione: c'è sempre una cappa di diffidenza nel dare fiducia su un agire velato dei vari livelli istituzionali che operano con la consapevolezza di non poter rendere conto che a se stessi, visto che nessuno più li capisce, e quindi di non dover rendere conto che se stessi.
Si è così creata una situazione di irresponsabilità globale in cui ognuno recita a soggetto. Ma nessuno è contento, attori, comparse e pubblico plaudente.

E se provassimo sul serio ad ascoltarci? Semplicemente, senza pregiudizi: io ho il dovere di ascoltare il mio rappresentante politico e di dargli fiducia, il rappresentante politico ha il dovere di ascoltare, leggere le istanze gli vengono rivolte, qualche volta rispondere...
Si, rispondere, comunicare … perché non basta operare in modo più o meno illuminato (chi sta in alto vede più luce, sa e vede di più), la democrazia oltre che responsabilità, è rispetto della forma, trasparenza, libertà di accesso, partecipazione.
Abbiamo oggi un governo centrale che sembra aver capito il valore della partecipazione, della trasparenza, abbiamo governi locali che hanno difficoltà a intendere questo semplice concetto.

La trasparenza genera fiducia, l'ascolto genera fiducia, la condivisione genera forza, azione, sviluppo. E non vi è dubbio che l'intero Abruzzo, per uscire e svegliarsi dal sonno dannunziano di Maja, ha necessità di unirsi e guardare avanti, non di dividersi e litigare come i polli di Renzo.
A cominciare dai vertici istituzionali, che dovrebbero rispondere a tutti, maggioranza, minoranza e minoranze interne: c’era un personaggio aquilano che a chi gli offriva un passaggio in auto per accompagnarlo a casa rispondeva “Grazie,n’altra volta magari, mò non ho tempo, vado di corsa”.
L'unione e lo sviluppo si realizzano cercando di capire e facendo le cose è possibile fare, che è nell'interesse di tutti, risolvendo prima i problemi comuni e chiamando tutti all'azione, non alla guerra.

Proprio recentemente, in un articolo su L’editoriale del 18 luglio 2007, l'economista Piero Carducci, considerando le grosse difficoltà della regione nell’attrarre nuove aziende a causa della concorrenza, parla in questi termini: " Infrastrutture e conoscenza sono il futuro dell’Abruzzo”, ma ciò che si può fare ora, nel breve periodo, imitando le migliori prassi, è la massiccia diffusione della società dell'informazione ".

Qualcosa di simile, molto più semplicemente e grezzamente, c'eravamo permessi di suggerire al presidente della regione prima che accettasse la candidatura (nostra lettera dell'8-3-2005) perché pensiamo che quello che si può fare in una regione devastata come un Abruzzo sia qualcosa a basso costo come la diffusione della società dell'informazione in tutti gli strati della società creando un contesto favorevole allo sviluppo dell'innovazione, che non abbia paura del nuovo, che sia disposto a investire sul nuovo e sul rischio.
Non una risposta, ma qualche segnale in questa direzione ce lo aspettavamo.

Invece sono passati due anni e non si conosce nulla dei processi avviati se non le annunciazioni su fantomatici personaggi che magicamente dovrebbero risolvere problemi che non sono comunque solo tecnici, che possono essere affrontati con risorse che abbiamo in Abruzzo ma comportano coinvolgimento, partecipazione, lavoro, pazienza: ben vengano gli innovatori rivoluzionari, ma conoscere come stanno oggi le cose, i progetti, i work in progress, le realizzazioni effettive riguarda tutti noi, e, in una situazione in cui la comunicazione funzionasse, non avremmo certo bisogno di chiederlo.

Le altre regioni avanzano sia in termini di innovazione che democrazia, sono regioni più aperte di noi, dove si comunica: da noi appare solo un gioco di parole per i politici di turno anche il digital divide che aumenta...
Nessuno che si chieda di cosa stiano parlando..
Qualche sforzo di comunicazione dovremmo farlo tutti, è pericoloso lasciare soli capra e cavoli.

Nessuno vuole giudicare ma è proprio impossibile fare qualcosa affinchè la comunicazione funzioni anche in Abruzzo? Forse, oltre che pretendere buona fede o capacità, dovremmo avere politici che sentano naturalmente di dover rendere conto e su questo impostare le loro fortune.

Sarebbe pretendere troppo allo stato attuale, sarà difficile avere più chiarezza, ma è troppo importante per tutti: è opportuno cominciare davvero dall’ABC, verso tutti, dalle basi della comunicazione come diritto primario la cui espressione può solo migliorare la collettività, un dibattito ampio, serio che i vari Enti preposti (università, fondazioni, scuole, associazioni) potrebbero contribuire ad avviare nei tanti mega eventi che caratterizzano le nostre estemporanee culturali.

Ezio Bianchi
L'Aquila 23 luglio 2007

martedì 17 luglio 2007

L'ennesimo piano di sviluppo - a chi giova ???

Parco Sirente Velino, arriva il piano di sviluppo socio-economico del parco
Trenta anni fa ci capitò di parlare d'impeto della grande rapina che i falchi preparavano sul Sirente; quanti soldi sprecati: hanno rubato milioni e procurato danni per miliardi.
Ora stessa tiritela, piani di sviluppo e cazzate varie.
La realtà oggi è visibile a tutti. Si rigira lo stesso film!
Ecco un altro piano, che vuoile essere qualcosa di più di un avverbio
«Si tratta di una grande opportunità per il Sirente Velino», sostiene il direttore Oremo Di Nino. Si volta pagina» al parco naturale regionale Sirente-Velino, tra i più estesi e importanti d'Italia.
Non conosciamo il direttore ma sul piano o quant'altro dovremmo capire qualcosa in più!

Domenica 15 luglio Raduno Vespa Club di Sulmona

Domenica 15 luglio Raduno Vespa Club di Sulmona 'Sirente in Vespa' -- Corfinio, Raiano, Castelvecchio Subequo, Gagliano Aterno, Secinaro fino alla Piana del Monte Sirente