giovedì 12 agosto 2010

L'Aquila: dopo 16 mesi ancora situazione di stallo, con briciole per interventi a pioggia, ad usum delphini

La situazione a L’Aquila non esce dallo stallo: tutto fermo nonostante i proclami, nonostante le affermazioni, poi smentite, che il periodo de “i soldi ci sono/i soldi non ci sono” sarebbe definitivamente tramontato.
Finalmente ci sono i soldi, tutti in coro: ora i soldi non ci sono più.
E’ così che si è uccisa la città: incrementando l’incertezza oltre misura.
Le forze migliori prima o poi lasciano: anche chi rimane non può rischiare sulla base dei “dice che”, dell’assenza di progetto per la città. Chi resta attua una strategia di sopravvivenza temporanea, guardando altrove.
E’ la vita, oggi che tutto è divenuto precario, l’aumento delle variabili di incertezza è micidiale. E’ così che si costringe chi deve progettare impresa o anche assolvere funzioni pubbliche e non ha i mezzi per farlo , a mentire, a smentire , e poi a smentire ancora di aver smentito: i soldi ci sono, ci saranno, vediamo. Nove mesi di surplace.
Ci sarebbero o ci sono? avrebbe detto subito Totò.

Ci sarebbero purtroppo:
se Berlusconi e Bertolaso la smettessero di dare la colpa alle Istituzioni Locali
se Chiodi smettesse di dire che è colpa di Cialente
se Cialente smettesse di dire che è colpa di Chiodi e Berlusconi.
Discorso a parte per il Caro Guido, il duetto continua:
da una parte il Progetto CASE, dall’altra puntellamenti e macerie.
Ma perché dovrebbero smettere questi signori di prenderci in giro, se a tutti loro va bene così: si fa quel che si può, quando se e come si può, in modo assolutamente bipartisan precostituito, il test di compatibilità devono averlo fatto all’inizio, e tutto andava bene.

Con i Commissari si replica: tra cani non si mordono, consapevoli che il superiore interesse comune è affrontare con stile e professionalità le sfide di ogni giorno: tutto ok, poi L’Aquila è piena di gente che capisce, di professionisti abituati a trattare con politici e dirigenti.
Professionista del terremoto è chi è riuscito a trar fuori maggiore positività, non sono pochi quelli che aggreppiati all’una o l’altra zattera, navigano a vista mettendo a segno piccoli vantaggi ogni giorno.
Professionisti anche quelli che si sono rimessi in piedi da soli, che hanno trovato il modo di fare più soldi con il terremoto in barba ad ogni legge e lucrando benefici ed evasione da sballo, i nuovi Creso, che magari, per distrazione, continuano a addebitarci autonoma sistemazione e quant’altro.
Ci sono poi quelli che affittano a prezzi da capogiro, quelli che poiché non vogliono che qualcosa cambi i loro privilegi, si esercitano nell’arte di parlare male, con par condicio a giorni alterni dell’uno e dell’altro salvo poi a piegarsi reverente all’altro o all’uno nei giorni pari, ottenendo, secondo codici consolidati licenze, terreni e… altro.

Di diverso calibro costruttori, ingegneri, imprese e amministratori di condominio, quelli che stanno lavorando a ricostruire: anche se stanno velocemente imparando le strane alchimie per cui alcuni trovano conveniente prendere tanti lavori e farli con comodo, molto comodo, non c’entra la qualità, pronti a cogliere l’opportunità di una impalcatura da tenere montata anche tre mesi per un lavoro di sola pittura.
Sono proattivi, magari sparlano , ma fanno, aggiustano solo i fatti propri : della città, dell’insieme non frega niente a costoro, si associano a volte alle lamentele per evitare di essere discriminati da parenti o amici.
Sono coloro i quali hanno colto nel terremoto una opportunità, diversa da “quelliche ridevano”, che sognano magari di rifare L’Aquila comeradovera in attesa di una altra opportunità di terremoto da lasciare in eredità ai figli.
C’è chi , tra tanti sforzi e suppliche, prova a fidarsi, a riaprire il piccolo negozio in centro.
Ma possibile che a nessuno venga in mente che una città in transizione ha bisogno di una politica dei prezzi un po’ diversa: se il caffè a L’Aquila terremotata costa più che a Roma non è proprio un bel segnale.
Ci sono anche tanti cittadini normali che tutto questo subiscono adattandosi, cercando magari di capire se ci sono o non ci sono i soldi, se il politico c’è o ci fa, se dare o no attenzione a quello che dicono, se c’è una prospettiva per la scuola dei figli, per l’occupazione, per un vivere quotidiano cittadino degno di essere vissuto.
Una volta, molto tempo fa, ci si è provato, ad alzare la testa, con le carriole, poi con le mobilitazioni 22.000 una volta, poi 7000 a Roma.

E’ servito a qualcosa?
Nulla dal Governo, nulla dal Comune: trasparenza , partecipazione, accesso ai dati sono chimere, proprio in questi giorni stanno decidendo di impiegare 19 milioni di euro in infrastrutture sociali senza alcun piano programmatico, senza una visione d’insieme, a pioggia, come ai bei tempi, la fretta è la solita scusa. Senza partecipazione , né trasparenza.
Non c’erano i soldi, non ci sono adesso: i comportamenti dei potentati cittadini e statuali sono gli stessi, la protezione è d’obbligo, molte più persone sono ormai convinte che non ci sia trippa per gatti diversi da quelli doc: il sistema è intatto, immutato, corrotto! In mota manet.
In carenza di comunicazione istituzionale, per cercare di capire se la città ha futuro i cittadini continuano a riunirsi, discutono, apparentemente armati di buona volontà. Vorrebbero anche partecipare a ricostruire la città ma i manovratori non accettano confronti né consigli, vorrebbero il cittadino solo nel ruolo di tifoso, non di protagonista, meglio suddito che cittadino libero e pensante: c’è tempo per la PARTECIPAZIONE e TRASPARENZA.
Se i politici locali non sono in grado di valorizzare l’esperienza dell’assemblea cittadina significa solo che hanno altri interessi : e significa anche che sono contenti di come stanno le cose e non hanno interesse a cambiarle.
Appena si abbassa un po’ la guardia ecco pronta una linea di divisione, di intolleranza, di strumentalizzazione, di manovre: possibile che nessuno si ponga il problema dello sviluppo reale della città, di uno sviluppo sostenibile, della necessità vitale di superare le divisioni del passato, della necessità di stare uniti e di costruire, con questa unità, un modo di vivere nuovo, più aperto, accessibile, democratico, coinvolgente, partecipato dove trovino spazio argomenti del futuro prossimo come condivisione, informazione, comunicazione, web2.0, piazze telematiche, salute, prevenzione, qualità, solidarietà, libertà , partecipazione, trasparenza?
Ci vorrebbe proprio un salto di coscienza.
Possibile che nessuna forza politica senta la responsabilità del momento e sia capace di posporre gli interessi spiccioli al bene della città, possibile che non si capisca che il terremoto ha cambiato comunque tutto, che L’Aquila può forse sopravvivere oggi solo se si apre all’esterno, alle forze nuove, all’innovazione, al futuro, che se continua in questo modo avrà solo bisogno di becchini?

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