Daniele Nalbone
L'occasione è stata un incontro, organizzato dalla rete cittadini aquilana "3e32", tenutosi presso l'auditorium Carispaq. Moderate da Manuele Bonaccorsi, l'autore del discusso libro "Potere Assoluto - la Protezione Civile al tempo di Bertolaso" (ed.Alegre), diverse realtà territoriali, sindacali (Rdb e Cgil) e politiche (Prc e Pd) si sono confrontate per analizzare come, nel corso dei nove anni di "comando" Bertolaso, si sia trasformato quello che era nato come uno strumento di autotutela della cittadinanza. Si è partiti dal racconto "aquliano" del terremoto per spiegare come l'emergenza si sia trasformata, in Abruzzo, immediatamente in militarizzazione del territorio: «Nelle tendopoli niente volantinaggi ma anche niente cioccolata e caffè, sostanze che avrebbero potuto "eccitare" i terremotati» ha ricordato Alessandro Tettamanti del comitato. E' nato così il "modello L'Aquila", «perenne e quotidiana deroga alle norme di base», che ha gettato le fondamenta per la definizione finale della Protezione Civile Spa. «Una definizione che ha avuto il suo laboratorio nella gestione della "emergenza rifiuti" napoletana» ha spiegato Antonio Musella del presidio di Chiaiano, per il quale il decreto, in cui si parla di "fine emergenza rifiuti in Campania", «ha l'obiettivo di instaurare un nuovo modello di governance, dove si punta ad annullare il dissenso e la partecipazione, distruggendo ogni spazio di democrazia». La costituzione della Protezione Civile Spa, come riporta il decreto, "per garantire un risparmio di tempi negli interventi del Dipartimento", «punta a costruire una SpA a capitale pubblico» spiegano della neonata Rete contro la privatizzazione della Protezione Civile «che, di fatto, può agire da general contractor, consegnando nelle mani dei privati la gestione delle emergenze». Il che, tradotto, significa che tra qualche mese la Protezione Civile potrà non solo assumere partecipazioni, detenere immobili ed avere utili (!), ma che compiti della SpA saranno gestire la flotta aerea e le risorse tecnologiche, dirigere e vigilare sugli interventi, ma soprattutto non meglio specificati compiti in tema di emergenza socio-economico-ambientale e di organizzazione dei Grandi Eventi. «Temiamo», spiegano dalla Rete «che dopo la gestione "militare" dell'emergenza terremoto e dei rifiuti, la gestione "perennemente derogatoria" dei Grandi Eventi e la futura gestione della "emergenza carceri" (che prevede la costruzione di 27 nuove strutture), la Protezione civile si potrebbe trovare a gestire la costruzione della Tav o del Ponte sullo Stretto». Tutto questo «è decisamente preoccupante» spiega Paola Angello Modica, della segreteria Cgil: «Istituire "commissari per l'emergenza" nel nostro paese significa dire che, in Italia, tutto è commissariabile. Commissariare, significa porre le condizione per derogare a qualsiasi norma. Ed estendere il concetto di emergenza a quelle socio-economico-ambientali potrebbe significare, ad esempio, la possibilità di intervenire per bloccare scioperi che possono disturbare qualcuno?». «Quello contro cui ci batteremo» spiega Maurizio Acerbo, consigliere regionale Abruzzo del Prc,«è che "qualcuno" si stia approfittando della crisi, del terremoto de L'Aquila, ieri, e di Haiti, oggi, dell'emergenza rifiuti e dell'emergenza traffico, per gettare le basi affinché la Protezione Civile possa produrre degli "utili" a livello economico». La prova di tutto ciò «già si è avuta a Napoli» commentano dalla Rete, «dove, dopo (non) aver risolto l'emergenza rifiuti, la Protezione Civile ha presentato al Comune un conto di ben 160 milioni di euro». La mobilitazione per fermare tutto ciò è partita. Prossimo appuntamento, Roma, quando il decreto sbarcherà in Parlamento.
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