Food for work e Voucher for food
Cibo per lavoro e denaro alle famiglie se acquisteranno dai produttori locali.
La rinascita di Haiti, sostiene l'incaricato ONU , De Mistura, ci sarà solo se gli haitiani saranno protagonisti.
Per questo l’Onu agirà lungo due direttrici: «Un salario ai terremotati coinvolgendoli nella ricostruzione, e coupon alle famiglie con cui acquistare alimenti direttamente dai produttori e dai rivenditori locali».
Questo è il piano ONU, rendere protagonisti i terremotati è condizione per la rinascita.
Perchè a L'Aquila non è possibile neppure attivare forma minime di partecipazione?
Nonostante l'evidenza, si insiste nell'escludere la popolazione che deve ricorrere all'illegalità, a forzare la zona rossa per rivedere la città , poi ancora all'illegalità per estendere questa possibilità ad altri cittadini, e quando poi si riesce ad aggregare tante persone e si vuole produrre una operazione ecologica di rimozione delle macerie (operazione non solo simbolica quella di liberare una piazza, Piazza Palazzo, nella città dalle 99 piazze), arrivano sindaco e soci a cercare di spegnere gli entusiasmi con la paura. Non ci sono riusciti, per fortuna, e pare che già qualcosa a livello di Regione cominci a muoversi.
Rallentare il movimento in una città che vive oggi in una specie di letargia, indotta dalle modalità di intervento della Protezione Civile, non è proprio la miglior cosa da fare per un sindaco che ami la sua città.
E' evidente anche a lui che aver dovuto,o voluto, impedire ogni forma di partecipazione dei cittadini ha portato la città alla sfiducia, ad adagiarsi sulle elemosine dello stato senza reagire: che una sola persona potesse fare da solo scelte difficili anche per una collettività, poteva andar bene per Bertolaso, per il messaggio televisivo alla nazione o per le ditte del Nord che hanno risollevato le sorti delle loro aziende, ma difficilmente avrebbe potuto reggere l'impatto della realtà locale.
Scelte sbagliate purtroppo, affatto obbligate, che oggi gravano per intero sugli aquilani, che oltre ai problemi del terremoto si trovano, divisi, a gestire qualcosa di fortemente estraneo alla loro cultura, con minore grinta di prima (non dovete preoccuparvi di nulla, pensiamo noi a tutto) e con i limiti di sempre.
L'aver supposto, ed imposto, che le popolazioni terremotate siano, ipso fatto, da considerare incapaci di intendere e di volere, ha portato a scelte forse buone per il re, ma non per il popolo.
Aver trascurato del tutto il localismo ed i problemi del lavoro causa oggi maggiori difficoltà che partire da zero, ma tant'è.
Maggiore litigiosità, minore trasparenza, inciuci vari... e gente che abbandona L'Aquila: non si vive bene se la città non ritrova una sua ragion d'essere estranea alle prebende statali, se non ritrova la sua cultura, il ben vivere, l'ascolto, il rispetto del diritto, l'attenzione agli ultimi.
Senza entrare nei particolari... queste note sono dirette a qualche aquilano di buona volontà non certo alla nazione ormai convinta dalla TV che qui va tutto bene e che anzi si è speso troppo. Sarebbe interessante controllarle queste spese ma non si può nel paese del bengodi; una cosa è certa: i guai ora sono nostri.
Ci ritroviamo senza guide credibili, con la superfice della città raddoppiata, in una nuova mega città non più riconoscibile, senza servizi di trasporto e con grossi problemi di traffico, con una ricostruzione ancora tutta da avviare, con gente ancora negli alberghi, con nuove promesse ormai consunte.
E poi leggiamo che le linee guida dell'ONU nel caso di terremoti dicono che la rinascita è possibile solo se i cittadini terremotati saranno protagonisti.
Non il metodo AUGUSTUS di Bertolaso , chissà se le ha mai lette … ma quelli avevano altro da fare.
Quel che è fatto è fatto, fatti nostri ormai ma PROTAGONISTI non sudditi.
Speriamo che qualcuno lo ricordi almeno al Sindaco ed al Presidente della Regione.
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