martedì 23 febbraio 2010

sarebbe una grande scelta di civiltà

da mailing list 3e32...
Antonello Ciccozzi -docente di antropologia culturale presso l’Università degli Studi dell’Aquila

RICICLARE LE MACERIE PER UNA CITTA’ SOSTENIBILE
Scrivo in tutta fretta, ma si tratta di un tema cruciale. Se la qualità del futuro dell’Aquila
dipende da molte variabili, la differenza dei nostri destini dipenderà da come saremo in
grado di comprendere queste variabili, ossia di selezionarle in base alle priorità e di
interpretarle in base alle possibilità di azione. 

La variabile al momento più problematica ha il nome di MACERIE, e rimanda all’opposizone tra SMALTIMENTO e RICICLAGGIO, ossia al bivio tra uno scenario di SOSTENIBILITA’ e uno di CONSUMO. 

Personalmente credo che si debba con forza respingere qualsiasi prospettiva di
smaltimento, per avviarsi verso un’economia della sostenibilità che preveda il trattamento
delle macerie in forma di riciclaggio, e in modo da insediare nell’area aquilana uno
stabilimento industriale adibito a tale produzione. Questo significa non solo ricavare
materiale dal rifiuto, ma trasformare un problema in una risorsa, una spesa in un
guadagno, una barriera in una prospettiva, una tragedia in un lavoro. Questo significa per
L’Aquila una parola: futuro.

In Italia, nazione attanagliata da un’ideologia della conservazione che spesso risulta
eccessiva e rende miopi, la cultura edilizia della demolizione e del riciclaggio dei materiali
da costruzione non è ancora stata recepita con dovizia. Occorrerebbe che i politici
iniziassero a guardare all’estero per chiamare chi è in possesso delle migliori tecnologie
attualmente disponibili su scala planetaria, per pensare a un insediamento industriale che
si occupi di questa forma di produzione, per un discorso all’avanguardia che possa essere
anche occasione di laboratorio di sviluppo e miglioramento della tecnologia stessa di
riciclaggio.

Questo consentirebbe alla città di uscire dal RISCHIO DEL “RATTOPPO” di gran parte
del tessuto condominiale, che si profila all’orizzonte anche come antitodo per la carenza di
luoghi da usare grettamente come pattumiere per buttare la città crollata. Questo
consentirebbe di evitare di finire in mano alla criminalità organizzata, da sempre pronta ad
affrontare problemi gestibili solo di nascosto.

 In altre nazioni la scelta tra ristrutturazione e abbattimento di un condominio riguarda
una scelta costi/benefici che tiene conto delle spese e del valore di mercato in modo lucido
e lungimirante. In nazioni come la Germania un condominio può essere demolito anche
per lavori che superano appena la reintonacatura. Una ditta spacializzata smonta tutti gli
infissi e gli interni, poi il palazzo viene demolito; il mucchio di ferro, cemento e mattoni
che ne resta entrano in una fabbrica, ed esce ferro e materiale inerte per l’edilizia. Il tutto
richiede mediamente circa una settimana di tempo. Non è possibile che ci dobbiamo
ridurre alla ricerca di terreni entro cui seppellire la città. Non è possibile che ci accingiamo
a rattoppare centinaia di palazzi infartuati esponendo i nostri posteri a un rischio assurdo.

 Ovviamente, per i palazzi del centro storico andrebbe fatto un discorso di selezione
qualitativa dei materiali, per i condomini della periferia sarebbe più adatto un approccio
quantitativo; ma, tenendo conto di una necessaria differenziazione della tipologia di
intervento, in entrambe i casi, ancora, dovrebbe valere l’imperativo ecologico del
riciclaggio, concretamente, della ricerca della massimizzazione del materiale riciclabile.

Questo discorso a L’Aquila è stato affrontato solo marginalmente grazie
all’interessamento del consigliare Antonello Bernardi; ma ora, nel momento decisivo, è
preoccupantemente sparito dal dibattitlo pubblico e istituzionale. Queste righe vogliono


sulla vitale imprescindibilità dell’argomento, e un monito per avvertire tutti dei rischi che
corriamo.
mprescindibilità dell’argomento, e un monito per avvertire tutti dei rischi che
corriamo.

Ci credo poco, ci credo poco dato il clima che si respira; ma, se L’Aquila vuole ancora
provare a diventare d’esempio per il mondo, trasformando la catastrofe in catarsi, la strada
della ricostruzione non può che passare per i territori della SOSTENIBILITA’. Solo così
potremo diventare un luogo esemplare per il futuro.

Con le parole che scegliamo (ri)costruiamo il mondo intorno a noi, e per comprendere le
direzioni auspicabili per il nostro futuro occorre scegliere in senso culturale, prima che
economico. La sostenibilità è un concetto culturale che richiede scelte e attivazioni
tecniche, ma è necessario costruire prima senso comune intorno a ciò che deve essere
percepito come un valore necessario. A mio parere le parole di questi giorni dovrebbero
essere: RICICLAGGIO DELLE MACERIE PER UNA RICOSTRUZIONE SOSTENIBILE.

A questo i politici sono chiamati, e in base a questo la storia li peserà riguardo a come
seppero affrontare il terremoto dell’Aquila (che è diverso dal terremoto d’Abruzzo).

L’Aquila, 22-2-2010

Antonello Ciccozzi -docente di antropologia culturale presso l’Università degli Studi
dell’Aquila.

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